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13 aprile 2012

Con i muscoli del Capitano, andremo lontano

"Corri, Forrest. Corri! " qualcuno se l'era presa con Taddei che girava a vuoto, durante un primo tempo all'insegna della solita Roma. Qual'è poi la solita Roma? Questo è il tormento di tutti i romanisti in una stagione in cui una partita si vince e una si perde. La preoccupazione era tale che la voglia di andare allo stadio era compromessa se non fosse stata alimentata da un fidanzato innamorato (della Roma ovviamente) e da due amici che lavorano al supermercato vicino casa mia.
"Che fai non vieni allo stadio stasera?" mi aveva detto con tono sprezzante l'addetto al reparto carni, "il cielo si è aperto, non ci sono scuse! Daniele mi ha convinto".
Arrivo a pagare il conto e Daniele, faccia da furbetto, continua: "Non vuoi andare allo stadio?" per un momento ho creduto di essere tornata a 5 anni con la papà che mi rimproverava di non voler andare a scuola. Cedere è stato facilissimo. Ho deciso, che la mia squadra, va sostenuta sempre.
"Come si fa a non andare?" continuava Mirko quando mi ha vista arrivare a casa. Già come si fa? Si fa come Sandro che era tornato troppo tardi dal lavoro, così dice la leggenda. 
Ad ogni modo il campo da gioco era simile a una spiaggia dove sono disseminati, un po' qua e un po' la', sassolini e conchiglie.
"Mi sembrano tanto piccoli oggi? ma che siamo seduti più lontani?"
Aguzzo la vista cercando di mettere a fuoco i giocatori in campo. Disposti come soldatini di piombo, per una guerra che scoppia solo se a muoverli sei tu. I tifosi devono essersi resi conto di questo. Sono entrati in campo con la voce inneggiando e chiedendo tre punti. Il soldatino Osvaldo ha subito ascoltato. Lui che appena può la butta dentro. Lui che avrebbe regalato a noi tifosi un attacco di cuore quando passa una palla perfetta al Capitano che insacca e viene ad abbracciarci tutti.
Braccia aperte e tese, alla ricerca di una abbraccio, di un bacio. Non di uno qualsiasi ma del nostro, dei suoi tifosi. Stringo Antonella, Christian salta addosso a me e a Mirko insieme. Cerco Marco che è sparito e vedo Mirko venirmi incontro e stamparmi un bacio in faccia. L'essenza della gioia a volte è tutta qua, in due braccia che si aprono e in un calcio, piccolo che fa diventare tutto grande. La mareggiata ha ammucchiato i sassolini e le conchiglie, tutti stretti e concentrati. Ora appaiono più numerosi e uniti. I soldatini guerreggiano ancora e con una foga che sembrano muoversi da soli. Gli avversari, tanto temuti, tentano l'assalto ma quando Marquinho li trafigge è finita. Lo sanno loro e lo sappiamo noi sugli spalti. Questa partita è vinta. Significa 50 punti e significa crederci di più. "Aho, dite a Sandro de rimanè a casa sempre, almeno Totti segna!" è il suggerimento di Antonella. "Mi sento contento come da tanto non capitava" confessa Mirko scendendo le scale.
Un Capitano, c'è solo un Capitano.

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