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20 febbraio 2013

Alberto, Il Grande


Il JE SUIS...di oggi è dedicato all'anteprima del documentario di Carlo e Luca Verdone su Alberto Sordi dal titolo: ALBERTO IL GRANDE. 
Ho deciso di recensire questo documentario per due motivi. 
Il primo è che circa 9 anni fa ho preparato una tesi in Italianistica (ossia Studio della lingua italiana) proprio su Sordi, che era scomparso da un anno, e Carlo Verdone considerato unanimemente, dal pubblico e dalla critica, il suo successore. Il mio studio era ovviamente sull'aspetto linguistico e l'oggetto della tesi era: L'evoluzione del dialetto romanesco nel cinema da Sordi a Verdone
Ho così trascorso molti mesi sbobinando Un Americano a Roma e Borotalco alla ricerca di analogie e le differenze nel parlato di Nando Mericoni e in quello di Manuel Fantoni. Ho ripetuto e riscritto ogni parola, ogni accento e tono. Un lavoro faticoso lungo oltre 400 pagine. Questo per dirvi quanto sono affezionata a entrambe gli attori, anche se il mio destino è legato in modo imprescindibile ad Alberto più che a Carlo. Il destino, buffo a volte, ha voluto che nascessi lo stesso giorno di Alberto e che lui morisse lo stesso giorno in cui è nato mio padre. Insomma, Alberto, romano, romanista è per me più di un attore, più di un artista. E' come fosse un parente, un nonno o uno zio. 
La seconda ragione per cui voglio parlarvi di Alberto il Grande è perché ci hanno lavorato due ragazzi che conosco molto bene e che sono dei professionisti seri. 
Marco Fiata e Mirco De Vito presentano... quando queste parole sono comparse sullo schermo il mio orgoglio di amica si è gonfiato a dismisura. Guarda questi due che mi hanno combinato! Il primo direttore della fotografia e il secondo produttore esecutivo. So con quanto amore svolgono il loro mestiere, più una passione che un lavoro. Marco mi aveva raccontato che avevano dovuto girare molte interviste che sarebbero servite come contributi per il documentario su Alberto. 
Un film nato e voluto dalla Fondazione Alberto Sordi e che Carlo e Luca Verdone si augurano possa diventare uno strumento di educazione da diffondere nelle scuole e nei centri culturali. 
A dieci anni dalla sua morte, infatti, Sordi continua a ricordarci che: "Quando se scherza bisogna esse seri". E allora è con la massima serietà che Verdone ci accompagna dalla prima casa di Alberto in via delle Zoccolette a quella meravigliosa villa a pochi passi da Circo Massimo dove si è trasferito nel 1958. Ci fa entrare nelle case dei Fratelli Vanzina, di Cristian ed Emi De Sica, di Claudia Cardinale, Franca Valeri, Goffredo Fofi , Ettore Scola e poi ci riporta in quella di Alberto Sordi. Dove nulla è cambiato e lui sembra sempre dover spuntare da un momento all'altro. 
Una reggia, che tutti i romani conoscono dall'esterno. Posta in alto per controllare tutto il suo popolo. Ogni volta che ci si passava davanti, si sperava di vederlo affacciato alla grande finestra, ma lui non alzava nemmeno le persiane. 
Carlo ci ha accompagnato nella sua stanza, nel suo bagno e nella sua sala teatro. Alberto Sordi aveva una sala teatro con tanto di palco, camerini e buca per il suggeritore. Un filmato lungo oltre un'ora che non ti annoia grazie agli aneddoti e ai filmati inediti che si alternano al racconto di Verdone. 
In verità, se proprio devo muovere una critica è proprio sul racconto di quest'ultimo: efficace, quando si tratta di riferire aneddoti legati a lui e a Sordi, meno quando deve sfoderare la sua capacità narrativa e dar sfogo alla sua curiosità. Troppo timido, spesso troppo commosso. 
Tra le tante facce che ci raccontano Alberto ne appare una che gli somiglia: quella di Aurelia Sordi, cui il lungometraggio è dedicato. Una faccia così tenera, quella della "signorina", da intenerire il cuore. 
Un grande vuoto è dato dall'assenza di Monica Vitti che, pur se molto presente nei filmati, non è potuta intervenire per via della sua malattia, come già successe dieci anni fa quando Alberto morì. Ed è proprio dai funerali e dal fiume di gente che ha invaso le strade di Roma in quel giorno di febbraio di 10 anni fa  che ha inizio la storia. A testimoniare come lui non fosse solo un attore per il popolo romano, ma molto, molto di più. 
"Albé stavolta c'hai fatto piagne" recitava uno striscione tra la folla ma per fortuna la sua eredità è stata talmente vasta e unica che la risata prende il posto al magone quando travestito dal Marchese, la sua bella faccia ci si mostra sullo schermo e ci dice: 
"Io so' io e voi non siete un cazzo". 
C'hai ragione Albe'...tu eri tu...
Un racconto per immagini che lascia sorridere tutti coloro che hanno amato Sordi e anche chi ama Verdone commosso nel ricordare, sincero nel raccontare. 
Auguro a tutti di poter vedere questo gran lavoro, frutto di un montaggio vivace e di riprese belle e vere, come le persone che le hanno girate.  

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