TinyDropdown Menu

27 gennaio 2015

Il giorno della Memoria, chi dimentica è complice

La giornata della Memoria, chi dimentica è complice | film La Ladra di libri

 

Il giorno della Memoria, chi dimentica è complice

Il 27 gennaio è una ricorrenza internazionale celebrata ogni anno in ricordo delle vittime dell'Olocausto.
E' stata decisa come data proprio perchè il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa liberarono gli ebrei dal campo di concentramento di Auschwitz.
Sarà la liberazione dei superstiti e i loro racconti a rivelare al mondo intero l'orrore del genocidio nazista. 

C'è solo un modo perchè non si ripeta mai più un orrore del genere ed è quello di ricordare. Più gli anni passano più i testimoni muoiono. Sono ormai trascorsi 70 anni da quel giorno e soli i più piccoli superstiti restano oggi ancora in vita. 

Il mio è un ricordo speciale, non legato ai libri di scuola o alla lezione ben preparata di qualche professore. No, ahimè non è così che ho capito davvero cosa l'Olocausto fosse stato. 

Me lo hanno insegnato i libri come "Un sacchetto di biglie" il romanzo di Joseph Joffo che mio padre mi ha regalato quando avevo 12 anni e poi "L'amico ritrovato" di Fred Uhlman, un classico della letteratura per ragazzi e non solo e infine, scoperta più recente, "Uno psicologo nei lager" di Viktor Frakl un presonaggio che tutti dovrebbero conoscere, un genio. Così scriveva:
"l'uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall'esterno"
Me lo hanno insegnato film come "Schindler's list" di Steven Spilberg, "La Chiave di Sara" di Gilles Paquet-Brenner, "La ladra di libri" di Brian Percival e "Il bambino con il pigiama a righe" di Mark Herman.
Ho citato questi film, ma ne ce ne sarebbero molti altri, solo per mostrare come un americano, un francese e due inglesi abbiano trattato il tema con uguale sensibilità e "denuncia". 

Vivendo a Roma la mia vita s'intreccia spesso con quella degli abitanti del ghetto. La mia vicina di casa è ebrea e ogni venerdì osserva lo Shabbath, una volta mi ha invitato e mi ha regalato dei libri sulle loro regole alimentari.
Ho avuto la fortuna di dividere il mio appartamento durante l' Erasmus con una ragazza americana ebrea ed è lei che, per la prima volta, mi ha invitato a festeggiare la Chanukkah mostrandomi le tradizioni di un popolo segnato da una storia di persecuzioni.

Tullia Zevi, il mio ricordo


La giornata della Memoria, Tullia Zevi
Quando lavoravo con Gad Lerner a La7 per il programma L'Infedele ho avuto un'immensa fortuna: quella di poter conoscere una donna colta, brillante come Tullia Zevi.
Una giornalista e scrittrice che non ha vissuto l'Olocausto nei campi di concentramento ma lo ha vissuto in una vita itinerante tra l'Europa e gli Stati Uniti. 
La sua vita è sempre stata una testimonianza e il libro che ha scritto insieme alla nipote Nathania Zevi, Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo ne è l'esempio.
Mi ricordo di quel pomeriggio, nella sua casa al primo piano al Portico d'Ottavia, proprio dietro la Sinagoga e davanti al ristorante Giggetto. 
Una casa grande, piena di libri, arredata con semplicità. Tullia Zevi era già molto anziana ma ancora si preoccupava di apparire "presentabile" davanti alla telecamera.
Mi raccomandava di dirle se i suoi capelli erano in ordine e chiedeva alla truccatrice di non farla apparire ridicola. Può una donna come lei apparire ridicola? Non lo sarebbe stata nemmeno se avesse indossato un ombretto rosso. 
Quando parlava i suoi racconti ti afferravano alla gola come uno spago attorno alle zampe di un pollo appeso a testa in giù. 
Mancava quasi l'aria quando ti ripeteva delle sue fughe e degli amici persi nel corso degli anni. Lei era stata fortunata a non vivere la deportazione ed è per questo che ha trascorso la sua esistenza lottando per libertà e democrazia. 
Ecco Tullia Zevi per la prima volta mi ha fatto capire che non sono morti solo gli ebrei deportati, sono morti anche quelli fuggiti e quelli sopravvissuti, perchè sopravvivere quando intorno tutto muore richiede uno sforzo disumano. 
Ci sono persone che hanno messo a rischio la loro di vita pur di salvare gli altri e la Guerra è vero che ha tirato fuori il peggio ma solo degli uomini cattivi e di quelli buoni ne ha tirato fuori il meglio, di molti ne ha fatto degli eroi. 


I film un modo per ricordare


In questo giorno, che ogni anno che passa ci allontana da quell'orribile ricorrenza, dobbiamo riflettere più che mai su quanto accaduto, perchè altre stragi si stanno compiendo tra gli esseri umani, altre libertà vengono negate, soffocate, represse.
A tal proposito vi consiglio di dare un'occhiata al sito www.comingsoon.it dove c'è un articolo in cui si elencano 25 film dedicati al tema di questa giornata della memoria.
Date una sbirciata, sceglietene uno da guardare stasera, sceglietelo per voi e per i vostri figli. Sceglietelo per tenere in vita tutti quelli che non ci sono più, quelli che hanno avuto una vita marchiata a fuoco con un numero su un polso, quelli che non hanno mai capito perchè è capitato a loro.
Primo Levi scriveva:
 "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario" 

Teniamo in vita anche lui raccogliendo il suo insegnamento.


La giornata della Memoria, chi dimentica è complice | film: La Chiave di Sara


26 gennaio 2015

Fiorentina - As Roma 1-1, siamo come Willy Coyote con Road Runner

 
Fiorentina - As Roma 1-1, Ljajic al momento del gol del pareggio giallorosso

Fiorentina - As Roma 1-1 ha ridimensionato le aspettative dei giallorossi sulla vittoria scudetto


A dirlo sono in molti, forse troppi. Le categorie di persone che ne sono eccole suddivise nei seguiti tipi: "Quest'anno vincemo tutto", ossia il tipico energumeno da spiaggia che inizia a sparlarla grossa già dal pranzo di Ferragosto, complice il sole o il vino verrebbe da pensare, invece no.
"Non vinceremo mai niente", soggetto depresso cui la porola ottimismo risulta un foresterismo più che un termine italiano, pronto sempre a vedere il bicchiere vuoto se non rovesciato a terra.
Infine la categoria del "E' colpa dell'allenatore che non capisce un cavolo" con variante "di De Rossi che prende troppi soldi" oppure "di Totti che è un fenomeno ma ormai ha 38 anni" e infine "E' colpa de Ilary", perchè dare la colpa a una donna ci sta sempre bene.

La categoria "Ci manca la mentalità" 

Poi c'è la categoria nella quale m'inserisco che è un insieme di "Ci manca la mentalità", "Ci manca Pogba e quindi un campione che risolva le partite da solo".
Ci tengo a precisare che non mi ritengo una catastrofista. Siamo alla prima del girone di ritorno e ci sono ancora tantissimi punti a disposizione, il problema però resta la mentalità e più passa il tempo e più è evidente.
Su questo purtroppo non riesco più a mentire. L'As Roma sa reagire a uno svantaggio, sa giocare un bellissimo calcio quando è in vena ma non ha la rabbia, la cattiveria, la voglia di portare a casa 3 punti come dovrebbe essere.
Il perchè lo ignoro, come pure continuo a non capire come mai il nostro Mister non azzecca più un primo tempo che sia uno e mi viene il dubbio che non l'abbia mai azzeccato, tanto che lo scorso anno la Roma nel primo tempo segnava pochissimo.
Dobbiamo sempre "risistemare" schemi e testa alla fine del primo tempo, perchè?
Non voglio togliere merito alle squadre avversarie come la Fiorentina di ieri, fiera e padrona del campo, orgogliosa e bramosa di mordere l'AsRoma alla giugulare in uno dei suoi momenti di sonno. Brava la Viola e il suo allenatore, un ex-giocatore che mai potrà attirare le mie ire.

La partita dell'As Roma 


Ho cercato di guardare con poco coinvolgimento la partita di ieri, almeno nel primo tempo. Quando però i minuti iniziano a scorrere memorabili e senza pietà alcuna, l'agitazione mi coglie all'improvviso e inizio a urlare come una matta in preda al "Perchè? Perchè passate la palla indietro, cazzo!!!" 
La grinta c'è stata nei soliti minuti iniziali del secondo tempo, quando un Iturbe ispirato (finalmente) ha imboccato un Ljajic, sempre tra i miei preferiti, che l'ha buttata dentro come il più classico pronostico "gol dell'ex" prevedeva.
Nainggolan, pur non disputando una delle sue gare migliori, ha comunque tirato fuori la grinta. Totti, lui è stato il solito fuoriclasse, l'unico che la Roma abbia mai avuto. L'unico che si gira al volo e lancia la palla nella pallida speranza che qualcuno lo capisca e, purtroppo, nessuno lo capisce. Una coperta di cachemire su un'isola caraibica, un piatto di matriciana nelle mani di un vegetariano.
De Rossi ha salvato una palla quasi in porta (questo lo scrivo per chi ce l'ha sempre con lui) e Strootman si è fatto male, niente di serio sembra. Per il resto incornicerei l'espressione di Maicon e Mexes che prende per il collo Mauri... ops scusate quella è stata un'altra partita.

SS Lazio - Milan, Mexes perde la testa con Mauri


Siamo come Willy Coyote e Road Runner

 

Ed è mentre mi sedevo alla mia scrivania, intenta a buttar giù questo Diario della Tifosa che mi è venuto in mente il paragone con i famosi personaggi della Warner Bros.

Chi non conosce Willy Coyote e Road Runner con il suo "Beep Beep"? Solo uno che non è mai stato un bambino e immediatamente, per associazione d'idee o forse più di parole, ho cominciato a canticchiare la canzone di quel genio di Eugenio Finardi...

"Io mi sento come Willy il Coyote che cade ma non molla mai, che fa progetti strampalati e troppo complicati e a quel Beep Beep lui non lo prenderà mai...
Ma siamo tutti come Willy il Coyote che ci ficchiamo sempre nei guai, ci può cadere il mondo addosso, finire sopra un masso ma noi non c'arrenderemo mai... "



E dato che alla fine "Siamo tutti Willy il Coyote" ho trovato che la metafora tra AsRoma e Juventus con il cartonanimato disegnato da Chuck Jones potesse davvero dimostrarsi calzante.

L' As Roma "Willy Coyote" è lì pronta che progetta, compra giocatori, studia moduli vincenti e la Juventus "Beep Beep" le passa davanti seminandola, proprio quando sembrava che questa volta la Roma ce la potesse fare. Succede così a Willy ogni puntata, come ogni campionato succede all'As Roma.
Il povero Willy corre dietro a Road Runner dal 1949 fino a quando nell'ultimo episodio, dopo decenni di corse ed esperimenti a vuoto, Willy riesce a catturare il veloce nemico.

Chissà che non capiti anche alla nostra Roma qualche volta sbruffona e sognatrice, decisamente "umana" di acchiappare la Juventus Beep Beep proprio all'ultima giornata... tanto si sa che... 
ci può cadere il mondo addosso, finire sopra un masso ma noi non c'arrenderemo mai. 

21 gennaio 2015

Fab for a Jellyfish, un'artista tra Milano e Parigi

 
Le scoperte di Tacco12 cm: Fab for a Jellyfish, una storia da raccontare

Mamma, sarta e creativa. La storia di Fabiana e di Fab for a Jellyfish.

Si chiama Fabiana Maria Tristana, un nome importante da portare per una ragazza piccola a prima vista. L'esperienza insegna però che non è quel sembra ciò che realmente è, così parlando con Fabiana, in arte Fab, ti accorgi della sua grandezza.


Le Scoperte di Tacco 12cm: Fabiana stilista e creatrice di Fab for a Jellyfish

Chi è Fab?


La sua vita è cambiata quando nel 2007 parte per un anno di Erasmus a Parigi. La sua casa era proprio davanti a Le Bon Marché (per chi non lo sapesse uno dei centri commerciali più belli e lussosi che esistano), a rue de Babylone.
Insomma era caduta nel paradiso della moda senza colpa né peccato. Una splendida chambre de bonne piena di luce e poi vetrine luccicanti di meravigliosi oggetti. Accecata da tanto splendore la piccola Fab ha così deciso di dare una svolta "pratica" ai suoi studi.
Dopo il Liceo Classico e l'Accademia di Brera, segue il consiglio di una sua conoscenza parigina e si lancia nell'avventura della sua vita: iscriversi a una scuola per stilisti e modellisti vecchio stampo.
Nasce così Fab for a Jellyfish.
In realtà Jellyfish sarebbe dovuto essere il nome che lei e un suo amico volevano per un'associazione che non trovò mai vita. Allora perchè non usarlo per qualcosa che stava prendendo vita davvero???
Bastava aggiungere il suo nome in una forma abbrevviata e il gioco era fatto: Fab for a Jellyfish nacque così, un po' per caso, un po' per gioco.
Per chi non lo sapesse Jellyfish è il nome in inglese di medusa. Era perfetto perchè racchiudeva nelle lettere e nel suono la fusione tra gioco e metafora.
La medusa è un animale dalle mille sfumature, pronta a cambiare forma e a sputare veleno per difendersi. Sa essere incantevole e velonoso insieme, proprio come la verità, quando esce dalla bocca di un bambino.
Insomma quella di Jellyfish oltre che una parola è una filosofia che bene si adatta ai tempi moderni, tempi che corrono e si evolvono di continuo.
Come i progetti che prendono piede, uno di questi è quello di un'associazione culturale con laboratorio su strada a Milano, dove vendere le creazioni ma anche impartire corsi di cucito, di moulage di altra gamma, di arte.

Le scoperte di Tacco12 cm : Fab for a Jellyfish, giacca per bimbi


Parigi e Milano


Due città a confronto in un settore che le vede protagoniste come quello della moda. Fabiana, da brava milanese, non poteva che venire contagiata dal fascino dello stile parisienne. Come lei stessa ammette:

"A Parigi, tutti ma proprio tutti, si lasciano prendere dall'amore per la moda. E' praticamente impossibile trovare qualcuno che non tenga a vestirsi con un minimo di eleganza".

In Italia, invece, questo gusto nel vestire è meno radicato. La popolazione si divide in categorie: quelli che vestono con gusto e quelli che si vestono in modo esagerato; quelli che prendono la prima cosa che capita nel loro armadio e i dark o gli outsider. Insomma in Italia puoi essere un hipster o uno sfigato.
In Francia essere di tendenza è un vero e proprio stile di vita, puoi trovare signore settantenni che corrono a comprarsi i pantaloni lanciati da Isabel Marant, insomma per una com Fab, che voleva fare la stilista, Parigi era decisamente pià stimolante. Cosi decide di tentare. Quanto le chiedo della sua prima creazione, la risposta è lapidaria: "Un'orribile gonna dritta!"
Con il tempo il suo stile si è personalizzato passando da tessuti barocchi e sbrilluccicosi, per arrivare a uno stile pop o a un più classico tweed inglese.
Fabiana prende ispirazione dai tessuti e dalle loro fantasie. Quando il suo sguardo ne incontra uno che le piace, nella sua testa prende forma l'oggetto, il vestito che ne uscirà fuori.
Da qualche tempo è diventata anche mamma di una bellissima bambina ed è stato questa a spingerla a creare delle collezioni speciali, delle "capsule" per i più piccoli.
Il suo è uno stile "pulito", "classico" nel senso moderno, adatto per ogni occasione: dalla passeggiata domenicale al vernissage stiloso.
Insomma il suo motto è "ricicliamo!" Usiamo quel che abbiamo in tutte le forme in cui è possibile farlo. Il riciclo è  uno dei principi base di Fab for a Jellyfish e anche per questo Fab ci piace. 
Un mondo colorato quello di Fabiana, tutto da scoprire, talmente vario d'accontentare donne, bambini, uomini e bambini che restano i suoi clienti preferiti. 
Uno stile che avrà successo, perchè la creatività è cosa rara e preziosa. Se Fab for a Jallyfish vi è piaciuta sappiate che il prossimo appuntamento è a Milano il 1 Febbraio presso East Market dalle 10.00 alle 21.00. Non lasciatevelo scappare!

Le scoperte di Tacco12 cm: Fab for a Jellyfish, una borsa spaziale


Fab for a Jellyfish | sito : www.fabforajellyfish.com | facebook: https://www.facebook.com/FabForAJellyfish?fref=ts | instagram: http://instagram.com/fab_forajellyfish


20 gennaio 2015

Palermo - As Roma: 1-1 e sto. 'Ndo sto?

Palermo - As Roma: quale sarà il futuro giallorosso? Qui Destro dopo il gol del pareggio

A Palermo si è vista la più brutta As Roma del Campionato


Un pareggio che sembra una mano a Sette e Mezzo in cui il giocatore scopre le carte e si accorge di avere un punteggio minimo, allora dice al banco: "Cala!" ed è allora che il banco cala e gira una carta che vale un punto e basta e il giocatore, senza nemmeno rischiare per un momento la fortuna, pronuncia il fatidico: "Sto!"

Sto! 'Ndo Sto???


La Roma ha fatto esattamente così, si è accontentata di un 1 punto senza nemmeno tentare di prenderne 3, dimenticando che per vincere uno Scudetto ne servono 90, se non 100, di punti e sono d'acciuffare soprattutto nelle trasferte come quella di Palermo perchè è per quelle partite che passano i punti più preziosi.

Un' AS Roma che chiamarla As Roma si fa fatica. Senza Gervinho, che ne incarna l'anima e Totti che ne sprigiona l'essenza. Senza De Rossi che rappresenta la passione o Nainggollan che ne è il carattare. 
Si fa fatica a chiamarla As Roma quando manca alla vista l'eleganza di Keita al centrocampo, come una Jaguar rigata o un tacco 12 cm indossato con una calza di 70 den.
Senza Maicon che la rende combattiva e sfacciata, e Manolas che l'addolcisce come il cacao sul tiramisù.

Si fa fatica a chiamarla Roma...eppure in campo non c'era proprio il nulla... ma quel "non nulla" non è bastato e se una doppia negazione diventa affermazione, in questo caso diventa un gol. 
Il solito gol di Mattia Destro che pure se non sa stoppare una palla, non sa fare uno scatto o saltare l'uomo, sa scivolare nella maniera giusta, sa sfiorare il pallone come solo uno che deve segnare a tutti i costi sa fare. 
La Fortuna aiuta gli audaci, il pigro si ostacola da solo scriveva Seneca e così è. 

'Ndo Sto? Al secondo posto a -5 dalla prima che è sempre la Juventus e che gioca meglio, decisamente meglio. 

Lasciamo perdere congetture del calibro: se a Torino ci avessero dato i tre punti a quest'ora staremmo +1. Lasciamole perdere per due motivi.
Il primo è che +1  non è  +5; il secondo è che partita come quella di Palermo non hanno alibi, assenze o meno, non si può prendere un gol dopo 1 minuto e 45 secondi. 

Quindi parliamo di un girone concluso in una posizione che può ancora regalarci qualche soddisfazione se si decide di cambiare la mentalità. 

Palermo - AsRoma: 1-1, il gol di Mattia Destro

Le Partite da analizzare del girone di andata


Al secondo minuto già eravamo sotto di un gol.
La Roma in svantaggio, in questa stagione non è certo una novità. Ci ha regalato questo stato d'animo già in partite come Roma - Sassuolo, Roma - Lazio, a Bergamo contro l'Atalanta il gol l'aveva subito al 1' da Moralez. A Napoli hai preso il gol al 3' perdendo l'incontro per 2-0.
Insomma una squadra per gente dal cuore forte, mettiamola così. Alcune partite si sono pareggiate, altre perse e altre addirittura vinte. 
Lo stato d'animo diffuso è quello che non si può lottare per lo Scudetto. Se giochi male e vinci potrebbe anche essere sufficiente, il problema serio è l'intesa in campo. Davanti corrono da soli, non si parlano. Quando mancano i giocatori "pilastri" di questa Roma, la palla non gira e non basta Adem Ljiajc per fare reparto. 
Poi arriva una palla sporca in rete e c'è chi si dichiara: "Felice per aver segnato anche se non abbiamo vinto",  dove si arriva con gente così? 

Questa sera ... Empoli 


E dopo la 19esima giornata di Campionato, inzia la strada per la Coppa Italia
Questa sera in uno Stadio Olimpico bagnato scenderanno in campo i reduci di Palermo per affrontare la squadra di Sarri.
Bisognerà vincere 6-1 come ha fatto la Vecchia Signora per tornare a essere credibili?

Maggio è lontano


Mozzico un cornetto riscaldato, mentre fuori continua a scendere acqua. L'inverno è inoltrato ma sulla mia terrazza scorgo ciuffi di verde qua e là. Per il mese di Maggio sarà tutto in fiore e se non lo sarà, appena smetterà di piovere, cercherò di mettere un po' in ordine.
Sono sicura che anche Rudi farà così, appena gli sarà possibile metterà un po' di ordine, non può rimandare ancora. 


12 gennaio 2015

Je suis Charlie ma anche Francesco Totti (cit. dal bar sotto casa di Ilaria)

Roma - Lazio 2-2: Totti fa una doppietta, un record e un selfie

Lo spettacolare derby di Roma finisce in un pari: 2-2

Se ne parlerà per molto tempo di questo derby giocato alla penultima giornata del girone di andata e riacciuffato per i capelli dopo un pessimo primo tempo che vedeva la Roma sotto di due reti (Mauri prima e Anderson dopo).
Un derby di quelli che fanno male al cuore e lo scrivo nel senso reale, dato il numero d'interventi della Croce Rossa in Curva Sud a seguito del pareggio di Francesco Totti
Questo derby passerà alla storia per le sue coreografie ( o scenografie decidete voi quale termine preferite usare) studiate nei dettagli, frutto di un lavoro lungo e di un numero di persone corposo. 

Una Curva Sud che gridava: 
Figli di Roma, Capitani e bandiere... Questo il mio vanto che non potrai mai avere
Il derby di Roma è così, è tutto un "non vedo l'ora che finisce" e un "se semo magnati l'impossibbbile" oppure un "se semo salvati". 
La verità è che la prima domanda che ti poni quando ti metti in marcia verso l'Olimpico o prendi posizione davanti alla televisione è :
"Come te la senti?" 
E quando a questa fatidica domanda mio padre ha risposto:
"Se te può riconsolare, non me la sento male" mi sono risollevata un pochino.

Come te la senti?

Un interrogativo che ne smuove altri cento e tu nel pensier ti perdi alla ricerca di come te la sentivi quella volta che la Roma ha vinto 4-0 al primo tempo. 

Perchè è quello il mio problema tutte le sante volte. 
La prima volta che ho visto un derby allo stadio era il 21 novembre 1999. L'anno in cui la Lazio era fortissima, non a caso ha vinto lo scudetto in quella stagione, e la Roma lo era decisamente di meno. Beh, in quell'anno lontano, alla Roma è capitato di compiere il miracolo. 
E' capitata la partita perfetta: 4 gol in 31 minuti. Un' apoteosi vera, indescrivibile. 

Ecco, il mio limite è quel derby, la dimostrazione che, anche se sei favorito, puoi (e spesso accade proprio così) perdere e che la forza "sulla carta" di una squadra non sempre risponde alla forza reale di un match. 

Così se la Roma è favorita ho paura di perdere e se non lo è m'illudo nell'idea di un'impresa.


 

Il derby è una partita diversa

La mattina ti svegli con un'agitazione che non t'appartiene
Una tensione che riuscirai a lavare via come una doccia solo quando al 90' l'arbitro decreterà la fine di un incontro lungo una vita.

Perchè il derby è una partita infinita, inizia quando sei bambina e finisce che ti sei invecchiata di 30 anni.

Come che Totti all'età di 38 anni, tanto deriso (quanto temuto) dalla sponda avversaria, rispolveri un numero da numero 10 come lui: elevandosi in aria e allungandosi in un modo disumano, marziano per prendere la palla e insaccarla trasformando il risultato in un pareggio impensabile solo 20 minuti prima.

Roma-Lazio 2-2, doppietta di Totti ed è record

Il mio Capitano Francesco Totti: due gol e un selfie

E pensare che quando ho letto la formazione non ero molto tranquilla. 

E' rinomato che i romani della Roma nel giorno del derby sono più agitati di noi tifosi. Fino alle 13.00 ho cercato di capire se Mister Garcia avesse deciso di schierare Destro oppure Totti. 

Dagli spalti della Sud ho visto scendere in campo Totti, De Rossi e Florenzi.

L'entusiasmo era alle stelle e l'idea che i romani giocassero il derby mi faceva sentire ancora più vicino alla mia squadra in un giorno tanto importante. 
Da una parte però ero preoccupata che l'emozione prendesse il sopravvento sulla professionalità, che questi romani romanisti potessero innervosirsi.  Avevo sbagliato

Tranne che per Alessandro, sostituito alla fine del primo tempo per evidenti motivi tattici, Daniele e Francesco hanno espresso in tutto e per tutto la loro misura di Capitani. 
Infatti solo un Capitano è in grado di risolvere una partita storta e solo un Capitano è in grado di dire questo:
"Stare accanto a Francesco per un'intera carriera, a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia, non è normale. In questa città un po' strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro - sottolinea - , per dare forza alle sue tesi... ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono"

Daniele e Francesco, un binomio unico, irripetibile e inossidabile. 


Derby Roma - Lazio 2-2, le due anime di Roma: il selfie di Francesco Totti e Daniele De Rossi

Quando Capitan Totti ha segnato ed è corso sotto la Curva, non lo so dov'ero.
Ero sulle spalle di Mirko e poi tra le braccia di Christian e, dopo ancora, stavo dando pacche sulle spalle di Marco mentre scuotevo la testa perchè quell'emozione rimanesse sulla bocca dello stomaco; perchè le mie urla la potessero comprimere dentro, in fondo all'anima e nutrirla sussurandole "si può fare".

Era il minuto 19' del secondo tempo, mancava ancora molto e la Roma era tornata in palla finalmente. Francesco aveva firmato una doppietta che significava record e mentre la curva nord ammainava lo stendardo della barca in cui Caronte trascinava il tifoso romanista dall'altra parte della riva, lo stendardo di Francesco Totti rimaneva fisso e stirato in una Curva Sud ammutolita da un giocatore di una classe mai vecchia, mai stanca, mai sgualcita.
Francesco che sa sempre regalare ai tifosi un'esultanza originale, questa volta non ha resistito e si è immortalato con un selfie davanti alla sua Curva Sud. Un selfie per ridere, per divertirsi, per gente che ha ironia. Non per tutti quindi...

"Qui a Londra non si parlava d'altro" scrive la mia amica Marta sulla sua bacheca "The King of Roma is no dead" conclude. 
E il giorno dopo sul Daily Mirror così si scriveva sulle gesta del Mio Capitano:

Noi odiamo i selfie. Li odiamo. Non c'è mai una scusa ragionevole per farsene uno, specialmente nel calcio. Però li disapproviamo per coloro che sono mortali. La leggenda della Roma Francesco Totti è un tipo differente di umano; Il tipo che può fare qualunque cosa lui voglia. Se avete bisogno di una prova inconfutabile che Totti sia davvero il calciatore più cool che sia mai vissuto, questa si è manifestata durante il feroce derby di Roma di oggi tra Roma e Lazio. Dopo aver segnato il 2-2 del pareggio, Totti ha celebrato uno dei suoi gol più importanti... con un selfie.

Roma legend Francesco Totti is a different type of human; the type who can do whatever the hell he wants

E allora sapete che vi dico? The King of Rome will never die...


Derby Roma - Lazio 2-2 : il selfie di Capitan Totti dopo il secondo gol

08 gennaio 2015

#Je Suis Charlie: "Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio"

#Je Suis Charlie: Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio.


#Je Suis Charlie

Avrei voluto parlare di altro ma l'attentato terroristico di ieri alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, ha spezzato la mia matita.
Avevo in programma un post sulla vittoria della Roma contro l'Udinese e sui miei buoni propositi per questo 2015 ma i fatti hanno presso il sopravvento e i buoni propositi sono andati a farsi fottere.

Chi è Charlie?


Torniamo qualche anno indietro e cerchiamo di capire chi è Charlie Hebdo.
Charlie Hebdo è un settimanale francese che affonda le sue radici nel 1960 in un giornale che si chiamava Hara-Kiri. Quando un nome segna un destino. Harakiri, è quella forma di suicidio rituale cui ricorrevano i samurai giapponesi. Un nome che portava la croce e la consapevolezza di un'informazione basata sulla Satira, ovvero quella forma di letteratura fortemente politica che mette in luce le contraddizioni della società promuovendone il cambiamento.
Charlie Hebdo è una rivista satirica, laddove la Satira rappresenta, per dirla citando un vignettista italiano Giorgio Forattini, "una grande dimostrazione, la più alta espressione di libertà e democrazia".
Ci tengo a usare le parole giuste perchè sono loro che spiegano la gravità dell'attentato di Parigi.
Charlie Hebdo, dunque, da sempre si è distinto per il suo carattere satirico, tanto che i fondatori di Hara-Kiri definirono il loro operato "journal bête et méchant" ossia "giornale stupido e cattivo".

Nel 1970 la morte del generale Charles de Gaulle e  il mensile Charlie di Bernier e Delfeil de Ton, ispirato al nome del personaggio di Peanuts Charlie Brown, influiscono su quello che poi diventerà il nome della nuova rivista: Charlie Hebdo.
Con vicende alterne da quel lontano 1970, la rivista prosegue nel suo percorso di provocazione "costruttiva" e nel 2006  decide di pubblicare la serie delle caricature di Maometto del giornale Jyllands-Posten che tanto scalpore avevano sollevato nel mondo musulmano.
Charlie Hebdo con quel numero vende 160 mila copie e con le successive due ristampe altre 400 mila. Questo episodio porterà alla pubblicazione del Manifesto dei dodici , una lettera di risposta da parte degli intellettuali che mette in guardia dall'islasmismo considerato il nuovo totalitarismo dopo stanlinismo, fascismo e nazismo.

Nel 2011 la redazione di Charlie Hebdo viene distrutta a seguito del lancio di alcune bombe Molotov.

Fino all'attentato del 7 Gennaio 2015 con l'uccisione di 12 persone tra cui Charb, direttore della rivista,  e tre dei più importanti vignettisti al mondo: Jean Cabut detto Cabu, Georges Wolinski, Bernard Maris e Bernard Verlhac detto Tignous.

Charb oltre a prevedere l'attentato in Francia in una delle sue vignette più recenti, aveva detto in un'intervista:
Preferisco Morire in piedi che vivere in ginocchio 
#Je Suis Charlie: dubbi e interrogativi su una tragedia che colpisce tutti.


Siamo in Guerra?


Il caso Charlie Hebdo ha costretto tutti a una riflessione forzata: la Satira deve censurarsi da sola oppure la libertà di pensiero ed espressione deve essere difesa sempre e comunque?
I musulmani e l'Islam possono ammazzare qualcuno che la pensa diversamente da loro? La colpa è dei paesi democratici?

Il mondo sembra concorde nel condannare il gesto senza appello ma la paura è che si strumentalizzi questa tragedia nel modo sbagliato.

In un famoso articolo del 2001 Oriana Fallaci scriveva:
"Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre", è forse giunto quel momento? 
La decadenza occidentale è completa? Gli interrogativi sono tanti e difficili. Personalmente ritengo che ci siamo principi che non possono essere messi in discussione e tra questi ci sono : la libertà di espressione e la democrazia.
Sono due cardini per i quali molti nostri antenati sono stati uccisi, due diritti inalienabili della persona.
La mia riflessione alla ricerca di una risposta si sposta tra le parole che caratterizzano il dibattito e mi lascia besita. Corro da termini come Democrazia, che trova nel greco la sua lingua madre e significa "potere del popolo", e termini come Libertà di Manifestazione ossia un diritto riconosciuto a tutte le democrazie moderne e sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e nella nostra Costituzione all'art 21:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione.
Chi sta cercando di toglierci questo perderà e di questo sono certa, di questo sono certa. 

Liberté, Egalité, Fraternitè è nel motto della Rivoluzione Francese, di quel Paese oggi piegato nel dolore, che si trova la soluzione ai pesanti quesiti di oggi.

Libertà, Uguaglianza e Fratellanza... prendete in giro il nostro Dio, nessuno vi ucciderà a seppellirvi sarà una risata lo dice uno slogan di tanti anni fa...
La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...