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03 aprile 2012

Diego e la Champions

Mi piace andare allo stadio alle 12.30. Hai tutto il tempo di alzarti con comodo e fare colazione al bar. Caffè e cornetto. Poi  a caccia di una palma santa (dato che è la domenica delle palme e sono fedele alle tradizioni) e infine, lo stadio.
L'appuntamento che non c’era, c’è. Infatti capita che passi davanti casa di Sandro e trovi Marco, Antonella e Christian.
Così si decide di andare tutti insieme, come i vecchi tempi. Caffè scaramantico dal "Principale" e la via Crucis ha la sua ultima stazione sotto la Curva Sud.
Durante il tragitto Mirko legge curioso il Romanista, qualcuno gli ha detto che parlano della maglia di Strukelj, una di quelle della sua collezione asromashirt.  
La maglia in questione era quella della finale di Coppa Campioni contro il Liverpool, un vanto per qualsiasi collezionista tifoso. "La Coppa dei Campioni?" è curioso Diego, troppo piccolo per sapere di cosa si sta parlando. Sandro gli spiega che è l'attuale Champions League e che la Roma aveva giocato una finale. Sulla faccia lentigginosa di Diego si accende una speranza in un sorriso che si apre come un sofficino.
"Diego se vinciamo anche oggi, diciamo a Matteo che è ora di lasciarti il suo posto " se lo imbonisce lo zio.
"E chi sa che non si faccia un'altra Champions League" aggiunge Mirko strizzandogli l'occhio.
La signora Alma mi regala delle ovette di cioccolata per Pasqua, contraccambio con una palma benedetta.
La Pasqua è nell'aria: passione o resurrezione? L'Olimpico è meno verde dell'ultima volta, la pista d'atletica recupera parte del suo color porpora. La Curva protesta ed è muta per i primi quindici minuti. Appena il suo coro si alza il Novara segna.
"Era mejo che stavate zitti!" Sandro non sa a chi dare i resti tra la partita negli occhi e la telecronaca nelle orecchie. Marco scuote la testa. "Ce ne andiamo Marcolì?" gli mimo dalla mia postazione. Scuote la testa. La partita prosegue. La Roma non brilla eppure basta poco a Marquinho per raddrizzare  una partita segnando il suo primo gol che funge come da zeppa sotto la gamba di un tavolo sghembo. Ora tutto sembra più dritto, si può ricominciare. 
Pochi minuti e Osvaldo raddoppia! La mia gioia scomposta regala una gomitata al mento di Mirko. Il primo tempo è il trionfo della pizza con la mortadella. Mirko ha l'acquolina e trova consolazione in un pezzetto di torta che Alma mi offre. Il secondo tempo inizia e Diego deve fare la pipì. "Proprio adesso? Prima non ti scappava!" lo rimprovera Sandro che gli promette "al 75' andiamo" e gli indica il tabellone luminoso. La promessa è dura da mantenere perché Supplìcio decide di fare il pallonetto in onore del nostro Capitano. Siamo a 3. Bojan realizza la quaterna e corre verso le telecamere: "Tutta la forza di questo gol è per te, Abidal". 
Dopo l'ovazione per Simplicio lo stadio si alza in piedi anche per lui. Il tavolo da sbilenco qual era diventa una tavola imbandita. "Se giochiamo così contro il Lecce, perdiamo" Sandro si lamenta comunque della mancanza di gioco e bisogna dargli ragione quando arriva il gol di Morimoto. “Sto giapponese solo con noi!” mi stressa. Diego è rassegnato,sa che andrà al bagno solo dopo il minuto 90.
"Com'è la classifica?" gli chiedo e lui tira fuori il suo ritaglio di giornale "Siamo a -4 dalla Lazio!" è felice. Lamela segna il quinto gol e la partita è finita.
“Così facciamo la Champions League?”
“Ancora no, Diego. Ancora no…”



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