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19 marzo 2017

Roma - Lione, tre giorni dopo.

 
AsRoma - Lione 2-1

 

Roma - Lione 2-1

Il diario della tifosa riprende proprio da una vittoria imbevuta di delusione. Ho deciso di riprendere da qui perchè ci sono partite che meglio di altre spiegano la condizione dell'essere romanista. E' in partite come Roma - Lione che si riconosce un vero romanista.

Verso lo stadio

Il viaggio verso lo stadio era intriso di tensione. Mai come questa volta ho incontrato i volti degli amici di fede giallorossa con cui condividere uno sguardo, un sospiro, una speranza. 
Roma - Lione poteva essere la partita della "svolta", una di quelle in cui si può fare il miracolo anche perchè non si sarebbe trattato di un vero miracolo... il romanista lo sa che ci sono vari tipi di miracolo. 
All'As Roma sarebbe stato sufficiente un 2-0 o un 3-1, nulla di stratosferico o di paragonabile per esempio a quanto, pochi giorni prima, aveva realizzato il Barcellona in Champions League ribaltando un 0-4 con un 6-1!!!
Tutto questo ci metteva in quella condizione di "crederci", di "sperarci". Una condizione emotiva che si trova nel limbo tra il baratro e il paradiso. Insomma come essere vicino a un precipizio ma a una distanza ragionevole per non cadere nel vuoto. Eppure, la coscienza del romanista lo sa che queste speranze non le sono concesse.
Nel tragitto verso lo stadio, vi stavo raccontando, ho incontrato Federica con il suo fratellone. 
Ci siamo salutate al semaforo di Piazza Maresciallo in Giardino. Eravamo fermi con gli scooter al semaforo e ci siamo trovate fianco a fianco. Un sorriso, uno "speriamo bene" e il rosso diventa verde così schizziamo verso il nostro destino. Nel parcheggio, a farsi incontro a me e a Mirko, c'è Gabriele. Sta solo e vaga alla ricerca di Stefano, suo padre, che ancora non è arrivato. 
"Speriamo bene" dice anche lui e vedendo me scuotere la testa aggiunge : "E' che da romanista mi torna in mente un'impresa che a niente è servita" e a quel punto io lo fisso con un sorriso a metà tra il rassegnato e l'interrogativo: "Pure a me... " faccio e allora Gabriele prosegue: 
"La tua risale ai primi anni '90?" 
Gli dico di si e lui continua: 
"Allora mi sa che è la stessa... Roma - Slavia Praga 3-1 e non bastò!" (già era il 19 Marzo 1996)
A quel punto il mio ottimismo esce fuori : 
"Beh, in questo caso basterebbe".
Ci salutiamo e proseguiamo verso l'Olimpico io e Mirko più taciturni del solito. 
Passa Claudio con il suo gruppo, ci scambiamo un abbraccio forte poi lui mi saluta con un : "Tranquilla! Questa sera gliene facciamo quattro!" 
Adoro il suo ottimismo così atipico nel tifoso romanista.
Allo stadio pochi controlli e poca fila.Il mio cellulare squilla. Lampeggia la scritta "Mamma". Rispondo.
"Che stai facendo?" 
Mia mamma è la persona meno interessata al calcio che conosca, nel senso non solo che non le piace vedere le partite ma che non le capita, nemmeno per errore, d'incappare nelle notizie sportive alla fine del telegiornale il che fa di lei una vera ignorante in materia. Nel vero senso del termine. Lei semplicemente ignora il calcio. Lei non distingue una partita di campionato o di europa league o di champions league ovviamente. Lei semplicemente sa che papà e io siamo malati di As Roma e che è meglio che vinca perchè il nostro umore potrebbe essere intrattabile.
"Mammi sto andando allo stadio, oggi gioca la Roma"
"Oggi? E che partita è???"
Che partita è??? Che partita è??? Com'è possibile che mia madre non abbia idea che ci stiamo giocando un posto in Europa, in un anno in cui la competizione è alla portata nostra e potrebbe regalarci un trofeo mai vinto???
Tiro un po' il fiato per non rispondere d'istinto. Un romanista provocato diventa una bestiola. Una romanista peggio.
"Mammi" le dico "E' una partita fondamentale, ci giochiamo un posto in Europa" uso le parole più semplici che conosco per cercare di farle capire il succo della storia. 
Lei capisce e taglia corto:
"Va beh, va beh ti lascio stare allora ci sentiamo domani".
Le mando un bacio ed entro nello stadio. 

AsRoma - Lione 2-1, il goal di Strootman

Dentro lo stadio 

Gli spalti alle 20.00 sono ancora abbastanza vuoti. "Dice che hanno venduto più di 40 mila biglietti" commenta Simone, mentre gira il volto da Curva Sud a Tribuna Montemario passando per la Tribuna Tevere "a me sembra che sia ancora mezzo vuoto ma sono già le otto passate, questi che hanno comprato i biglietti dove sono?" 
In effetti anche io e Mirko sospiriamo e ci domandiamo la stessa cosa. Poi ci scattiamo un selfie da mandare nella chat AsRomaForever, di cui sono presenti anche Giacomo ed Emo che hanno postato una foto dalla Montemario con il mitico Jordan, un ragazzo canadese super romanista che per amore è arrivato in Italia e ha insegnato ai suoi alunni della classe d'inglese l'inno della Roma documentato da filmato. Un vero innamorato, un malato come noi. 
Man mano che i minuti scorrono aumentano gli spettatori. La squadra si allena con il sostegno del pubblico, anche loro sembrano particolarmente tesi.
Il telefono squilla: Gabriele.
"Oi dove sei?" Mi fa.
"Siamo qui ingresso 15 e tu?"
"Io 17... Curva"
"Ah, mannaggia siamo in un altro settore. Oh, Forza Roma!"
"Daje!"
La tensione del tifoso è strana: ti si chiude lo stomaco, senti un formicolio diffuso e soprattutto sale l'ansia che toglie il fiato e porta al sospiro facile. In tutto ciò i muscoli sono in tensione come se tenessi due pesetti nelle mani per 90 minuti. Un incubo. 
La partita inizia. I ritardatari, quelli che vengono definiti i "tifosi occasionali" , iniziano ad arrivare alla spicciolata a partita cominciata. Questa pratica è particolarmente fastidiosa per i tifosi non occasionali che sono abituati non solo ad arrivare allo stadio con 2 ore di anticipo ma soprattutto a vedere la partita senza quel via vai continuo di gente che si ferma sui gradini un po' per controllare il numero del posto sul biglietto, un po' per guardare la partita. 
Una partita fondamentale come As Roma -Lione non puoi arrivare con 15 o 20 minuti di ritardo, non è concesso.
Soprattutto quando al minuto 16, dopo un inizio scoppiettante per la Roma, a segnare è il Lione. Lo fa sotto la Curva Sud. Un gol identico a quello dell'andata. 
"Questa non ci voleva proprio, ma porca miseriaaaa!!!" 
Un ragazzo accanto a me, è la prima volta che lo vedo, per fortuna sembra una persona tranquilla. Non urla parolacce, non bestemmia, semplicemente guarda la partita e ogni tanto commenta ad alta voce. Al minuto17' però salta e come quando Strootman la butta dentro e pareggia i conti, annullando di fatto il vantaggio degli avvarsari e mettendo la Roma nella condizione di "ricominciare daccapo", servono ancora due gol e abbiamo ancora 73 minuti per provarci. Impresa possibile. 
Il Lione è una buona squadra ma subisce una Roma ordinata e ostinata. La Magica sta giocando per vincere e non sente ragioni lo farà. 
Nel frattempo la Roma si mangia parecchie occasioni, il portiere del Lione fa di tutto per perdere tempo innervosendo tutti noi sugli spalti e i giocatori della Roma escono a fine primo tempo con la maglietta sudata. 
Scendiamo le scale per andare a smaltire l'ansia. Nel cappotto tengo un pezzo di cioccolata, la mia droga contro lo stress. Passa Massi e ci saluta. Commentiamo velocemente il primo tempo. La sfiga, che un pochino ci perseguita e chiudiamo con un "speriamo bene".  Già speriamo bene, perchè alla fine noi romanisti di natura siamo ottimisti. Sono gli eventi che ci trasformano in pessimisti. Il secondo tempo è il tempo che ti toglie anni di vita. 
La Roma spinge, spinge forte infatti bastano 15 minuti per raddoppiare complice un autogol di Tousart e "mica possono essere tutti loro i rimpalli no?" 
L'arbitro mi infastidisce ha ammonito quasi tutti i nostri mentre ai francesi lascia fare quello che vogliono.. "In Europa è così" commenta evidentemente qualcuno dei tifosi occasionali. 
L'ansia aumenta. La cioccolata non basta. Non basta più nulla, nemmeno l'ingresso in campo del Capitano. 
"Lo ha messo perchè è la sua ultima partita in Europa" mi dice Mirko. Questo non mi riconsola, m'innervosisce molto per me non esiste un'ultima partita per Francesco Totti. 
Il Capitano tocca due palle che sono due meraviglie. Il tempo se ne frega di noi, continua a scorrere insesorabile e quando scatta il contropiede su una nostra azione e Alisson effettua una parata impossibile tutti gridano al segno. 
Mirko si gira verso di me : 
"Questa partita la vinciamo! Te lo dico io la vinciamo! Questo è un segno dopo una parata così non si può perdere" 
Einfatti non si perde ma non si passa il turno. La partita finisce al cardiopalma come sempre. Qualche bambino piange sugli spalti, io vorrei tanto piangere ma ho il fisico abituato alla Roma e il pianto si trasforma in mal di stomaco. Al fischio finale, come dopo un esame universitario o una prestazione sessuale particolarmente intensa, i muscoli sono completamente indolensiti. La tensione scende e il mal di testa aumenta e con il mal di testa anche le domande del dopo partita. 

AsRoma - Lione 2-1, Daniele De Rossi

Fuori lo Stadio 

Le domande del dopo partita sono tante e si mischiano alla autocommiserazione. 
"Finisce sempre così" "Che ti avevo detto...mai 'na gioia" "Però abbiamo dato il massimo" "Lo stadio questa sera è bellissimo, non ci meritano" e così via... potrei continuare per ore il repertorio è davvero nutrito. 
La verità è che l'As Roma è fuori dall'Europa e che questo obiettivo è stato fallito. La verità è che un romanista lo sapeva che anche questa sera la storia non si sarebbe fatta, che quel giorno arriverà ma non si capisce bene quando. Essere romanisti è più o meno questo: sentirsi fieri anche nella sconfitta. Siamo fatti così, sosteniamo un amore e contro l'amore non si può lottare. 
Squilla di nuovo il telefonino questa volta lampeggia il nome : Claudia. 
Mia sorella vive lontano da qui e la sera lavora fino a tardi. Rispondo subito anche se ho poca voglia, non ho chiamato nemmeno papà so che ha il mio stesso umore: 
"Oi tutto bene?" 
"Si, certo che stai facendo?" Ecco Claudia è proprio figlia di mia madre. Lei il calcio non lo concepisce proprio: 
"Sono una femminista, non perderei mai tempo per uno sport giocato da maschi!" 
La sua risposta mi fa riflettere, sempre saggia la mia piccolina... e allora perchè io perdo la ragione??? Mi girano le scatole, mi girano sempre quando la Roma non vince, quando perde un'occasione, quando t'illude fino all'ultimo per poi farti tornare alla realtà. La Roma è come un sonno dal quale ti riprendi con un paio di schiaffi in faccia o un secchio di acqua gelata...come fa a non roderti quando ti svegliano così? 
Eppure sono queste le partite in cui si capisce se si è romanisti o no. Sono le partite in cui devi avere più forza, devi decidere se restare o rimanere e posso giurare che si rimane sempre. 
Si rimane ad aspettare quel giorno che qualcuno ti ha giurato che prima o poi arriverà, di solito a prometterlo è stato il tuo vate, la persona che ti ha iniziato a questa religione. Hai fiducia in lui e hai fiducia nella tua fede e allora aspetti che quel giorno in cui la Roma farà la storia tu ci sarai, perchè magari una volta negli ultimi 17 anni ti è già capitato di esserci e ancora te la ricordi tu quella giornata, è stata la più bella della tua vita. 
Saremo di nuovo più forti di tutti per una volta ancora ed è per questo che soffro e tifo Roma.




AsRoma - Lione 2-1 , Strootman, Manolas e Daniele De Rossi


























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