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18 febbraio 2011

DIARIO DELLA TIFOSA: C’E’ SOLO LA MAGLIA ROSSA, E SOTTO LA MAGLIA NIENTE

Tradita. Così mi sento questa notte in cui il sonno non ha voglia di rapirmi. Offesa, nel più profondo punto del mio cuore. Come se avessi sorpreso il mio uomo baciare un’altra donna; le mie sorelle preferire una loro amica a me o un genitore rinnegarti.
Lo stesso identico dolore. Quello che ti fa riflettere su quanto un tifoso possa essere così innamorato da rasentare l’idiozia. Ho preso un treno da Milano perché dovevo essere a casa in tempo per la partita. Poggio il trolley in camera e giù, di corsa allo stadio verso l’ennesima Caporetto. La testa trattiene a stento i pensieri. Ma arrivata allo Stadio vedo che i miei pensieri non sono diversi da quelli dei miei vicini: “Ma perché non hanno voglia di giocare?”; “Ed è vero che non ne possono più delle scelte del Mister?”; “E sarà vero che Pizarro non vuole più rientrare in una squadra che ogni volta cambia faccia e modulo?”. Stasera ho capito. E pensa che ti ripensa i miei occhi a cuoricino hanno perso forma già da dopo San Valentino. “Le solite male voci”, mi convinco, ma anche Svetonio, la serva dell’Impero Romano, raccontava chiacchiere su un fondo di verità. Il Capitano è tra i migliori della classe, una classe sotto la sufficienza, dove per emergere ci vuole poco. Un primo tempo che ci illude con un gol bugiardo e ci annienta con l’umiliazione di una tripletta in dodici minuti. “Riise lo deve togliere da due settimane” è Marco che parla, quello che avrebbe dovuto strappare il biglietto sabato sera ma si sa, i tifosi sono degli innamorati non fanno mai ciò che minacciano. Fabietto è apparso a sorpresa, a cinque minuti prima del fischio d’inizio quando la Curva si tingeva di arancio, bianco e rosso e tutto lo stadio ricordava Fabrizio che non c’è più. Il brivido è corso lungo la spina dorsale, aiutato dalla vista di quel telo che si agita a metà campo sotto le note della colonna sonora della Champions. Il secondo tempo vede lottare qualcuno. Il Capitano corre, quanto meno da un calcio d’angolo all’altro, e ce la mette tutta. Menez alla fine accorcia le distanze. La Curva del “Tirate fuori le palle” ha sussultato. Mi domando come abbia potuto. Il mio corpo non ha avuto nessun fremito, la rabbia e la delusione lo avevano anestetizzato. Immobile ho visto mettere la palla al centro campo e ho assistito ad un orrida partita fino al 94’. La Curva si scolora e vuole che la squadra abbia il coraggio d’inchinarsi ai suoi piedi. Ce l’ha ma non riceverà nessun applauso, solo fischi, tanti, tantissimi e un “andate a lavorare” che rende la voce rauca a chi, a lavorare, ci va davvero tutti i giorni. Escono tristi i nostri vecchi eroi. Nessuno degno d’indossare quella maglia rossa. Lo sanno. Come uno sciame di api colpito da un potente veleno si libera impazzito lontano dal miele, così ciascuno di noi con la sua sciarpa scappa a casa sperando di liberarsi di quella serata. Sul motorino Mirko canta: “Cor core acceso da ’na passione undici atleti Roma chiamò e sotto ar sole der Cuppolone ‘na bella maja e du’ colori je portò”. Canto anche io, spinta dal rispetto per la nostra maglia, quel rispetto che tutti dovrebbero avere.

(da IL Romanista del 18 Febbraio 2010)

14 febbraio 2011

DIARIO DELLA TIFOSA: La mia Roma che non c’è più


Un flipper impazzito. Mischia in campo: calci, sputi e pugni. "Ma che è l'Italia del Rugby?" mi chiede Antonella. Mi auguro di no, le rispondo, considerando il risultato finale. Giallorossi contro i biancocelesti, come i laziali ma sono i napoletani. Ed è per questo che la Curva Nord è vuota. Il settore ospiti è molto gremito e si fa sentire. Il Capitano parte dalla panchina. In pratica non parte e arriverà al 75esimo del secondo tempo, giusto per vedere dal prato verde il raddoppio di Cavani, che ci ha gentilmente intossicato la domenica e il sabato sera. Un inizio buono con Jack Sparrow Borriello e il Montenegrino davanti. Il Napoli parte forte e la partita ha ritmi alti. Una partita maschia ma anche scorretta e viziata dall'entrata di un Dossena da espulsione su Taddei. Che non si è risparmiato. E per lo sputo non visto di Lavezzi contro Rosi. Azioni queste che scaldano gli spalti e il terreno. Davanti a noi quattro ragazzotti inglesi (per Christian americani e per la signora Alma napoletani) si agitano come se stessero tifando per l'Arsenal. A fine primo tempo le chiacchiere si riducono a due commenti: "Dobbiamo sempre regalargli un tempo" dice Fabietto e Marco risponde "Fuori Taddei". E così sarà e ne sono certa. Al posto di Rodrigo vediamo il francese dalla sguardo triste Menez. Nessuno poteva pensare che soltanto dopo 5 minuti Juan avrebbe atterrato Hamsik in area di rigore, regalando a Cavani il dischetto. Da quel momento la Roma scompare. Papà per telefono dice "tranquilla vinciamo 2-1" ma questa volta sbaglia anche lui. La Roma non c'è e ci si chiede dove sia finita. Niente gioco. I cioccolatini della signora Alma non sono più dei portafortuna. Si arriva al triplice fischio dell'arbitro e la Roma ha perso 2-0. La prima sconfitta in casa della stagione e la vittoria del Napoli all'Olimpico dopo 18 anni.Quando si dice una doccia fredda "Appena arrivo a casa strappo il biglietto della Champions, mercoledì me ne sto a casa con mia moglie, m'hanno proprio rotto" questa è la decisione di Marco e sfido chiunque a dargli torto. Anche Antonella e Sandro mancheranno la partita contro lo Shaktar. Non hanno comprato il biglietto e non hanno intenzione di acquistarlo. Mentre andiamo mesti verso i motorini, Fabietto ci strappa un sorriso: "Sapete la novità? Stasera mi guardo Bari - Roma!" Lo fissiamo interdetti e ripetiamo tutti insieme: "Bari - Roma?" "Si - puntualizza lui - quello del 2001, almeno mi rifaccio gli occhi!" Le espressioni tristi si allargano in un sorriso, quello dei ricordi, quello delle emozioni, quello della consapevolezza di una Roma che non c'è più.

(Il Romanista 14 Febbraio 2010) 

04 febbraio 2011

IMMATURI ADULTI DI NASCOSTO, MA MATURI LO SAREMO MAI?

CHIARA MARIA GARGIOLI

Il panino con la nutella non ha funzionato, così come l’amuleto di Marco: un accendino a righe giallo rosse con la faccia di Totti e la scritta "Er Pupone".
«L’ho visto in tabaccheria, ho pensato che magari gli porta bene».
Ogni rituale è stato annullato da una squadra la cui prestazione non trova aggettivi appropriati. Non era questo il risultato che ci aspettavamo. Siamo arrivati sorridenti, un po’ per il freddo che ci aveva gelato i muscoli del viso, un po’ perché nessuno pensava che sarebbe finita così. Più i minuti scorrevano, più mi sentivo come nel libro I dolori del Giovane Werther. Lo scorrere del tempo non infondeva sollievo ma solo tensione e rabbia. Lo striscione "Angelucci non lo voglia…mo!" in Curva Nord, ispirava il coro della Curva Sud, il tutto mentre un arabo venuto dal nulla si aggirava con gli occhiali da sole e si concedeva ai flash. Alma decide di coinvolgerci in uno scatto da bordo campo, grazie all’amico Franco che ha chiesto a un fotografo d’immortalarci in un sorriso che sarebbe rimasto impresso solo pochi secondi. Il primo tempo è scivolato via, brutto come sempre. Durante la pausa i commenti si sono ripetuti identici, nemmeno fosse stato il ritornello di una canzone. «Che tristezza!"». Christian non ci sta e si lamenta con i gestori del bar che non fanno più i caffè caldi. Mirko è stranamente dispettoso, Sandro meno chiassoso del solito e Antonella non ha fatto la sibilla, cosa che mi aveva messo in allarme più di ogni altra anomalia. In campo il Capitano corre e ci prova, tanto che la traversa ha tremato quasi come noi. «E’ proprio sfortunato!» mi arrabbio mentre qualcun altro sottolinea con un: «Come prende bene le traverse il nostro Capitano». Umorismo poco convincente. Caos, nervosismo, calci e pugni. Tutti contro tutti e alla fine la spunta il Pirata ma "Borriello non basta" titoleranno i giornali, come in effetti hanno fatto. Basta una disattenzione della difesa ed ecco il regalo a una squadra che ha ottenuto punti solo contro la Roma. «Sono i soliti idioti!» è il commento unanime, ma nella mia testa sono lontana. Penso a papà a quando mi regalava una partita con lui allo stadio e quella gioia mi pervadeva tutta. Capita così, un pensiero bello viene in soccorso quando molti brutti ti stanno atterrando. Nessun Grazie Roma oggi a riempire lo stadio, solo le chiacchiere di qualcuno che torna sulla questione società: «Gente con il cuore vogliamo!» e con i soldi, aggiungerei. Poi nella testa mi gira il ritornello di Britti: «Immaturi…adulti di nascosto ma che forse adulti non saremo mai…»

(Il Romanista 4 Febbraio 2011)

02 febbraio 2011

E' passata più di una settimana e non perchè non avessi nulla da scrivere ma perchè avevo bisogno di fermarmi e pensare bene da dove iniziare. Alla fine ho deciso che, nonostante la mia gioia di essere diventata zia di un bambino splendido, il mio incipit doveva essere dedicato all'Egitto. Ho aspettato che la protesta subisse una frenata o una risoluzione ma, ad oggi, le immagini che continuano a scorrermi davanti sono quelle di una "guerra". 300 morti, questo è il prezzo della democrazia. Lottare per i propri diritti, per sradicare dalla poltrona del potere un uomo di nome Mubarak che, da 30 anni, ne ha preso possesso. Sembra tutto molto ridicolo e invece è tragico e vero. La riflessione che scatta immediata è quella di chiedersi se anche all'Italia accadrà questo...intanto nei nostri tg continuano a esserci 4 se non 5 pezzi dedicati a Rubi e alla banda delle donnine. Su Current ho avuto l'onore di vedere un documentario su la destra in Europa e in Italia. Sapevo, come spero sanno tutti, che il nostro governo era pieno di parlamentari con precedenti penali ma, di alcuni, ignoravo sia la gravità del precedente sia l'importanza del ruolo che rivestivano (anche se il solo fatto di essere parlamentari era sufficiente a suscitare schifo). Sono rimasta sconvolta. Si tratta di Europarlamentari, di Sindaci, di consiglieri Regionali. Solo quelli "di destra", immagino un'analoga situazione a "sinistra". I soliti discorsi che terminano con un sospiro, anzichè con un urlo di rabbia. Quando prenderemo noi consapevolezza di quanto ingiusto e vergognoso sia il nostro sistema? Lunetta Savino, ospite all'Infedele, ha letto la lettera di una suora colpita dal trattamento riservato al corpo delle donne dai nostri politici. Lei insieme a moltissime altre attrici e donne italiane sono le firmatarie dell'iniziativa "Se non ora quando?" invito alle donne italiane di partecipare alla manifestazione del 13 febbraio 2011 per far sentire la loro voce. C'è chi ci prova dunque a cambiare quest'Italia. Rimanendo in tema di donne volevo ricordare qui Tullia Zevi. Il mio lavoro a L'Infedele mi ha dato la possibilità di conoscere persone uniche, come lei. Ricordo quando, un paio di anni fa, mi ospitò nel suo appartamento, nel Ghetto romano, e  aspettò con me alcune ore mentre i tecnici allestivano la casa per il collegamento televisivo. Ricordo la sua premura nell'offrirmi il tè e la sua gioia nel raccontarmi degli anni in cui era fuggita a NewYork. Ero affascinata e persa in quella parole di una novantenne che aveva vissuto una vita tanto intensa di emozioni ed esperienze e così lontana dalla vita di molte donne della sua età, che probabilmente non avevano mai messo il naso fuori dall'Italia. Pochi  minuti prima di sedere davanti alle telecamere, una truccatrice iniziò a passarle un po' di terra sulle guance. Si guardò allo specchio con l'espressione a metà tra il triste e il rassegnato. "Non mi sento così vecchia come mi vedo allo specchio" mi confessò. Non lo era, le avevo risposto. Chiese di essere pettinata per bene e, per qualche minuto, la donna colta che mi aveva raccontato dei suoi studi in giro per il mondo, lasciò il posto a quella vanitosa. Dedico questo ricordo a tutte le donne perchè vorrei, ragazze, che fossimo esattamente così. Consapevoli della nostra intelligenza come del nostro corpo. Dobbiamo saper bilanciare entrambe gli aspetti perchè sono necessari e utili. Una donna è quella splendida creatura che si fa tagliare e mettere i punti per dare alla luce un figlio. Questo non lo racconta mai nessuno. Non è una favola la nascita, è un incubo. Un evento che può essere anche drammatico. Ho avuto una gran paura per mia sorella quando la sentivo urlare fino allo sfinimento "Non ce la faccio più!" Quegli uomini che nascono dovrebbero ricordarselo tutti i giorni che è grazie a una donna che sono vivi, è grazie a lei. Troppe ragazze si svendono. Ho visto Randa Ghazy intervenire nel dibattito politico tenendo testa a professori e giornalisti. Randa è una ragazza italiana, nata da genitori egiziani,  23 anni fa. Ha pubblicato il suo primo libro all'età di 15 anni. Questo  è un altro esempio di donna. Nomi sconosciuti, meno cliccati sul web rispetto ai più noti volti della televisione. Perchè Randa non è un modello per le giovani italiane? Sabato sono andata al cinema a vedere "la Versione di Barney". Miriam è la donna di cui Barney s'innamorerà per sempre. Una donna che gli chiede "rispetto". Barney ci ha provato, ce l'ha messa tutta ma non ce l'ha fatta è venuto meno alla sua promessa. Miriam non lo ha perdonato. Tutte le donne dovrebbero reagire così ogni volta che qualcuno le offende, perchè il rispetto è un nostro diritto.
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