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31 dicembre 2020

Secondo te dove lo festeggia Capodanno Toninho Cerezo?


Ogni tanto torno ad affacciarmi qui, sul mio blog. Tra lavoro in radio e collaborazioni varie, quest'anno è stato piuttosto complicato trovate il tempo per scrivere.  Avrei voluto raccontarvi delle mie colazioni nei mesi in cui lavoravo da casa; delle mie nuove e belle amicizie; i back stages dei miei servizi giornalistici; i libri, tanti libri e le interviste, tante interviste. Un anno pesante, che si è trascinato come fossero due. Un anno che per molti è stato terribile. Chi ha perso la salute, chi persone care, chi il lavoro, chi il senno. Un anno che ci ha segnati in modo definitivo da qui a quello che sarà il nostro futuro. Senza contare il significato delle parole e come il nostro linguaggio e i nostri gesti si sono modificati. Prendi la parola "futuro", che altro non è che il sostantivo che indica il participio futuro del verbo essere, che tale sarà. Quante volte l'avete usata in questo 2020. Personalmente mai. Questo anno ci ha consegnato il presente, l'oggi, l'ora. 
Un anno fa non avevamo la più pallida idea di cosa, tra pochi mesi , ci avrebbe travolto. Un futuro di certezze e di consuetudini spazzato via in poche ore, in una sera. Mai come quest'anno la metafora della fragilità umana si è materializzata. Oggi c'è, domani no. Basta rimandare, basta pensare a quel che sarà perché non c'è tempo, non c'è certezza. Così ho visto rimandare la comunione di mio nipote; il matrimonio di mia sorella; un tour di 10 tappe che avrei dovuto compiere per il mio lavoro. Però dal momento che non sono una che ama elencare quello che non c'è stato,  preferisco raccontarvi quello che c'è stato e quanto per me ha significato. 
Nel mese di Gennaio sono stata per il "Viaggio della Memoria" ad Auschwitz. Un'esperienza che mi preoccupava per l'intensità emotiva e che invece si è rivelata necessaria per affrontare questo anno così drammatico che qualcuno ha definito simile, per alcuni aspetti, alla precarietà del dopo guerra. Conoscere chi ha vissuto nei campi di concentramento, vederli negli occhi, fare loro delle domande, mi ha insegnato che dall'orrore si può rinascere, che le ferite logorano dentro ma ti rendono più forte. Ho conosciuto Oleg Mandic, l'ho sentito ricordare, l'ho sentito parlare. Nulla mi ha mai emozionato tanto. Può la storia darti più aiuti di tanti esperimenti, di tante carte lette. Oleg è sopravvissuto. Oleg è sopravvissuto. Oleg è sopravvissuto. 
Nello stesso viaggio mi è capitato un altro incontro che ha segnato il mio anno: quello con Anna, che poi è il femminile di Anno e io non ci avevo mai pensato. Come a dire che quest'anno sarebbe stato femmina. Anna. Anna che mi sembra di conoscere da una vita. Anna con le sue macchine fotografiche, le sue mani congelate e lo sguardo severo di chi ha paura di chiedere ma soprattutto di ricevere. Siamo subito diventate amiche, tanto che se oggi mi dici che la conosco da meno di un anno, mi sembra assurdo. Anna è un altro regalo di questo 2020, ha il doppio nome come me (si chiama Anna Francesca) e quello del mio personaggio letterario del cuore (Anna dai Capelli Rossi). Insieme noi due abbiamo scritto storie, abbiamo avviato progetti e abbiamo condiviso tanti momenti. 
A Gennaio ho anche fatto un bellissimo viaggio con mia sorella Fabiana e mio nipote Adriano Claudio. Siamo andati a Londra per i suoi 9 anni. Gli avevo promesso che sarebbe stato il primo di tanti viaggi di compleanno, e così sarà, glielo giuro ancora oggi. Viaggeremo tanto. Viaggeremo insieme. 
A Febbraio sono volata a Catania nel week end maledetto che ha inaugurato questa pandemia. L'ultimo viaggio prima dell'oblio. Bella Catania. 
A Marzo, ad Aprile e a Maggio mi sono goduta la mia casa. Ho rimesso in ordine la biblioteca e le foto. Ho viaggiato nei ricordi, ho fatto sport. Ho buttato quello che non serviva e tenuto in mostra quello di cui avevo necessità. Sono stati mesi in cui ho riordinato il cuore e la mente. 
A Giugno ho festeggiato il mio compleanno e l'ho potuto fare non in zona rossa. Nessun party per carità ma tanti incontri e poi mi sono regalata i Musei Vaticani, il Colosseo e una Roma mai vista prima. A Giugno mia sorella Claudia è tornata a casa, definitivamente.
Luglio e Agosto sono stati mesi molto diversi dal solito. Senza Europei di Calcio e con zero progetti vacanzieri in testa. Tuttavia ho avuto week end di sole e mare molto intensi e belli. Viaggi in treno alla scoperta dell'azienda delle Barbie e cene teatro indimenticabili. Ho salutato la mia vespa bianca, Audrey e ho accolto la mia vespa nera opaca, Eva, come Eva Kant. E' uscito il primo servizio mio e di Anna su Grazia! Mirko ha comprato la sua moto e ci siamo fatti tante passeggiate belle. Ho anche aggiunto 4 buchi alle orecchie. 
A Settembre ho comprato il mio primo paio di Manolo Blahnik (ancora le devo mettere!) A Ottobre ho fatto i capelli rosa e messo in ordine il terrazzo piccolo con i ciclamini. A Novembre è uscito Ickabog e quando lo sono andata a ritirare ero felice come una bambina. Ho iniziato la fisioterapia, ricominciato a correre e a mangiare bene. Ho avuto dei pranzi del sabato con mio nipote molto divertenti oltre a quelli centellinati con le mie amiche. Hanno riconfermato i 3 Gamberi ad Armando Al Pantheon! 
Dicembre.. ah Dicembre.. ho comprato i regali, fatto l'albero di Natale di Harry Potter, avviato un progetto da supereroi ... ho dormito un intero pomeriggio con il gatto Elvis e ...pranzato a Santo Stefano con mamma e papà, e oggi festeggio la fine di questo 2020. 
Insomma, alla fine ho salutato anche tanti amici e persone care però la maggior parte sono ancora qui, al mio fianco e soprattutto è arrivata Petra e nel 2021 arriverà Pau. 
Una bimba e un bimbo, tutti e due con la P ... come la parole Pace. Figli di due mie care amiche che nella vita ci credono e generano il futuro e allora finché ci saranno famiglie così il mondo sarà bellissimo. 
La mia speranza è che per il prossimo anno questi cuccioli umani potranno usare la parola Futuro con fiducia, speranza e convinzione. Buon Anno a tutti Voi con l'augurio di rimanere le persone che il 2020 vi ha fatto diventare: fragili ma forti insieme. Realisti ma speranzosi. Non so se il peggio è passato, so che godersi il presente a volte è la soluzione migliore per cogliere il senso della nostra vita. 
Quindi, consigli per la serata di Capodanno: preparate una buona cena e vestitevi come per andare a un party, e brindate con dell'ottimo Champagne! Non perdete tempo, Carpe Diem... oppure fate come Toninho Cerezo, se siete dei professionisti andate a letto presto... 



13 ottobre 2020

Donne e moda: il fashion che crea integrazione indossa il Made in Milan

Pantaloni Metradamo Maison Chic - tacco12cm


A Milano oggi si terrà una sfilata molto particolare, prendete nota: Palazzo Turati 13 ottobre ore 11:00. Nella Città della Madonnina, dove la moda è protagonista indiscussa, un appuntamento di questo tipo potrebbe sembrare uguale a tanti altri, ma se avete pensato così vi assicuro che vi state sbagliando.  Si tratta di una bella storia d'imprenditoria e umanità, una storia in "rosa" (come potevo resistere?) che ha come protagonista Elisa Malintoppi, un'imprenditrice che un giorno decide di rilevare  lo storico marchio di pantaloni Metradamo Maison Moda Chic, una storica azienda milanese che dal 1979 è specializzata in pantaloni. Più nello specifico Metradamo ha lanciato un tipo di pantalone amato dalle donne per confort e comodità realizzandolo nel tessuto elasticizzato. Un'idea vincente che ha contraddistinto da sempre questo marchio. Torniamo però alla sfilata. 




Ogni anno Benvenuto Club of Milan, associazione culturale no profit nata nel 1967 per accogliere le donne di tutti i Paesi del mondo che si stabiliscono a Milano, con lo scopo di aiutarle a integrarsi, sceglie un brand italiano per farlo sfilare con loro e quest'anno la scelta è caduta proprio su Metradamo Maison Moda Chic. A sfilare saranno le donne dell'Associazione, per un giorno modelle. Tutte sulla stessa passerella per unire nazionalità, lingue, età, taglie, lavori tra di loro diversi come fosse una celebrazione della diversità. Per una volta la moda non crea stereotipi ma genera contaminazioni non solo di stile ma soprattutto umane. Perché l'abito "non fa il monaco" diceva un proverbio e un pantalone "non fa solo un uomo" si potrebbe ben dire. 

Quando la moda diventa lo strumento per creare ponti, riflessioni e spunti, è in quel preciso istante che diventa "cultura". Questa sfilata è una prova di come to be fashion non sia solo un dictat capitalistico ma anche un dictat umano. 

Se siete a Milano andate, ne varrà la pena. 



08 settembre 2020

Taki, Massimo Viglietti lo Show Del Food è servito

Carne Wagyu e non solo al Taki Lab di Chef Viglietti


Taki Labò è una realtà di ristorazione molto diversa dalle altre che ho avuto la fortuna di conoscere. Andare a cena fuori non è mai stato così istruttivo. 

Lo chef Massimo Viglietti fonde food e cultura in un'esperienza sensoriale che ha molto a che fare con il cibo nel senso più stretto del termine. Se credete che andare al ristorante sia ordinare da un menu ed essere lasciati in pace a degustare quello che voi avete scelto, secondo un gusto che nel tempo avete sviluppato e nutrito, non leggete questo articolo perché vi racconterò di una concezione della ristorazione completamente diversa da quella comunemente intesa. 

Lo dice lo stesso Viglietti "Lo show sta per iniziare!" ed è come accomodarsi in una sala teatrale: tutti insieme in una stanza (distanze Covid e mascherina naturalmente), tutti con lo stesso menu. 

Un menu infinito sia nella quantità che nella sorpresa. 

Siete pronti per iniziare questo viaggio all'insegna del gusto con me? 

Tacco12cm - la cena al Taki Labò la mascherina può servire anche ad altro


L'Esperienza

Iniziamo con il dire che Taki Labò nasce come una sorta di spin off di Taki Off, è un assaggio del  progetto gastronomico di Massimo Viglietti, chef stellato, con Yukari e Onorio Vitti.
Si gioca sul concetto dell’antica filosofia orientale dello yin e yang, del bianco e nero. 
Taki, rigoroso e candido, accoglie l’estro “dark” di Viglietti. Massimo sarà il nero, mentre in contemporanea Taki, guidato da Yukari, continuerà a offrire ai clienti il meglio della cucina giapponese, di alta qualità .
 Taki Labò diventa un vero e proprio palcoscenico. Alle 20:50 le porte si chiudono, il sipario si apre ed entra in scena lo chef che con la musica di sottofondo ma piuttosto alta, ci spiega la sua performance gastronomica: 
" Dovete passare una serata differente. Tirate fuori i ricordi. Voglio crearvi delle sensazioni, delle emozioni. Voglio che usciate fuori di qui e vi sentiste scossi come se qualcuno vi avesse dato uno schiaffo". 
L'inizio non è male. La sensazione è che a schiaffi ci stia già prendendo se pensate che si è rivolto ai suoi clienti parlando con un tono di voce sostenuta per sovrastare la musica che: 
"Sarà così tutta la sera, anche se vi sembra alta. E' una mia selezione e serve a farvi concentrare su quanto vi capiterà di mangiare. Non voglio che parliate e vi scambiate idee, non voglio che vi condizionate a vicenda". 
Massimo è così, ama la musica e il suo look rock non lo nasconde. Ama le contaminazioni e la sua cucina è sincera, ti rimanda quello che da lui ti aspetti. La definirei sfacciata. 



Il Menu

Toglietevi dalla testa l'idea che Taki Labò segua un menu canonico. Nessuno antipasto primo o secondo, per intenderci. Le portare arrivano in modo "confuso" e quello che si assaggia non è di facile catalogazione.  

Sulla postazione un biglietto a forma di carta di credito tutto nero con l'incipit Ladies&Gentlemen mostra una parte del menu previsto per la serata ma non è quello a colpirmi piuttosto il lato B della tesserina  che recita: Yukari Onorio Production "Taki Labo" non solo un ristorante ma un luogo d'incontro per dame, cavalieri, poeti, sognatori, naviganti

L'atmosfera al calar di queste parole s'è già riempita di magia, prima che arrivi il  sakè frizzante a bassa gradazione alcolica, servito con succo di sambuco, limone e menta, per accompagnare una millefoglie con la base patè di quinto quarto in sfoglia croccante e un tris di fritti: polpetta di carne wagyu,  uramaki tradizionale e del formaggio Montasio impanato e fritto. 
Tutti e tre deliziosi e con un buon equilibrio di gusto e sapori. A coccolare il palato arriva poi del pane sciapo lievitato 76 ore da spalmare con un burro al pesto di una bontà indescrivibile. E' qui che esce fuori il Viglietti ligure, classico se vogliamo, fortemente radicato al suo territorio che non vuole tradire ma ricordare e raccontare. Oltre al pane vengono portati il grissino di wasabi e la foccaccia ( che non è pizza! ci tiene a sottolineare lo chef che non ammette ignoranza in merito e spiega, ai meno preparati che la foccaccia ha pochissimo lievito e farina tipo zero) 
Quindi arriva un antipasto d'’Insalata croccante di verdure, baccalà e foie gras in cui i sapori ben
separati vengono armonizzati dal paté di fegato d’oca e condite aceto giapponese ponzu, salsa su
base agrumata, con aceto di lampone e aggiunta di olio EVO anche questo ligure, a ribadire il territorio che ha dato i natali a Viglietti. 
Ora passiamo alla parte più orientale della cucina che comunque è "violenta" perché lo Chef usa la materia animale e vegetale facendola a pezzi, cucinandola.



Sicuramente la tartare di manzo con gambero e umori della sua testa, spremuti a freddo a tavola direttamente dallo Chef non solo è un piatto in cui esplodono i sapori  ma è anche l'esecuzione più spettacolare di questa esperienza gastronomica. 
"I sapori nascono dalla povertà" è un altro dei concetti che più spesso lo Chef ribadisce. 
Così bene si spiega il piatto successivo :   i ravioli (o Gyoza) piastrati e serviti con pepe verde Sakura e riso trasformato in salsa, come da tradizione giapponese, ripieni  di gamberi, maiale e verdure, accompagnati da una tazza di brodo vegetale fatto con katsuobushi (tonno essiccato), pomodorini, cipolle, scalogno, sedano, aglio ed erbette a cui si aggiunge un tuorlo d’uovo: l’uovo e il brodo, serviti in tazza separatamente, vengono sorbiti come un consommé e riescono a esaltare i delicati sapori dei ripieni. 
Altra esaltazione di un piatto. 
"L'uovo con brodo di pachino abbinato al raviolo con carne di maiale serviti a temperatura per non rovinare il palato. 
Nella cultura povera povera si usa molto l'uovo e il brodo, basti pensare a piatti come la stracciatella. Importante è anche la temperatura alla quale un piatto si serve. Troppo spesso non si rispetta con l'errore di non esaltare al massimo i sapori che un prodotto di qualità può generare". 

Poi lo Chef propone un gioco con la mascherina: "dal momento che l'avete mettetela sugli occhi, assaggiate il prossimo piatto e poi sbendatevi". 

Il palato allora inizia a indagare i sapori che privi del sostegno della vista si legano con soddisfazione. 

Un piatto assurdo solo a concepirlo eppure... si tratta degli Spaghetti di patate mantecati con ricci di mare e serviti con mousse al caffè e cubetti di baccalà: un gioco di consistenze e temperature
.
Sapori, giochi e sperimentazione sono gli ingredienti anche della mistery box, tanto caro alla cultura del Sol Levante. Un piatto tutto giocato sui sapori grassi: un’anguilla laccata leggermente arrostita con la sua pelle viene proposta con una salsa parmentier, lavorata come un purè, a base di patate, robiola, sesamo che gli dona un sentore di cioccolato e con una sottile fetta di mela verde, infusa in uno sciroppo di maggiora, in un contrasto grassezza/freschezza. 



La cena non è finita. Le portate proseguono e sono tra loro così diverse che assaggiarle tutte è un divertimento. Si prosegue poi con la carne Wagyu, proveniente dalle Alpi giapponesi e dal sapore dato da una marezzatura che ricorda molto la carne di Kobe. Fatta appena scottare sulla piastra da entrambe i lati, la sua grassezza dolce permette un gioco sulla sapidità in abbinamento all'acciuga. 
Questa è condita con un olio lavorato come una bernese sullo stile della bagnacauda e servita poi con una purea di aglio nero della zona di Voghera, una insalata di verza che aiuta a rinfrescare il palato, condita con un olio acciughe, alghe e nocciole, conducendo alla scoperta di questa carne pregiata, totalmente nuova e ammaliante. 




Infine un classico piatto di tradizione giapponese rende omaggio a Yukari, celebrando il Sol levante: Spaghetti freddi di Soba integrale con salicornia in tempura, sardine leggermente affumicata, salsa bernese, funghi ovuli e brodo di ovulo aromatizzato.

A chiudere il sipario della cena, due dolci (anche se definirli tali è a mio avviso improprio). 

Si tratta della Banana, cioccolato bianco, frolla salata e caviale che si presenta come un omaggio alle donne dal punto di vista formale prende spunto infatti dallo stilista Jean Paul Gautier: una crema di banana che riproduce la forma delle gambe delle donne sopra le quali si ritrova il "paradiso" realizzato con con del pregiato caviale. Ai lati le due componenti grasse, cioccolato bianco e frolla. A questo punto si devono usare due cucchiai per avvicinare le due componenti alle "gambe di donna" e mangiarsele in un sol boccone. 

Dessert dedicato alle Donne

Il risultato è un piatto bilanciato in cui il potassio della banana contrasta lo iodato del caviale mentre sia il cioccolato bianco che la frolla intervengono con lo scopo di legare i sapori tra loro più forti, facendoli ammorbidire nel palato. 

Il secondo "dolce" è un Gambero Suzette, gelato al tè verde, crumble salato e yuzu unisce la freschezza e l’amarezza del tè verde alla dolcezza del crostaceo, lavorato come una crepe in cui al posto del Grand Marnier viene usato lo yuzu, per chiudere poi con la croccantezza della frolla.

Devo dire che sui dolci sono caduta! Non li ho capiti molto ma questa è un mio limite, per capire i geni ci vuole grande apertura mentale... la banana e il caviale mi hanno convinto mentre sul gambero suzette... ho più di una perplessità ma del resto lo Chef Viglietti voleva proprio questo: farmi uscire frastornata e contenta! 




Dessert al Gambero







 Taki - Via Marianna Dionigi, 56/60

 Aperto tutti i giorni 12:30/15:00 e             19:30/23:30

 Taki Labo' aperto da martedì a sabato 20:00/22:00

www.taki.it




12 luglio 2020

Rose Tartare Bar: quando il food e il fashion s'incontrano

Tacco12cm al Rose Tartare Bar 


Quanto entri dentro il "Rose Tartare Bar" questa canzone ti inizia a frullare nella testa: 

Pink it's my new obsession
Yeah, pink it's not even a question
Pink on the lips of your lover, cause
Pink is the love you discovah
Pink as the bing on your cherry
Pink cause you are so very
Pink it's the color of passion
A-cause today it just goes with the fashion



Steven Tyler cantava così e mai qualcuno ha incarnato più di me filosofia di vita di quel successo degli Aerosmith targato 1997, il secolo scorso. 
Amo il Rosa, quindi potete immaginare la gioia di scoprire Rose Tartare Bar nel cuore di PortaPortese, nella mia Roma. 

La Storia


Elegante, sofisticato, femminile
Questi gli aggettivi che si adeguano a un locale con un'anima internazionale e un gusto innato sia nell'arredo che nella presentazione del cibo e nella scelta delle ricette.  
Pesce, carne e vegetarian food le tre scelte che mettono d'accordo tutti e nessuno a disagio. 
Il pane è in parte fatto in casa come pure i dolci. Dalle bollicine di benvenuto al caffè il viaggio è una scoperta di sapori e un appagamento dell'umore. 
Missione compiuta per le tre donne padrone di casa. Carlotta Santacroce, 26 anni di Roma con esperienza nel mondo della moda, insieme alla mamma Alessandra e alla zia Fabrizia Cicchetti, interior designer che ha realizzato il concept di Rose un posto giovane, con uno spazio social studiato per essere condiviso. 
Carlotta grazie ai suoi viaggi mi confessa che:
 "Nei miei viaggi un posto come questo l'ho visto a Londra, a Berlino, a Madrid ma a Roma proprio no, mancava a mia avviso qualcosa di chic e internazionale insieme". 
In effetti è un unicum, un locale più "milanese" che romano e proprio per questo un'intuizione molto originale che ha trovato la luce nel momento più drammatico della storia economica mondiale. 
Del resto il coraggio è donna e Pink... Pink is the color! Rose Tartare Bar ha aperto a metà giugno e oltre al pranzo e alla cena, qui è possibile degustare aperitivi e a partire da settembre anche colazioni! Quest'ultima novità m'incuriosisce non poco. 

L'Esperienza

Sono stata già due volte in questo locale definito anche bistrot ma che avrebbe bisogno di un nome nuovo dal momento che non ce ne sono in circolazione. L'ospitalità è sempre molto calda ma non invadente. La cucina è deliziosa. Ancora qualche accorgimento da perfezionare per una nuova apertura che parte con tutte le carte in regola per diventare una realtà interessante. 
Il prosecco, rigorosamente rosé di benvenuto non è male per niente. Un gusto ruffiano che difficilmente non piace. Si tratta di un Pinot Rosé "Bacio della Luna". Mi sembra giusto dire che non sono una sommelier ma sono una che apprezza il vino, il prosecco, insomma sono una abituata all'aperitivo e al brindisi. A mio modesto parere è molto gradevole. Tanto che la seconda volta che sono andata a mangiare da Rose Tartare Bar ho preso l'intera bottiglia per accompagnare la cena! 
Comunque quello che colpisce è la varietà: pesce ma anche carne e anche un'ampia scelta per chi è vegetariano (per i vegani bisogna ancora lavorarci un po' anche se qualche proposta c'è). 
In estate prediligo il pesce così, su consiglio di Carlotta, ho assaggiato la Mediterranean Tuna Tartare (Tartare di tonno, rucola, stracciatella di burrata su emulsione di pomodoro pachino). Pesce freschissimo e porzione giusta (non di quelle gourmet da un sol boccone per intenderci). Mi è piaciuta. 
Tacco12cm - Rose Tartare Bar Mediterranean Tuna Tartare

A seguire però devo dire che è andata meglio perché in questo menu vario e internazionale figurano piatti come i Bao Buns (un popolare street food di Taiwan che somiglia a un panino farcito) rivisitati con soluzioni italiane sempre nelle tre varianti carne, pesce e vegetariana; i Pokès ossia piatti componibili aggiungendo alla base di riso ed edamame (fagioli giapponesi) e i Tacos, le famose tortilla messicane di solito chiuse ma che al Rose Tartare Bar vengono servite aperte e poi ...si possono mangiare con le mani! 
La mia scelta è andata sul Black Fish Tacos : Tacos al carbone con tartare di ricciola, germogli, granella di pistacchio e salsa chutney di mango, una salsa agrodolce tipica della cucina indiana. 
Un piatto nato dalla voglia di sperimentazione e dalla curiosità gastronomica di Carlotta. 
Un piatto vincente! Gustoso, nuovo e molto molto Rose! 
La cucina è a vista e lo chef, di origini indiane, vanta esperienze in ristoranti come La Rosetta. Ci sono però anche i Mains, ossia i piatti più tradizionali. Per esempio, la mia seconda volta la scelta è stata Roma (un nome a caso!) ossia Spaghettoni cacio e pepe con tartare di gamberi. Molto buona! 
Per concludere il Tiramisu, davvero interessante, abbastanza bagnato di caffè e molto spolverato di cacao (forse un po' meno sarebbe stato meglio.. solo per la linea) un dolce italiano, del resto nella pasticceria possono provare a spodestarci solo i francesi ma sinceramente continuo a preferire la nostra tradizione. 
I prezzi giusti. Le tartare sono tra i 12 e i 13 euro e sono i piatti più cari. 

Tacco12cm - Black Fish Tacos  


Il Locale 

Situato nel cuore di PortaPortese, motivo per il quale la domenica il ristorante è chiuso, Rose è una bella novità per Trastevere e per tutta la Capitale. 
In primis è un posto bello, e se è vero che si mangia prima con la bocca e poi con gli occhi, beh, da Rose Tartare Bar ci si predispone con delle aspettative alte perché un posto così non può deludere il palato. 
Poi la conferma di non essere in un ristorante improvvisato ma studiato in ogni dettaglio non solo nel food ma anche nell'estetica: 
"Volevo fosse social, instagrammabile!" mi dice Carlotta "Così ho detto a mia zia che si è occupata di trasformare in realtà le mie idee, di creare dei corner, dei punti in cui tutti i nostri ospiti volessero farsi uno scatto." Senza dubbio la parete di rose dalle varie gradazioni è uno di questi. Inoltre c'è anche il bancone bar per gli aperitivi (in futuro per le colazioni) dove puoi anche cenare. 
Quello che mi ha colpito di più, del locale oltre alle poltroncine in velluto rosa, alle posate oro, ai fiori freschi in tavola, è il suo mood : 

"Be Faithful to your Dreams" 
"Abbi fiducia nei tuoi sogni"

Ecco direi che questo è il messaggio più importante, quello che ti ricarica da una giornata storta o che ti invita a riflettere in una pausa pranzo o al momento di un brindisi con le amiche. Stai dando fiducia ai tuoi sogni?
Carlotta, Alessandra e Fabrizia lo hanno fatto anche oggi che il mondo va in salita, e se a loro è venuto così bene perché a te non dovrebbe andare alla grande?
Pink is the Color e Rose Tartare Bar un posto che è già entrato nella lista dei miei posti del cuore. 



Rose Tartare Bar
Indirizzo: Via Angelo Bargoni 62 - 00153 Roma
Telefono: +39 349.2193487
Orario: Lun-Sab (pranzo dalle 11.30/15.30 - aperitivo-cena 18.00/23.30)

Chiuso la Domenica

Tacco12cm - Rose Tartare Bar Specchio
Tacco12cm - RoseTartareBar particolari

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