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06 aprile 2011

TRA IL MAGO E LO STREGONE VINCE LA VECCHIA SIGNORA


Il posticipo della domenica ha un grande pregio: in caso di sconfitta puoi consolarti di non aver buttato l’intero fine settimana a roderti dentro. Contro la Juventus, la Roma doveva vincere. Doveva farlo per noi tifosi. Doveva farlo per lei stessa, perché è così che “le principesse diventano regine” (Di Benedetto dixit). Doveva farlo e basta, perché era stata una giornata d’estate e quando c’è il sole e la vita ti sorride, deve continuare ad andare tutto nel verso giusto. In realtà qualche presagio c’era stato. Venerdì al supermercato mi era caduta una bottiglia di olio e per la prima volta ero andata allo stadio in vespa perché ad Antonella non partiva il suo motorino. Accadimenti fortuiti che si sarebbero potuti tramutare in eventi favorevoli se non fosse finita con un gol di Krasic e uno di Matri. “Il Mago” (sempre secondo il signor Di Benedetto) ha provato a mettere in scena i suoi numeri ma l’incantesimo si è infranto su un avversario forte quanto provocatorio. Lo stregone Storari non è caduto nell’illusione Tottiana. Intuisce il trucco e accarezza la palla, che procede la sua corsa verso la linea di porta ma senza attraversarla. In distinti si sussulta per il mancato vantaggio. Tutti vestiti a Totti, con cartoncini bianchi con scritto il nome del capitano in rosso passione. Una passione che in Quaresima deve pur iniziare a essere espiata e quale giorno migliore se non quello contro la Vecchia Nemica Signora? Sandro sfoggia un capello ancora corto, nonostante sia passato qualche giorno: “Ho pagato la scommessa del derby, Cristiano m’ha tagliato tutto!” Quanto avrei voluto che Cristiano rasasse di nuovo Sandro a fine partita! L’atmosfera era serena, troppo. Tanto che domando a Marco e Christian: “Solo io sono preoccupata stasera?” Lo stadio scoppia, come un gavettone pronto a rinfrescarti. La signora Alma sfoggia orecchini e catenina a tema As Roma; Antonella fa le foto di rito “perché portano bene” e Fabietto ci dice che diventerà papà per la seconda volta. Dovevano vincere anche perché non avevo telefonato a quello scaramantico di mio padre. Roma sciupona. Menez, l’Indisponente, decide di mettersi a passeggiare al ventesimo del primo tempo, sfidando la pazienza anche dei tifosi più tolleranti. Intanto un dubbio avanza: “Va a finire che questi fanno un tiro e…” blocco Mirko prima che finisca: “Non dire quello che pensiamo tutti, ti prego!” Secondo tempo dal titolo: Roma sparita. “Un Capitano, solo un Capitano” e qualcuno urla a De Rossi, qualcun altro dice a Vucinic: “m’hai proprio rotto!” Il gol della Juventus arriva puntuale. Il sosia di Nedved, troppo solo sulla fascia, non sbaglia.  “Si sapeva!” esclamo rassegnata. I cambi arrivano tardi e qualcuno si stupisce nel vedere uscire Perrotta invece di Menez: “Ma chi l’ha raccomandato a questo?” Matri esulta quando Sandro va via deluso. Il dolore della sconfitta arriva piano, come quello di un taglio. I minuti scorrono impietosi nemmeno ci stessimo divertendo. Solo la Curva canta.  “Ma che se canta?” chiedo, mentre Mirko mi dice che in settimana escono i biglietti di Coppa Italia.

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