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17 dicembre 2010

Claudio, re del Pantheon Il padre di Totti è al livello del padre di Einstein. Dice, che hai fatto nella vita? Ho fatto Einstein. «Ecco, lui ha fatto Totti».

Claudio si commuove quasi quando ricorda
che ai tavoli del suo locale si è seduto
anche Dino Viola. «Gli dissi, presidente
adesso le porto le fragole schiacciate
con limone e zucchero perché so
che le piacciono». Totti invece non si è
visto.
«Lo capisco. Non abbiamo una saletta
appartata, non starebbe tranquillo.
Se venisse, sarebbe un sogno. Io invidio
suo padre. Il padre di Totti è al livello del
padre di Einstein. Dice, che hai fatto
nella vita? Ho fatto Einstein. Ecco, lui
ha fatto Totti». Onora il padre.
Claudio sa di cosa parla, lui che continua
la tradizione della cucina romana
e del tifo romanista. «È una malattia e
ce l’ho da quando ero bambino. Sono
cresciuto con la famiglia di mia madre.
Tutti laziali. A un certo punto arriva un
signore che si sposa una delle zie. Era un
romanista sfegatato. Fu lui a portarmi
per la prima volta allo stadio». La partita
è Roma-Spal. «C’era Da Costa che si
allacciava le scarpe in campo. Fui folgorato
». Dino Da Costa,
classe 1931, brasiliano
di origine italiana.
Giocherà anche in
nazionale con gli Azzurri.
In giallorosso è
uno di quelli che ha
segnato di più. È capocannoniere
del
campionato 1956-57.
Tra i giocatori brasiliani di tutti i
tempi e di ogni squadra, è terzo. E con
Marco Delvecchio è il miglior marcatore
nei derby. I tifosi lo chiamano “Spaccareti”.
Dimentico di chiedere il risultato
di quel Roma-Spal ma non ha importanza.
«Per me la Roma era la Roma,
anche se perdeva. E ai tempi miei perdevamo
spesso. E abbiamo rischiato la
B». Succede nel 1957, quando è ancora
fresco l’incubo della serie cadetta, durato
un solo anno, stagione 1951-52. Ed è
ancora l’unico nella storia della squadra.
Perdonato, insieme alle altre delusioni.
«Come con una bella donna».
Negli anni Cinquanta in Italia si fa la
fame. I romanisti sono abituati al pane
duro. «Si vinceva poco e quando succedeva
ti afferrava il cuore. Penso alla Coppa
delle Fiere o alla Coppa Italia, con il
gol di Nicolè a Torino». La Coppa delle
Città delle Fiere diventa Coppa Uefa nel
1971. Fondata nel 1955 da uno svizzero,
un italiano e un inglese, per anni è
dominata dagli spagnoli. La Juventus
arriva per due volte in finale e per due
volte perde. Tra le italiane, solo la Roma
se la aggiudica. È il 1961. Il Paese è
ubriaco del boom economico e papà Armando
apre quella che sarà una delle
migliori osterie della città. Tre anni dopo,
Bruno Nicolè porta per la prima volta
la Coppa Italia a Roma. È il 1 novembre
1964.
Roma tricolore dopo 85 minuti di suspence.
La stagione inizia tra le polemiche
per l’arrivo dell’ex allenatore della
Lazio, il brasiliano Lorenzo, don Juan
per i biancocelesti. Ricordi d’infanzia.
Poi ci sono i vent’anni in tribuna Tevere
con il fratello Fabrizio, anima della
sala del ristorante. «Abbiamo seguito
tutta l’era Anzalone fino a Ciarrapico».
Gaetano Anzalone, presidente per otto
anni, nessun trofeo vinto. Compera i
campi di Trigoria e avvia il merchandising
con il lupetto nero. Nella sua Roma
ci sono già Bruno Conti, Pruzzo, Prati.
E Nils Liedholm.
È Dino Viola a costruire la squadra
per lo scudetto del 1983. Lo fa con lo
stesso spirito che sarà di Franco Sensi.
E siamo di nuovo a Totti. A lui è dedicato
il pollo con i peperoni gialli e
rossi, anche se non lo mangia. Gli aliciotti
con l’indivia, invece, sono un
omaggio alla comunità ebraica perché
«sono quasi tutti
romanisti». Mi
vengono in mente i
colori dell’interno
della Sinagoga. Oro
e porpora. Come il
gonfalone della capitale
del regno d’Italia
che demolisce il
ghetto e concede la
costruzione del tempio.
Il Corriere dello Sport titola:
La ricetta del Pollo con i peperoni
1 Pollo
50 Gr di guanciale
1 aglio
3 peperoni giallo-rossi
1/2 Kg di pomodori freschi
1 bicchiere di vino bianco
sale q.b.
Tagliare il pollo a pezzi e farlo rosolare
in padella con olio (o strutto),
una fetta di guanciale taliata a striscioline,
1 aglio intero schiacciato e sale
q.b. Quando il tutto avrà preso sapore e
colore, bagnare con un bicchiere di vino
bianco secco (dei Castelli) e far evaporare.
A questo punto aggiungere
2/3 peperoni giallo rossi tagliati e 1/2 kg
di pomodori freschi (il casalino sarebbe
ottimo)
e cuocere dolcemente per mezz’ora.
Servire caldo. E’ un piccolo capolavoro.


NATASCHA LUSENTI

05 dicembre 2010

BUONA DOMENICA...

Ci sono domeniche come questa. Vorresti dormire ma sai che devi sbrigare troppe faccende; decidi di gettarti nella folla per lo shopping natalizio ma la tua carta di credito ti ride in faccia e l'idea della ressa ti lascia legata mani e piedi a casa. Vorresti semplicemente che la tua squadra del cuore dovesse ancora giocare ma, ahi te, lo ha già fatto e non nel modo in cui ti auguravi. La Domenica è un giorno che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo eppure è quello prima del lunedì ed è un giorno da "buttare" come canta Venditti. Mentre i ragazzi oKKupano le scuole e le piazze, la riforma universitaria procede e tu ti domandi se il diritto allo sciopero e alla manifestazione siano mai serviti a qualcosa. Yara è sparita e chissà se troverà mai più la strada di casa e tu per non "pensare a tutte queste cose" ti ritrovi davanti a una partita di Premier League a tifare Chelsea. Ho la netta sensazione che questo Natale sarà molto giù di tono. Ieri ho stilato la mia lista dei regali da ricevere, lo faccio ogni anno per evitare l'imbarazzo di chi mi circonda. E poi ho fatto la lista dei regali che dovrei acquistare io per i miei amici e parenti. Cavolo! conoscono una montagna di gente e voglio a tutti loro molto bene potrò sopravvivere anche quest'anno al meccanismo distruttivo del consumismo? Non credo, però si provvederà con budget bassi, perché un pensiero deve essere tale. Nelle epoche di crisi l'unica cosa certa è che si può tentare di dare un nuovo valore alle piccole cose. Bisogna essere ottimisti. Nonostante la pioggia incessante, nonostante il lavoro precario, nonostante le bollette e i sogni che sembrano sfumare come il vapore di una teira, bisogna essere OTTIMISTI. Lo diceva Tonino Guerra nella pubblicità e aveva ragione. Bisogna imparare a respirare e rimanere in silenzio, per tutto il resto ci vuole solo pazienza e tanto tempo.Quindi sono certa che i regali sotto l'albero saranno: salute, amore, gioia, amici, lavoro... del resto sono i migliori regali che si possano ricevere e fare, sarà per questo che non hanno prezzo.

30 novembre 2010

UN SALUTO ALL'ULTIMO DEI GRANDI...

La vedo già fissa la telecamera: una pozza di sangue e un corpo vecchio con la faccia schiacciata sul cemento. Così ha deciso di scrivere la sua storia Mario Monicelli dopo tanti anni, voleva trovare un modo originale di andarsene. Quanto sarebbe stato da persona "banale" morire a 95 anni dentro un letto d'ospedale? Poteva una mente creativa come quella del maestro girare un finale così scontato? E me lo immagino Mario mentre i giorni trascorrevano e il suo corpo invecchiava, ricercare una soluzione affinché nulla andasse perso. Deve aver pensato che suicidarsi in un Paese dove si stanno assassinando il cinema e ogni forma di espressione creativa, fosse l'incarnazione dello stato d'animo di chi, come lui, è vissuto per raccontare una storia. Deve aver pensato che non esisteva un'alternativa valida. Deve aver pensato che quel corpo vecchio, fosse diventato troppo ingombrante per evitarlo; che la sua testa avesse bisogno di respirare. Raccontano che abbia fatto un volo d'angelo dal quinto piano. Sono sicura che volesse volare, tutti gli uomini sono convinti che prima o poi impareranno. Lui c'ha provato e mentre scendeva giù, deve aver pensato, che alle brutte, sarebbe stato sufficiente ripetere il ciak. Del resto vivere quando intorno tutto muore, che senso ha? Deve aver pensato tutto questo e mentre rapido scendeva sono sicura che erano tutti attorno a lui ad applaudirlo. In prima fila il Marchese del Grillo pronto a combinargli qualche scherzo. Seguito da Dante Cruciani, che gli spiegava come scannissare la porta del Paradiso. In terza posizione, tutti schierati in fila come in un plotone di esecuzione, ecco apparire il Necchi, il Melandri, il Perrozzi, il Sassaroli e il Mascetti. In gran forma e pronti con la cinquina aperta per lo schiaffo della stazione, perché il treno de Il Monicelli era pronto a partire. Dietro di loro Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, tutti trafelati, avevano fatto appena in tempo. Lo salutavano e i loro volti si scolorivano e diventavano in bianco e nero. E mentre i colori perdevano luce e tutto intorno il nulla si faceva strada, Mario  cercava di pensare che, se dall'altra parte avesse trovato qualcuno ad aspettarlo, beh, allora Sperava che fosse stata una Femmina. E mentre tutti questi pensieri non lo facevano pensare,  il buio s'è lo rapiva per sempre. Roma se l'abbracciava forte e lo piangeva scatenando venti e piogge.

29 novembre 2010

QUESTIONE DI CM & di CMG!

I tacchi sono  i migliori alleati delle donne: le alzano il necessario per farle apparire più magre; offrono una vista sul mondo dall'alto e si  trasformano in armi di difesa utili e pratiche. C'è ancora chi vede le donne come quelle che corrono in strada quando arriva "l'arrotino!" ma le donne di oggi scendono solo se arriva "franceschino!" e non perchè sono cretine...Questo blog racconterà il punto di vista di una donna che (come recita il post d'intestazione) ama i tacchi e i tacchetti. Lavora e ama bere e cucinare. Si parlerà di tutto e di più: shopping, consigli, calcio e sport in generale, viaggi e rassegna dei giornali. Ci saranno le rubriche settimanali : Tacchi&Tacchetti e Tacco12, i vostri commenti e le segnalazioni giornaliere delle novità e news dal mondo.
CMG
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