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21 aprile 2011

DIARIO DELLA TIFOSA: ASPETTANDO LA RESURREZIONE DI PASQUA…

Oggi è 21 Aprile 753 A.C.: Tanti Auguri Roma mia. Città Eterna, vecchia e giovane insieme. Unica. Caput Mundi nei secoli e per i secoli. Scrivo queste parole e i brividi mi scorrono sulla pelle rizzandomela, come solo un’emozione sa fare. Che ne sanno quegli undici in campo con una maglia rossa cosa significa giocare a calcio in una squadra dal nome così? Le vecchie armature avrebbero reso meglio l’idea probabilmente. Combattere per onorare La Città. Contro l’Inter è stata la delusione più grande della stagione. Una sconfitta di misura che può anche essere ribaltata nella partita di ritorno ma non può ribaltarsi nel mio cuore. Nessuna voglia, passione, gioco sono scese in campo. Trafitta come Giulio Cesare a morte. Noi siamo Roma. Noi siamo una squadra che non si arrende, che può anche perdere ma combattendo. Allo stadio un gruppo di americani si è seduto qualche fila sotto la mia. Uno aveva la maglietta n.30 con scritto Toni. Altri urlano quando vedono la Curva, stranamente, vestirsi con i colori della nostra bandiera. Chi sono questi? Che ne sanno di noi? Marco prima di partire da casa aveva dichiarato: “Come segna l’Inter me ne vado” e Mirko gli aveva risposto: “Spero di uscire dalla Coppa, questi giocatori non si meritano nulla”. L’ultima romantica sembravo essere io: voglio quella stella sul petto. La voglio per Alvaro, un tifoso prematuramente scomparso. La voglio perché ho speso soldi, tempo e ho preso freddo e pioggia; perché la inseguo da tre anni; perché me la merito quella stramaledetta stella sul petto. Arrivo allo stadio e mi accorgo la stella della squadra, unica a brillare, si chiama Francesco Totti e, lui, stasera non c’è. E’ buio. Quanti passaggi sbagliati, quante azioni prevedibili al punto di annullarti l’entusiasmo. Alma non c’è, spero stia a casa e spero che stia bene. “Andiamo a Milano?” propone Christian prima del fischio d’inizio. Poi i neroazzurri passano in vantaggio con un gol di un ex laziale e alla fine Sandro gli risponde: “Non inventatevi niente, questa volta non vi seguo”. E sapete qual è la cosa peggiore? Che nonostante tutto, io, a Milano, ci andrei! Ci andrei perché la Roma è la mia squadra e non può essere quella che ho visto in campo. Non può essere quella che perde meritatamente per la terza volta consecutiva in casa. Magari sabato Cristiano festeggerà la vittoria facendo la barba, e non i capelli come erroneamente avevo scritto nello scorso diario, a Sandro. Del resto ieri era martedì santo e la Chiesa contemplava il tradimento di Giuda. Per sabato è prevista la Resurrezione.
Ps. Errata corrige anche sull’età del piccolo Diego. Matteo mi ha fatto notare che il fratellino ha già compiuto sei anni a Marzo. Chiedo scusa ma del resto quando la Roma perde essere lucidi è una dura impresa.

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