TinyDropdown Menu
Visualizzazione post con etichetta Daniele De Rossi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Daniele De Rossi. Mostra tutti i post

19 marzo 2017

Roma - Lione, tre giorni dopo.

 
AsRoma - Lione 2-1

 

Roma - Lione 2-1

Il diario della tifosa riprende proprio da una vittoria imbevuta di delusione. Ho deciso di riprendere da qui perchè ci sono partite che meglio di altre spiegano la condizione dell'essere romanista. E' in partite come Roma - Lione che si riconosce un vero romanista.

Verso lo stadio

Il viaggio verso lo stadio era intriso di tensione. Mai come questa volta ho incontrato i volti degli amici di fede giallorossa con cui condividere uno sguardo, un sospiro, una speranza. 
Roma - Lione poteva essere la partita della "svolta", una di quelle in cui si può fare il miracolo anche perchè non si sarebbe trattato di un vero miracolo... il romanista lo sa che ci sono vari tipi di miracolo. 
All'As Roma sarebbe stato sufficiente un 2-0 o un 3-1, nulla di stratosferico o di paragonabile per esempio a quanto, pochi giorni prima, aveva realizzato il Barcellona in Champions League ribaltando un 0-4 con un 6-1!!!
Tutto questo ci metteva in quella condizione di "crederci", di "sperarci". Una condizione emotiva che si trova nel limbo tra il baratro e il paradiso. Insomma come essere vicino a un precipizio ma a una distanza ragionevole per non cadere nel vuoto. Eppure, la coscienza del romanista lo sa che queste speranze non le sono concesse.
Nel tragitto verso lo stadio, vi stavo raccontando, ho incontrato Federica con il suo fratellone. 
Ci siamo salutate al semaforo di Piazza Maresciallo in Giardino. Eravamo fermi con gli scooter al semaforo e ci siamo trovate fianco a fianco. Un sorriso, uno "speriamo bene" e il rosso diventa verde così schizziamo verso il nostro destino. Nel parcheggio, a farsi incontro a me e a Mirko, c'è Gabriele. Sta solo e vaga alla ricerca di Stefano, suo padre, che ancora non è arrivato. 
"Speriamo bene" dice anche lui e vedendo me scuotere la testa aggiunge : "E' che da romanista mi torna in mente un'impresa che a niente è servita" e a quel punto io lo fisso con un sorriso a metà tra il rassegnato e l'interrogativo: "Pure a me... " faccio e allora Gabriele prosegue: 
"La tua risale ai primi anni '90?" 
Gli dico di si e lui continua: 
"Allora mi sa che è la stessa... Roma - Slavia Praga 3-1 e non bastò!" (già era il 19 Marzo 1996)
A quel punto il mio ottimismo esce fuori : 
"Beh, in questo caso basterebbe".
Ci salutiamo e proseguiamo verso l'Olimpico io e Mirko più taciturni del solito. 
Passa Claudio con il suo gruppo, ci scambiamo un abbraccio forte poi lui mi saluta con un : "Tranquilla! Questa sera gliene facciamo quattro!" 
Adoro il suo ottimismo così atipico nel tifoso romanista.
Allo stadio pochi controlli e poca fila.Il mio cellulare squilla. Lampeggia la scritta "Mamma". Rispondo.
"Che stai facendo?" 
Mia mamma è la persona meno interessata al calcio che conosca, nel senso non solo che non le piace vedere le partite ma che non le capita, nemmeno per errore, d'incappare nelle notizie sportive alla fine del telegiornale il che fa di lei una vera ignorante in materia. Nel vero senso del termine. Lei semplicemente ignora il calcio. Lei non distingue una partita di campionato o di europa league o di champions league ovviamente. Lei semplicemente sa che papà e io siamo malati di As Roma e che è meglio che vinca perchè il nostro umore potrebbe essere intrattabile.
"Mammi sto andando allo stadio, oggi gioca la Roma"
"Oggi? E che partita è???"
Che partita è??? Che partita è??? Com'è possibile che mia madre non abbia idea che ci stiamo giocando un posto in Europa, in un anno in cui la competizione è alla portata nostra e potrebbe regalarci un trofeo mai vinto???
Tiro un po' il fiato per non rispondere d'istinto. Un romanista provocato diventa una bestiola. Una romanista peggio.
"Mammi" le dico "E' una partita fondamentale, ci giochiamo un posto in Europa" uso le parole più semplici che conosco per cercare di farle capire il succo della storia. 
Lei capisce e taglia corto:
"Va beh, va beh ti lascio stare allora ci sentiamo domani".
Le mando un bacio ed entro nello stadio. 

AsRoma - Lione 2-1, il goal di Strootman

Dentro lo stadio 

Gli spalti alle 20.00 sono ancora abbastanza vuoti. "Dice che hanno venduto più di 40 mila biglietti" commenta Simone, mentre gira il volto da Curva Sud a Tribuna Montemario passando per la Tribuna Tevere "a me sembra che sia ancora mezzo vuoto ma sono già le otto passate, questi che hanno comprato i biglietti dove sono?" 
In effetti anche io e Mirko sospiriamo e ci domandiamo la stessa cosa. Poi ci scattiamo un selfie da mandare nella chat AsRomaForever, di cui sono presenti anche Giacomo ed Emo che hanno postato una foto dalla Montemario con il mitico Jordan, un ragazzo canadese super romanista che per amore è arrivato in Italia e ha insegnato ai suoi alunni della classe d'inglese l'inno della Roma documentato da filmato. Un vero innamorato, un malato come noi. 
Man mano che i minuti scorrono aumentano gli spettatori. La squadra si allena con il sostegno del pubblico, anche loro sembrano particolarmente tesi.
Il telefono squilla: Gabriele.
"Oi dove sei?" Mi fa.
"Siamo qui ingresso 15 e tu?"
"Io 17... Curva"
"Ah, mannaggia siamo in un altro settore. Oh, Forza Roma!"
"Daje!"
La tensione del tifoso è strana: ti si chiude lo stomaco, senti un formicolio diffuso e soprattutto sale l'ansia che toglie il fiato e porta al sospiro facile. In tutto ciò i muscoli sono in tensione come se tenessi due pesetti nelle mani per 90 minuti. Un incubo. 
La partita inizia. I ritardatari, quelli che vengono definiti i "tifosi occasionali" , iniziano ad arrivare alla spicciolata a partita cominciata. Questa pratica è particolarmente fastidiosa per i tifosi non occasionali che sono abituati non solo ad arrivare allo stadio con 2 ore di anticipo ma soprattutto a vedere la partita senza quel via vai continuo di gente che si ferma sui gradini un po' per controllare il numero del posto sul biglietto, un po' per guardare la partita. 
Una partita fondamentale come As Roma -Lione non puoi arrivare con 15 o 20 minuti di ritardo, non è concesso.
Soprattutto quando al minuto 16, dopo un inizio scoppiettante per la Roma, a segnare è il Lione. Lo fa sotto la Curva Sud. Un gol identico a quello dell'andata. 
"Questa non ci voleva proprio, ma porca miseriaaaa!!!" 
Un ragazzo accanto a me, è la prima volta che lo vedo, per fortuna sembra una persona tranquilla. Non urla parolacce, non bestemmia, semplicemente guarda la partita e ogni tanto commenta ad alta voce. Al minuto17' però salta e come quando Strootman la butta dentro e pareggia i conti, annullando di fatto il vantaggio degli avvarsari e mettendo la Roma nella condizione di "ricominciare daccapo", servono ancora due gol e abbiamo ancora 73 minuti per provarci. Impresa possibile. 
Il Lione è una buona squadra ma subisce una Roma ordinata e ostinata. La Magica sta giocando per vincere e non sente ragioni lo farà. 
Nel frattempo la Roma si mangia parecchie occasioni, il portiere del Lione fa di tutto per perdere tempo innervosendo tutti noi sugli spalti e i giocatori della Roma escono a fine primo tempo con la maglietta sudata. 
Scendiamo le scale per andare a smaltire l'ansia. Nel cappotto tengo un pezzo di cioccolata, la mia droga contro lo stress. Passa Massi e ci saluta. Commentiamo velocemente il primo tempo. La sfiga, che un pochino ci perseguita e chiudiamo con un "speriamo bene".  Già speriamo bene, perchè alla fine noi romanisti di natura siamo ottimisti. Sono gli eventi che ci trasformano in pessimisti. Il secondo tempo è il tempo che ti toglie anni di vita. 
La Roma spinge, spinge forte infatti bastano 15 minuti per raddoppiare complice un autogol di Tousart e "mica possono essere tutti loro i rimpalli no?" 
L'arbitro mi infastidisce ha ammonito quasi tutti i nostri mentre ai francesi lascia fare quello che vogliono.. "In Europa è così" commenta evidentemente qualcuno dei tifosi occasionali. 
L'ansia aumenta. La cioccolata non basta. Non basta più nulla, nemmeno l'ingresso in campo del Capitano. 
"Lo ha messo perchè è la sua ultima partita in Europa" mi dice Mirko. Questo non mi riconsola, m'innervosisce molto per me non esiste un'ultima partita per Francesco Totti. 
Il Capitano tocca due palle che sono due meraviglie. Il tempo se ne frega di noi, continua a scorrere insesorabile e quando scatta il contropiede su una nostra azione e Alisson effettua una parata impossibile tutti gridano al segno. 
Mirko si gira verso di me : 
"Questa partita la vinciamo! Te lo dico io la vinciamo! Questo è un segno dopo una parata così non si può perdere" 
Einfatti non si perde ma non si passa il turno. La partita finisce al cardiopalma come sempre. Qualche bambino piange sugli spalti, io vorrei tanto piangere ma ho il fisico abituato alla Roma e il pianto si trasforma in mal di stomaco. Al fischio finale, come dopo un esame universitario o una prestazione sessuale particolarmente intensa, i muscoli sono completamente indolensiti. La tensione scende e il mal di testa aumenta e con il mal di testa anche le domande del dopo partita. 

AsRoma - Lione 2-1, Daniele De Rossi

Fuori lo Stadio 

Le domande del dopo partita sono tante e si mischiano alla autocommiserazione. 
"Finisce sempre così" "Che ti avevo detto...mai 'na gioia" "Però abbiamo dato il massimo" "Lo stadio questa sera è bellissimo, non ci meritano" e così via... potrei continuare per ore il repertorio è davvero nutrito. 
La verità è che l'As Roma è fuori dall'Europa e che questo obiettivo è stato fallito. La verità è che un romanista lo sapeva che anche questa sera la storia non si sarebbe fatta, che quel giorno arriverà ma non si capisce bene quando. Essere romanisti è più o meno questo: sentirsi fieri anche nella sconfitta. Siamo fatti così, sosteniamo un amore e contro l'amore non si può lottare. 
Squilla di nuovo il telefonino questa volta lampeggia il nome : Claudia. 
Mia sorella vive lontano da qui e la sera lavora fino a tardi. Rispondo subito anche se ho poca voglia, non ho chiamato nemmeno papà so che ha il mio stesso umore: 
"Oi tutto bene?" 
"Si, certo che stai facendo?" Ecco Claudia è proprio figlia di mia madre. Lei il calcio non lo concepisce proprio: 
"Sono una femminista, non perderei mai tempo per uno sport giocato da maschi!" 
La sua risposta mi fa riflettere, sempre saggia la mia piccolina... e allora perchè io perdo la ragione??? Mi girano le scatole, mi girano sempre quando la Roma non vince, quando perde un'occasione, quando t'illude fino all'ultimo per poi farti tornare alla realtà. La Roma è come un sonno dal quale ti riprendi con un paio di schiaffi in faccia o un secchio di acqua gelata...come fa a non roderti quando ti svegliano così? 
Eppure sono queste le partite in cui si capisce se si è romanisti o no. Sono le partite in cui devi avere più forza, devi decidere se restare o rimanere e posso giurare che si rimane sempre. 
Si rimane ad aspettare quel giorno che qualcuno ti ha giurato che prima o poi arriverà, di solito a prometterlo è stato il tuo vate, la persona che ti ha iniziato a questa religione. Hai fiducia in lui e hai fiducia nella tua fede e allora aspetti che quel giorno in cui la Roma farà la storia tu ci sarai, perchè magari una volta negli ultimi 17 anni ti è già capitato di esserci e ancora te la ricordi tu quella giornata, è stata la più bella della tua vita. 
Saremo di nuovo più forti di tutti per una volta ancora ed è per questo che soffro e tifo Roma.




AsRoma - Lione 2-1 , Strootman, Manolas e Daniele De Rossi


























20 ottobre 2015

As Roma - Empoli 3-1: Daniele De Rossi la 500 giallorossa

 
As Roma - Empoli : Daniele De Rossi, 500 partite e gol

500 volte Daniele De Rossi o DDR, sembra una nuova autovettura da lanciare sul mercato: una macchina sicura, confortevole, bella e multifunzionale. 

Daniele De Rossi 500 partite in giallorosso e un gol per celebrare un amore che non conosce misura.  
Sono sempre stata di parte, non ho mai negato il mio debole per un giocatore che merita tutto il rispetto dalla sua tifoeeria. Si certo, ha un contratto stellare, si convengo che ha avuto periodi difficili ma Daniele De Rossi è per me una bandiera che non può, per queste ragioni, essere piegata e deposta in soffitta. 
No signori, non si fa così. Quando a Roma - Empoli lo speaker annuncia l'ingresso del n.16 in campo, aggiungendo che sta per giocare la sua partita n. 500, un vero romanista non può che emozionarsi. 
E' un'emozione strana fatta di brividi e compiacenza, di soddisfazione e orgoglio. Un'emozione giallorossa come quando scende in campo il tuo migliore amico, tuo figlio, tuo fratello o tuo cugino. E' quel feeling che lega noi spettatori sconosciuti come una grande famiglia, come la collana di perle senza valore di una nonna che non c'è più, una collana che non venderai mai perchè, per te, è una gioiello inestimabile. 

L'As Roma signori e signore non ha valore


So che il paragone non è del tutto originale, so che potrei fare di meglio per catturare la bocca del vostro stomaco e stringerla stretta in un pugno come quando il fiato si spezza per l'eccitazione e le guance diventano rosso ciliegia. 
E allora potrei dire che l'As Roma e Daniele De Rossi sono una cosa sola, prodotto di molte altre, come solo le cose buone sono in grado di essere. 
Un cibo prelibato, un quadro d'autore, una fotografia... un arcobaleno
Nessuna di queste creazioni avrebbe senso se non ci fosse una spezia segreta, una sfumatura di bianco, una luce suggestiva o l'insieme di colori. 
La Roma non avrebbe senso senza Daniele De Rossi e la sua carica con la maglia giallorossa, con la vena sul collo che ogni volta sembra pronta a scoppiare; con la sua barba da grande e le sue dichiarazioni da Capitano Coraggioso, da uno che si schiera sempre. 
Domenica Daniele ha anche segnato, con la sua rabbia buona, sempre pronto a saltare nell'area di rigore a prendere di testa quella palla maledetta per mandarla oltre il portiere. 

Daniele è così ci mette la testa e la faccia sempre, come domenica sera quando nel post partita ha dichiarato:

“Peccato per il gol sotto la Curva vuota. Il più bel regalo per le 500 presenze sarebbe la risoluzione di questo problema”

Daniele che non si dimentica mai della sua Curva, quella verso la quale corre per esultare anche quando è vuota, anche quando qualche fischio lo accoglie. 
Lui lo sa non si può fare di tutta un'erba un fascio e se qualche fischio arriva dalla "sua" Curva non importa, non possono essere tutti dalla sua parte.

As Roma - Empoli : il gol di Daniele De Rossi

As Roma - Empoli: tre gol per il secondo posto


La partita è stata deludente, un primo tempo da sonno in cui solo le battute dei miei vicini di "sofferenza" mi hanno regalato il sorriso. 
Prima un "Se po chiamà er time out?" e poi un "Stanno tutti fermi ma che è 'na rapina?" mi hanno svegliato dal torpore di una partita troppo grigia per essere giallorossa. 
Fortuna che il secondo tempo è stato disegnato dalla punizione di Pjanic, sempre più protagonista dai calci piazzati, un lusso che da anni la Roma non si concedeva; dal gol di De Rossi e dalla mini maratona di Salah, accorso a raccogliere un cross di Gervinho che sembrava cadere nel deserto dell'area piccola. 
Poi il gol lo prendi sempre, perchè altrimenti che Roma sarebbe??? 
Il resto della classifica si è ben comportata al punto che al momento l' As Roma è seconda (insieme all'Inter) a 17 punti, cioè a un punto dalla Fiorentina. Il mio commento si può riassumere in un: ce se po sta!

...e in Champions League

In Champions League contro il Leverkusen bisogna tentare l'impresa. Bisogna vincere per stanarci da quell'ultimo posto in classifica e sperare di arrivare più in alto. Se il Barcellona non commette errori si potrebbero prendere i primi tre punti in un girone decisamente difficile e dove al momento l'As Roma ha collezionato solo un pareggio e una sconfitta dolorosa.  

Concentrazione dunque... e chissà che non segni un'altra volta il nostro Daniele.



07 settembre 2015

Roma - Juventus: 2-1 : il Gigante Dzeko e la Juve lillipuziana

Roma - Juventus 2-1: il Gigante Dzeko schiaccia una lillipuziana Juventus

Roma - Juventus 2-1 mettiamo subito le cose in chiaro


C'è qualcosa di più bello di un lunedì che segue la domenica della vittoria della Roma sulla Juventus?
Due lunedì dopo la vittoria della Roma sulla Juventus!
Non scrivo il diario della Tifosa dalla fine di Aprile, quando lo scoraggiamento per una stagione calcistica deludente mi ha completamente pervasa, lasciando la mia testa priva di elaborare concetti originali in merito alla mancanza di gioco della squadra. Nemmeno il derby con la Lazio, vinto grazie al gol di Yanga Mbiwa (aspettato da me per un anno intero) mi aveva fatto cambiare idea.
Certo quel successo avera risollevato il mio umore ma il dispiacere per i punti persi nel girone di ritorno non li avremmo più recuperati e un'altra stagione era terminata "solo" con un prezioso secondo posto, per l'ennesima volta.
Così quando sabato 22 agosto il Campionato 2015-2016 ha avuto inizio, dopo un mercato estivo questa volta decisamente gratificante, ho visto la Roma scendere in campo contro il Verona, ero certa che ne avrei avuti di concetti da esprimere.
Purtroppo il debutto finito 1-1 non ha fatto che tirar fuori di nuovo i vecchi problemi. Come una coppia che si ama e si allontanta per qualche mese, nella speranza che una pausa di riflessione sia il rimedio sufficiente per appianare i diverbi cronicizzati dall'abitudine e alla prima occasione capisce che nulla è cambiato.
Così dopo Verona - Roma non ho scritto nulla e ho aspettato che Roma - Juventus venisse giocata.

Roma - Juventus, la prova del 9


Ai laziali e agli juventini che mi dicono: "Tanto ad Agosto voi vincete sempre il Campionato" rispondo lapidaria: "Nessuno qui ha parlato di Campionato. Abbiamo vinto una partita però, questo lo possiamo dire?"
Allora tacciono, abbassano gli occhi, si mordono le labbra e annuiscono. La verità non si può negare. La Roma finalmente è tornata. Rudi Garcia finalmente è tornato.
Una squadra rinnovata, ancora una volta ma questa con i giusti innesti, Dzeko in primis, che ha saputo gestire una Juventus, rimaneggiata dalla perdita di Pirlo, Tevez e Vidal, e vincere uno scontro diretto importantissimo.
Dopo un'estate all'insegna di colpi di mercato e una Curva Sud da dividere, con conseguente perdita di posti per gli abbonati già tesserati, la stagione in casa si è aperta con la protesta della Sud.
Una Curva Sud piena e muta, capace di cantare solo cori contro la polizia e i celerini mandati irresponsabilmente a offrire la propria pelle a 10 mila tifosi arrabbiati.
Un esordio pessimo sugli spalti che per fortuna non ha rispecchiato quello in campo. Lo Stadio strabordava di tutto. Il sole scioglieva i volti abbronzati e rilassati, il numero 10 di Totti campeggiava sulle spalle di donne, uomini e bambini mentre bicchieri di acqua fresca e birra gelata dissetavano bocche pronte a schiarire la voce per esultare.
Il numero 10 di Francesco Totti, il nostro Capitano che per la prima volta  a Verona non è stato schierato in campo e non è subentrato nei 90' per "scelta tattica".
Il nostro Capitano che anche contro la Juventus resterà in panchina, perchè gli anni passano per tutti e di lui avremo bisogno molto quest'anno e dobbiamo farlo giocare quando è necessario.
La banda degli Ultras Gonzaga era al completo: Marco, Christian, Sandro, Matteo, Mirko, Chiara e Antonella.
Sugli spalti Alma e i suoi 80 anni superati da tempo, aspettavano l'ennesima stagione dell'As Roma con lo stesso fremito di un ragazzino di 5 anni .
Marco torna all'Olimpico da papà, Christian da uomo innamorato, Sandro da padre attento e lavoratore premiato, Matteo da adolescente sempre meno bambino, Mirko da collezionista attento, Chiara da scrittrice curiosa e Antonella da cinquantenne favolosa.
Ognuno al suo posto, pronto per affrontare una nuova stagione proprio come Massimo che fisicamente si trovava davanti a un forno a sfornare pizza ma con il cuore era proprio dove eravano noi.

La partita


La formazione della Roma non era quella tipo.  Daniele De Rossi viene schierato come centrale di difesa, ruolo in cui si rivelerà perfetto (e guai a chi mi parla male di Daniele) ma che non è certo il suo, almeno non lo era stato fino a quel momento.
Francesco Totti è spettatore, un leone in gabbia. La partita inizia ed è subito Roma - Juventus con un rigore a favore della Roma, non concesso, dopo nemmeno un minuto di gioco.
La Roma non si arrende, continua a pressare mentre la Juventus si chiude nella sua area come una squadra provinciale, incapace di uscire fuori se non con sterili contropiedi .
Pogba è nervoso, forse troppo per essere un fuoriclasse, dimostra che la Juventus ha paura... che fine hanno fatto gli schemi di Conte? E Allegri che cosa è in grado di fare adesso che è orfano di un'eredità che ha sciupato con maestria nella scorsa stagione?
Nonostante qualche giallo non distribuito da Rizzoli e un predominio giallorosso evidente, chiedetelo al palo sotto la curva nord, la partita finisce i primi 45' con un risultato di parità 0-0.
Pieghiamo i giornali disposti sui sedili blu e ce li portiamo con noi mentre scendiamo le scale del settore 15 alla ricerca di un caffè e di un po' di acqua prima che di sgranchirci le gambe.
La Roma ci sta piacendo. L'ottimismo trapela dagli occhi del vecchio con la sigaretta in bocca, dalle fossette del bambino che divora il gelato e soprattutto dal chiacchiericcio divertito dei tifosi in fila al bar. La Roma c'è e questo oltre ad essere un conforto è una gran bella notizia.
Il secondo tempo assomiglia al primo: la Roma pressa mentre la Juventus aspetta.
Questa volta però la Roma attacca verso la Curva Sud. E' il 61' quando Pjanic batte una punizione al limite dell'area e lascia Buffon fermo. L'esplosione di gioia è incontenibile. Mi aggrappo a Mirko e non voglio si muova, ho bisogno di stritolare qualcunoper essere certa che quel gol meraviglia sia vero. La Roma vince 1-0 meritatamente.
La Curva Sud smette di protestare, di prendersela con l'altra Curva Sud che incita la squadra, e si accorge del vero motivo per il quale è allo stadio: tifare.
La Roma continua a pressare, Mister Garcia sostituisce Salah con Iturbe che rimedia subito un giallo per la Juventus e poi.. poi Evra viene espulso  ( del resto sempre meglio che mettere fuori Pogba) e al 79' Dzeko corre sotto la Sud per abbracciarla tutta: è 2-0 e Dzeko segna il suo primo gol giallorosso lasciando Chiellini inebetito. 
Lo Stadio impazzisce letteralmente. La gente salta da una fila all'altra. Mi giro per dare un cinque ai ragazzi dietro di me, non trovo nessuno. Sono tutti corsi verso il campo, come se potessero abbracciare quel gigante arrivato dal Nord, il gigante Dzeko - Gulliver cui basta una pedata per schiacciare gli juventini - lillipuziani che cercano di legare mani e piedi a una Roma troppo grande per rimanere vinta.
Un gol bianconero all'87' di Dyabala non rovina la festa a nessuno, anche se una parata incredibile di Szczesny allo scadere della partita, per un attimo blocca la digestione a una vittoria che aveva già profuso il suo sapore di pasta fatta in casa, un sapore autentico.

La vittoria

Un successo voluto, ecco il significato di Roma - Juventus.  Una Roma coraggiosa che ha inflitto alla Juventus, per la prima volta nella sua storia, la seconda sconfitta successiva in campionato lasciandola a 0 punti.
Qualcosa forse sta cambiando lo dice l'arbitro che nonostante la sua direzione di gara insufficiente non è stato capace di fermare il successo giallorosso. Lo dice il palo che ancora trema e lo dice Pogba miracolosamente sfuggito al cartellino rosso, oltre al rigore negato di cui tutti dobbiamo parlare perchè è quando si vince che certe cose vanno dette.
Una vittoria voluta dal gruppo che significa: Totti in panchina e Digne, appena arrivato e già combattente, in campo. Signifia Falque titotale e Gervinho a guardare.
Significa De Rossi Capitano vero, con buona pace di chi gli vuole male. La Roma è pronta per raggiungere un traguardo e siamo pronti anche noi. 

24 marzo 2015

Cesena - As Roma 0-1 Daniele De Rossi, anima romanista

Cesena - As Roma 0-1, Daniele De Rossi segna e la Roma vince.

 Daniele De Rossi segna e l'As Roma vince una partita fondamentale.


Daniele De Rossi, il giocatore più discusso degli ultimi tempi, ha siglato una rete importantissima. Inutile scendere in tecnicismi, mettersi a parlare di una partita ancora una volta poco interessante. Non voglio raccontare la desolazione del vedere una squadra senza le gambe, sono mesi che non si parla di altro. Quindi oggi voglio esprimere le mie riflessioni su una squadra che, pur senza le gambe, ha tirato fuori di nuovo la sua anima, un'anima romanista, un'anima vera, un'anima con un nome e un cognome: Daniele De Rossi.

E già lo so, perchè l'ho sentito dire e l'ho letto, che qualcuno lo continua a mettere sulla gogna Daniele quello che "un gol casuale lo salverà per sempre", "misterseimilioniemezzo all'anno" e tante altre cattiverie. Per carità ognuno può pensare quello che vuole, e non sono certo io a dover convincere una parte del tifo giallorosso a perdonare un calo vistoso e indiscutibile di prestazioni da parte del nostro numero 16.
Quello non è discutibile, ahimè e sarebbe fazioso e poco obiettivo ammettere che negli ultimi tempi Daniele De Rossi ci ha fatto più ridere che disperare.
Quello che invece voglio mettere, e lo voglio mettere fortemente, in discussione è il concetto di "anima" di una squadra. 

Il Capitano e le sue due anime


Cosa s'intende per Anima di una squadra?
Il Capitano è colui che la squadra la trascina, la supporta e la motiva in campo e negli spogliatoi. A Roma questo ruolo è sdoppiato.
Ci sono giocatori che sono dei campioni, il loro ascendente è talmente forte che chiunque giochi con loro non può che subirlo e positivamente esserne vittima, come se la forza del campione lo motivasse a dare e fare del suo meglio.
La maggior parte questi campioni sapendo di esercitare questo potere, non si sforzano di motivare la squadra e i propri compagni in un modo diverso da quello che può essere l'esempio in campo, il gesto atletico, la generosità nel gioco, il rispetto delle scelte. I campioni di questo tipo sono come i primi della classe, quelli che raramente cogli impreparati. Loro sono fighi e tanto basta.
Poi ci sono quei giocatori che hanno una marcia in più anche se non sono dei fuoriclasse. Quelli che non ci stanno a prerdere, non ci stanno a giocare male e soffrono quando questo accade. Questa categoria è rara, talmente rara che se mi chiedete un'esempio della prima specie mi viene facile dire : Totti, Del Piero, Baggio. Mentre della seconda tipologia mi vengono in mente esempi come De Rossi, Inzaghi, Mancini. Giocatori rari e ormai passati... eppure noi due di loro ancora li abbiamo in squadra.
Ecco la Roma ha un Capitano solo fatto di due animequelle di Francesco e Daniele ed è questa la sua più grande fortuna.
E non esiste un Capitano Futuro perchè Daniele è da tempo che interpreta l'anima grintosa e passionale di Capitano, lui è un Capitano vero. 

Le critiche di chi non capisce

Chi critica queste due anime vuol dire che non è meritevole, a mio avviso, di essere considerato un romanista per il semplice fatto che nega l'identità di una squadra, nega la sua peculiarità più bella.
L'As Roma a differenza di altre realtà calcistiche ha un cuore, ha dei giocatori romani, romanisti che quando scendono in campo (nel bene come nel male) credono davvero nei colori che indossano e non è retorica o fantasia, ci credono e soffrono per quella maglia. 
Loro sono la nostra ricchezza, sono quelli che ci distinuguono dalle altre squadre fatte per vincere o sopravvivere, fatte di giocatori che la maglia la cambiano ogni anno o quasi. A cui non interessa essere ceduti durante il mercato di gennaio. Giocatori che vivono il calcio come un mestiere senza nessun particolare attaccamento ai colori che indossano.
Per questa ragione  bisogna avere il doppio del rispetto per Francesco e Daniele.

L'esultanza

Basta vedere la sua esultanza, quella vena sul collo (anche quella sono stati capaci di criticare) che mi piace tanto perchè quando Daniele è corso dopo il gol segnato contro il Cesena, ha urlato cosi forte da far andar via la mia voce, ha corso così tanto da farmi perdere il fiato.
Una partita sofferta ma con una certezza rinnovata, questa Roma non si è venduta l'anima, questa Roma c'è ancora. 


12 gennaio 2015

Je suis Charlie ma anche Francesco Totti (cit. dal bar sotto casa di Ilaria)

Roma - Lazio 2-2: Totti fa una doppietta, un record e un selfie

Lo spettacolare derby di Roma finisce in un pari: 2-2

Se ne parlerà per molto tempo di questo derby giocato alla penultima giornata del girone di andata e riacciuffato per i capelli dopo un pessimo primo tempo che vedeva la Roma sotto di due reti (Mauri prima e Anderson dopo).
Un derby di quelli che fanno male al cuore e lo scrivo nel senso reale, dato il numero d'interventi della Croce Rossa in Curva Sud a seguito del pareggio di Francesco Totti
Questo derby passerà alla storia per le sue coreografie ( o scenografie decidete voi quale termine preferite usare) studiate nei dettagli, frutto di un lavoro lungo e di un numero di persone corposo. 

Una Curva Sud che gridava: 
Figli di Roma, Capitani e bandiere... Questo il mio vanto che non potrai mai avere
Il derby di Roma è così, è tutto un "non vedo l'ora che finisce" e un "se semo magnati l'impossibbbile" oppure un "se semo salvati". 
La verità è che la prima domanda che ti poni quando ti metti in marcia verso l'Olimpico o prendi posizione davanti alla televisione è :
"Come te la senti?" 
E quando a questa fatidica domanda mio padre ha risposto:
"Se te può riconsolare, non me la sento male" mi sono risollevata un pochino.

Come te la senti?

Un interrogativo che ne smuove altri cento e tu nel pensier ti perdi alla ricerca di come te la sentivi quella volta che la Roma ha vinto 4-0 al primo tempo. 

Perchè è quello il mio problema tutte le sante volte. 
La prima volta che ho visto un derby allo stadio era il 21 novembre 1999. L'anno in cui la Lazio era fortissima, non a caso ha vinto lo scudetto in quella stagione, e la Roma lo era decisamente di meno. Beh, in quell'anno lontano, alla Roma è capitato di compiere il miracolo. 
E' capitata la partita perfetta: 4 gol in 31 minuti. Un' apoteosi vera, indescrivibile. 

Ecco, il mio limite è quel derby, la dimostrazione che, anche se sei favorito, puoi (e spesso accade proprio così) perdere e che la forza "sulla carta" di una squadra non sempre risponde alla forza reale di un match. 

Così se la Roma è favorita ho paura di perdere e se non lo è m'illudo nell'idea di un'impresa.


 

Il derby è una partita diversa

La mattina ti svegli con un'agitazione che non t'appartiene
Una tensione che riuscirai a lavare via come una doccia solo quando al 90' l'arbitro decreterà la fine di un incontro lungo una vita.

Perchè il derby è una partita infinita, inizia quando sei bambina e finisce che ti sei invecchiata di 30 anni.

Come che Totti all'età di 38 anni, tanto deriso (quanto temuto) dalla sponda avversaria, rispolveri un numero da numero 10 come lui: elevandosi in aria e allungandosi in un modo disumano, marziano per prendere la palla e insaccarla trasformando il risultato in un pareggio impensabile solo 20 minuti prima.

Roma-Lazio 2-2, doppietta di Totti ed è record

Il mio Capitano Francesco Totti: due gol e un selfie

E pensare che quando ho letto la formazione non ero molto tranquilla. 

E' rinomato che i romani della Roma nel giorno del derby sono più agitati di noi tifosi. Fino alle 13.00 ho cercato di capire se Mister Garcia avesse deciso di schierare Destro oppure Totti. 

Dagli spalti della Sud ho visto scendere in campo Totti, De Rossi e Florenzi.

L'entusiasmo era alle stelle e l'idea che i romani giocassero il derby mi faceva sentire ancora più vicino alla mia squadra in un giorno tanto importante. 
Da una parte però ero preoccupata che l'emozione prendesse il sopravvento sulla professionalità, che questi romani romanisti potessero innervosirsi.  Avevo sbagliato

Tranne che per Alessandro, sostituito alla fine del primo tempo per evidenti motivi tattici, Daniele e Francesco hanno espresso in tutto e per tutto la loro misura di Capitani. 
Infatti solo un Capitano è in grado di risolvere una partita storta e solo un Capitano è in grado di dire questo:
"Stare accanto a Francesco per un'intera carriera, a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia, non è normale. In questa città un po' strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro - sottolinea - , per dare forza alle sue tesi... ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono"

Daniele e Francesco, un binomio unico, irripetibile e inossidabile. 


Derby Roma - Lazio 2-2, le due anime di Roma: il selfie di Francesco Totti e Daniele De Rossi

Quando Capitan Totti ha segnato ed è corso sotto la Curva, non lo so dov'ero.
Ero sulle spalle di Mirko e poi tra le braccia di Christian e, dopo ancora, stavo dando pacche sulle spalle di Marco mentre scuotevo la testa perchè quell'emozione rimanesse sulla bocca dello stomaco; perchè le mie urla la potessero comprimere dentro, in fondo all'anima e nutrirla sussurandole "si può fare".

Era il minuto 19' del secondo tempo, mancava ancora molto e la Roma era tornata in palla finalmente. Francesco aveva firmato una doppietta che significava record e mentre la curva nord ammainava lo stendardo della barca in cui Caronte trascinava il tifoso romanista dall'altra parte della riva, lo stendardo di Francesco Totti rimaneva fisso e stirato in una Curva Sud ammutolita da un giocatore di una classe mai vecchia, mai stanca, mai sgualcita.
Francesco che sa sempre regalare ai tifosi un'esultanza originale, questa volta non ha resistito e si è immortalato con un selfie davanti alla sua Curva Sud. Un selfie per ridere, per divertirsi, per gente che ha ironia. Non per tutti quindi...

"Qui a Londra non si parlava d'altro" scrive la mia amica Marta sulla sua bacheca "The King of Roma is no dead" conclude. 
E il giorno dopo sul Daily Mirror così si scriveva sulle gesta del Mio Capitano:

Noi odiamo i selfie. Li odiamo. Non c'è mai una scusa ragionevole per farsene uno, specialmente nel calcio. Però li disapproviamo per coloro che sono mortali. La leggenda della Roma Francesco Totti è un tipo differente di umano; Il tipo che può fare qualunque cosa lui voglia. Se avete bisogno di una prova inconfutabile che Totti sia davvero il calciatore più cool che sia mai vissuto, questa si è manifestata durante il feroce derby di Roma di oggi tra Roma e Lazio. Dopo aver segnato il 2-2 del pareggio, Totti ha celebrato uno dei suoi gol più importanti... con un selfie.

Roma legend Francesco Totti is a different type of human; the type who can do whatever the hell he wants

E allora sapete che vi dico? The King of Rome will never die...


Derby Roma - Lazio 2-2 : il selfie di Capitan Totti dopo il secondo gol

02 dicembre 2014

As Roma - Inter 4-2: i conti tornano sempre.

 
AsRoma - Inter 4-2: Miralem Pjanic autore di una doppietta

As Roma - Inter è finita 4-2, in clima di euforia amplicato dal provocatorio comportamento dell'ex di turno Pablo Daniel Osvaldo.

Già nei giorni precedenti era salita un po' di tensione. La partita con l'Inter è sempre una specie di derby per me, vuoi per il loro gemellaggio con i cugini laziali, vuoi perchè il mio ex capo è interista e soprattutto per colpa di un ricordo che ha segnato il mio tifo nel lontano 3 maggio 1999. 
Era un Roma - Inter finito 4-5 con un gol di testa di Diego Simeone al minuto 87 proprio sotto la Curva Sud. Una delusione che ancora brucia.
Ne è passato di tempo da quella partita in cui i bagarini ci avevano venduto gli unici biglietti disponibili fuori dai cancelli e io e Andrea M. (il mio migliore amico di tanti anni fa) avevamo trovato solo posti in piedi, appoggiati alla fine delle scale d'ingresso di uno dei settori della Sud. Uno stadio pieno come quello non lo ricordo, se non per occasioni davvero speciali. 65.966 spettatori, recitava il tabellino post match. Roba da capogiro, roba di un calcio che è scomparso davanti a sua maestà la "diretta televisiva".

A distanza di 15 anni però i conti tornano.

AsRoma - Inter 4-2: l'esultanza sotto la Curva Sud

Il tempo restituisce quello che ti prende ed è così che è arrivato il 30 novembre 2014, silenzioso e galantuomo, pronto a ridare il maltolto.
In campo una Roma superiore a quella del lontano 1999 e un'Inter probabilmente meno forte. Insomma le parti si sono capovolte ma in campo è sempre una gara avvincente.
Sugli spalti eravamo al completo: io, Mirko, Christian, Marco, Antonella, Sandro e Matteo. Ancora increduli per la partita di Mosca ma convinti della forza della nostra squadra, una forza che non svanisce con qualche pareggio e un paio di sconfitte.
Daniele, altro fedele abbonato, mostra ancora un po' di malcontento e inizia si lancia in una serie di lamentele che arrivano alla provocazione con la seguente frase: 
"Dodò pure le punizioni ora batte, che non lo rimpiangi Dodò?" 
Sapeva che a una frase del genere Christian avrebbe ceduto con la sua veemenza, un misto di urla e romanistità che si trasforma nella risposta:
"'O rimpiangerai tu Dodò, 'n vedi questo. Che me toccà sentì? Nun ce venì allo Stadio no? Che ce vieni a fà, tanto mo' pe' 'na partita pareggiata è un miracolo se 'namo a ffà l'Intertoto". 
In fila ai tornelli per entrare in Curva si ride, l'aria è distesa nonostante la notizia della vittoria della Juventus a 4 secondi dalla fine del derby.
"Nun ce se crede! Er Padreterno dalla parte loro c'hanno".
Qualcuno non si trattiene, a me rode dentro ma taccio. Concentrazione è la parola d'ordine. A dire la verità un po' c'avevo sperato nell'impresa del Torino. Poche ore prima avevo detto a mio padre, sicuro che i bianconeri avrebbero vinto 4-0, che poteva essere la domenica buona per l'aggancio.
"Ma che stai a dì? Noi con l'Inter non abbiamo una partita facile".
Un "mah" era uscito spontaneo dalla mia bocca cucita su una faccia dall' espressione dubbiosa. 
Non c'è stato un solo momento nel quale ho temuto una defaillance della mia Roma. Un romanista si distingue anche per questo, un romanista sa... ma questo già ve l'ho spiegato la volta scorsa.
Con i panini pronti, uno con il polpettone e una mini baquette (scusate i francesismi ma è tutta colpa di mister Garcia), con mozzarellina di bufala e prosciutto, ero pronta ad affrontare qualsiasi nemico.
La Roma scende in campo e la Curva Sud non esita a fischiare Osvaldo che, da quando è diventato ex, dimostra la sua rabbia nei confronti di noi tifosi, come se fossimo la causa dei suoi fallimenti sportivi. 
Un atteggiamento da "poveretto" il suo che, preso dalla smania di dover dimostrare quanto fosse forte, ha iniziato a esibirsi in capovolte nell'area di rigore, alla ricerca di un gol che, ovviamente, è arrivato al minuto 12 del secondo tempo seguito da un' esultanza decisamente fuori luogo del "poveretto" argentino, soggetto affetto da egocentrismo compulsivo.
Un'esultanza per un 2-2 che ha definitivamente segnato la sconfitta della squadra di Mancini, perchè se non avesse provocato fuori luogo la Curva Sud (e quindi i giocatori in campo) forse la reazione non sarebbe stato tanto accanita. 
Facciamo un passo indietro quando a minuti rovesciati, ossia al 21esimo minuto del primo tempo, a sbloccare la partita era stato un veloce Gervinho che aveva scheggiato la palla nell'area di rigore dell'Inter mandando in estasi l'Olimpico. 
Un vantaggio durato appena quindici minuti quando Ranocchia butta la palla alle spalle di De Sanctis
Il primo tempo si conclude così mentre la pioggia cominciava a cadere, rompendo un caldo che sembrava più primaverile che invernale. L'ora del panino era arrivata sul pareggio, anche un tifoso gioca e ha bisogno di recuperare le forze.
"La Roma c'è si può fare".
La sensazione della vittoria è comune e si consolida quando al 2' del secondo tempo Holebas inizia a correre, a correre, a correre finchè non segna un meraviglioso 2-1.
"Non ci posso credere, Holebas mio che hai fatto!"
Che ha fatto???  Hai segnato mentre addentavo la mini baquette? Che modo è, senza avvisare, per poco mi strozzo! Tutti saltati in piedi mentre io a bocca piena rimanevo seduta. Mai mangiare un panino durante la partita, rischi di morire strozzata.
E poi arriva lui "il guastafeste", quello che se non sta al centro dell'attenzione si sente male. Osvaldo segna, non ha il coraggio di mostrare la maglietta bianca che porta sotto quella ufficiale e instiga tutto lo stadio alla rabbia collettiva. Pensate urla sotto la sua curva, inpiega 5 minuti per tornare in campo e con le braccia e i pugni chiusi continua ad agitarsi rivolto alla tribuna Montemario e alla Curva Sud. Riesce a fare tutto ciò senza nemmeno prendersi un cartellino giallo eppure Francesco Totti per molto meno contro la Juventus un cartellino giallo l'ha preso e come: inspiegabile.
Sarà stato questo il motivo che ha ispirato l'ennesima magia del Capitano che da terra, ancora una volta, dimostra di avere gli occhi dietro la testa creando un assist per quel fenomeno di giocatore che si chiama Miralem Pjanjic che segna di potenza e porta la Roma in vantaggio.
A questo punto accade qualcosa, forse l'arbitro si ricorda che non ha ammonito Osvaldo per l'esultanza poco appropriata, forse è solo stanco e non ce la fa più a correre, fatto sta che tira fuori un cartellino rosso per Mancini l'allenatore protestatore.
La Roma però non ha finito. 

09 novembre 2014

Bayern Monaco - Roma 2-0: ai piedi del Bayern ma a testa alta

Bayern Monaco - Roma 2-0 : ai piedi del Bayern ma a testa alta

 

La Roma a Monaco ai piedi di un Bayern troppo forte. 


Questa volta non l'ho vista. Dopo l'umiliazione dell'andata, una cosa era certa: non sarebbe potuta andare peggio.
Magra riconsolazione, lo so, ma è sempre meglio vedere il bicchiere mezzo pieno che fasciarsi la testa ormai rotta in sette pezzi. 
La previsione tutto sommato si è rivelata corretta, i gol presi sono stati solo 2. La Mia Roma è uscita di nuovo sconfitta, il colosso Bayern Monaco non ha avuto alcuna pietà nemmeno questa volta e allora sposo le parole di Daniele De Rossi che ha osservato: 
"Siamo forti e possiamo ancora vincere lo scudetto. La sconfitta di Napoli ci può stare, non possiamo vincerle tutte. Quella di Monaco ci dice che siamo forti ma non abbastanza per vincere la Champions League". 
E così sia. 
Per fortuna il girone è quasi alla fine e la classifica è impietosa, specchio di un Bayern Monaco assolutamente senza avversari degni del suo potenziale. Se ne sta lì in alto a guardare dalla vetta dei suoi 12 punti (ha vinto tutte le partite) le seconde Roma e Cska a 4. Fortuna che con i russi all'andata abbiamo vinto facile e la differenza reti ci vuole in vantaggio su di loro per il secondo posto.
Il Bayern è tanta roba, troppa per chi torna in Champions dopo 4 anni. 
Quindi, tornando a mercoledì sera, ho lavorato al ristorante e la partita l'ho seguita solo grazie al cellulare animato dal gruppo Fantacalcio e dai messaggi di Mirko.
Non vi nascondo che quando il primo messaggio di Mirko è stato: 
"Un'altra Roma, sembra di essere tornati alle prime giornate di Campionato" ho intimamente sognato di portare a casa un punto e magari 3 all'ultimo minuto.  Cose da romanisti, sogni che non si controllano vagano in un angolo della nostra testa e affiorano non appena gli si lascia un piccolo spazio.
Fabio mi chiede ogni due minuti cosa fa la Roma.
"Allora? Allora?" 
"Allora che Fabiè? Ti ho detto fino a 3 minuti fa che stiamo 0 a 0 non sei contento?"
Fabio non sorride nemmeno, lui è molto più teso di me. Appartiene a quella categoria che nun s'arende perchè la Roma è la n1
Lui crede nei miracoli e nega l'evidenza di un Bayern che non si può arginare soprattutto se, ad aginarlo sono giocatori come Torosidis e Holebas.  
Giocatori utili per un Campionato lungo ma non presentabili in una competizione come la Champions League sarebbe come dire che Fabio Volo va a fare un campionato di scrittura con Nick Hornby.
Fabio mi chiede di nuovo "Che fa la Roma?" ed è in quel momento che mi accorgo che il Bayern ha segnato al 38' minuto. 
"E' finito il primo tempo e perdiamo 1-0".
E poi succede, come tutte le volte, che ci rimango male perchè alla fine ci credi sempre, perchè la paura di una nuova figuraccia si presenta educata con un "posso entrare?". 
Inizia il secondo tempo a Monaco, mentre a Roma mi districo tra una faraona e un abbacchio scottadito e il tavolo 7 che ti chiede ancora cicoria ripassata. Il cellulare vibrare nella tasca del grembiule tra tappi di sughero, penne e apribottiglie. 
Avremo pareggiato??? 
"Che fa la Roma? Che fa?"
Fabio mi pressa peggio dei giocatori tedeschi che non mollano l'osso nemmeno al 90', come qualcuno mi ha detto nel gruppo fantacalcio: 
"Saranno pure forti ma ve sembra normale?"
Mah, il dubbio assale il debole e il perdente quindi preferisco pensare che sia normale. Il Bayern Monaco raddoppia al minuto 63' e l'unico extraterrestre in campo mi pare Neur quel gigante buono che ha anche mangiato proprio qui da Armando al Pantheon qualche tempo fa. 
"Chi mangia da Armando ha superpoteri!" 
Papà trova cosi il suo bicchiere mezzo pieno e poi aggiunge: 
"Ma non poteva stare a mangiare qui stasera invece di perde tempo in campo?" 
Già... forse quelle due parate miracolose non le avrebbe fatte e Nainggolan dopo e Gervinho prima, ci avrebbero potuto regalare un sogno.
Fabio continua a chiedere e quando al 79' vedo che per loro entra tale Rode, mi sembra un segno. 
Abbandono ogni speranza e inizia a rodere un po' anche a me. 
La partita finisce e Fabio non s'arrende: 
"Che fa il Manchester City?" 
Controllo e vedo che il Cska ha fatto il colpaccio: il City ha perso. Fabio è al settimo cielo. 
"Siamo secondi se pareggiamo passiamo uguale... anzi te dirò basta..."
lo interrompo con un : 
"Non me scoccià, non fa calcoli che qua poi lo sai come finisce".
Lui non mi ascolta continua a parlare mentre ormai con la testa sono già a Roma - Torino. 
Il Campionato si può vincere e allora è il momento di tornare a scalare la classifica. 
Con il talento si vincono le partite, ma è con lavoro di squadra e l'intelligenza che si vincono i campionati
Parola di Michael Jordan uno che la palla in rete l'ha messa tante volte e allora Dajeee facciamolo vedere a tutti che la Roma c'è ed è forte, anzi fortissima.

01 novembre 2014

Napoli-As Roma 2-0: una sconfitta meritata

 
Napoli - As Roma 2-0: Benitez e Garcia si salutano | photo: www.gazzetta.it

Nel Derby del Sole a splendere è solo il Napoli 


Ho scelto la colonna sonora di questa partita appena finita. L'ho scelta per caso, ascoltando la frase di un telecronista alla tv : "per niente facili".
Ho ripreso il testo di Ivano Fossati, che fatalmente è di Genova città protagonista delle ultime due giornate di Campionato, e ho trovato che quelle parole, in questo sabato di calcio per noi romanisti già concluso (e concluso male), calzavano davvero a pennello per esprimere il mio stato d'animo.

Per niente facili
uomini sempre poco allineati... 
li puoi pensare nelle strade di ieri 
se non saranno rientrati.

Uomini sempre poco allineati...
Oggi la Roma non ha avuto i suoi uomini. Che fine hanno fatto? Dove sono finiti i Lupi del Condottiero Rudi Garcia?
Una formazione atipica (solo una volta in questa stagione è scesa in campo) senza De Rossi titolare per la gioia di molti ma non per quella delle statistiche che dicevano: senza Daniele la Roma prende gol, sempre.
Un'altra "botta di francesismo", come definisco gli atteggiamenti del Mister quando si comporta da presuntuoso davanti a partite che meritano un'attenzione maggiore. Va bene il turnover ma era necessario oggi, contro il Napoli, togliere gente in forma come Mattia Destro?
Possibile che i nostri giocatori non riescono a sopportare 3 partite in una settimana? Se siamo così stanchi bisogna correre ai ripari. 

Sarà possibile incontrarli in aereo 
avranno mani e avranno faccia di chi 
non fa niente sul serio
Perchè l'America così come Roma 
gli fa paura... 

Gli fa paura... un po' il Napoli ha fatto paura anche a me. Un attacco stellare e una voglia di dimostrare la propria forza fuori da qualsiasi pronostico.
La Roma appare stanca. Incapace di costruire gioco, molto per la bravura degli altri, molto per mancanza d'idee o di uomini. 
Le assenze di Maicon e Castan in difesa iniziano a pesare, come quella di Astori e Strootman. Manca la Roma "titolare" per arrivare ad avere una Roma "titolata". 
Nessun dramma per carità, la Juventus è a portata di mano e siamo solo alla decima giornata. 
Certo bisognerà rimediare subito a partire da martedì contro il Bayern perchè la "sconfitta" non diventi il nostro consueto mood.

As Roma - Cesena: De Rossi segna ed è di nuovo vetta

As Roma - Cesena 2-0 : Daniele De Rossi segna il gol della vittoria | photo: www.sportmain.it

 

As Roma - Cesena, una vittoria che vale la vetta


Odio il turno infrasettimanale.
Lo odio perchè non posso essere nel mio Stadio a tifare la Mia Roma.  Lo odio, perchè mi perdo partite come Roma - Cesena, apparentemente insignificanti, facili, dal risultato scontato eppure imbevute di quello spirito che può dare alla testa tanto sono forti le emozioni che provocano.
Una partita iniziata con un commovente applauso per Stefano e Cristian, padre e figlio morti in un incidente stradale dopo Roma - Bayern.
In Curva Sud a prendere il loro posto la moglie di Stefano e la piccola sorellina di Christian. 
Un applauso lungo diversi minuti ha ammorbidito l'area umida della serata quando Morgan De Sanctis ha portato un grande mazzo di fiori giallorossi in omaggio ai due tifosi scomparsi. 
La commozione è tanta. La gente ha gli occhi umidi di una tristezza nata dall'incredulità per un episodio che la ragione non può comprendere. 
Tanti occhi d'acqua proprio come quella del mare dove Christian e il suo papà sono stati felici giusto un'estate fa. 
L'emozione è ancora stagna nei cuori quando Destro, a pochi minuti dal dal fischio d'inizio, grazie alla generosità di Gervinho, la butta dentro per l'1-0.
Non esulta Destro come un ragazzo ventenne dovrebbe fare. Esulta piuttosto come se segnare, quindi svolgere il proprio compito d'attaccante, fosse qualcosa di cui vantarsi. Come se essere primi in classifica, fosse solo merito suo. Peccato, non è l'atteggiamento di un vincente magari aveva solo una giornata storta. 
Tutto questo accade allo Stadio mentre mi trovo a lavorare al ristorante, con il cellulare a portata di vista, una cugina che non vuole sapere nulla perchè la partita poi la deve rivedere a casa, un collega (Fabio) più pazzo di me e papà che in cucina riesce a tenerci aggiornati in tempo reale. 
Mirko mi aggiorna dallo stadio ma dopo il primo gol non arriva nessun messaggio. 
"Possibile che solo 1-0 contro il Cesena?" 
Fabio non è tranquillo e sinceramente nemmeno io. Nel frattempo la Juventus continua a pareggiare. 
"Figurateee" dice papà.
Il tempo scorre da Armando al Pantheon, tra un piatto di fettuccine alle rigaje di pollo e un ossobuco. Scorre anche all'Olimpico e la cronologia della mia app sportiva recita: partita noiosa. 
Ancora 1-0. 
Risultato balordo perchè può trasformarsi in un pareggio all'ultimo minuto. La Juve intanto continua a pareggiare.
Salgo in cucina e vedo mio padre dimenarsi muto come in preda a una danza pugliese. 
"2! 2!" fa a bassa voce perchè mia cugina non senta. 
"Chi?" faccio io
"Chi?" replica Fabio
"Danielino". 
Ecco che me lo vedo sul campo mentre gli scoppia la vena dal collo su quella pelle chiara diventata paonazza dalla gioia. 
Mirko m'informa subito dell'aggiornamento dalla Curva Sud. Muovo le braccia in gesto di vittoria, Daniele ha finalmente segnato alla faccia di chi lo critica sempre, di chi lo chiama merceneraio, di chi mette in dubbio la sua professionalità e la sua importanza

Daniele non è Capitano futuro, Daniele è uno di noi. 

Uno che si sente male se la Roma perde, uno che darebbe la vita per la maglia che indossa e che merita d'indossare perchè solo chi ama la maglia sa cosa significa onorarla. 
Daniele De Rossi è un'esemplare raro del nostro Calcio, raro e come specie da proteggere ha un costo ed è per questo che merita rispetto. 

Scendo in sala più sorridente e rilassata, scambio qualche battuta con i clienti e poi sento un clacson dalla strada. 
"Un clacson? E' successo qualcosa" dico a Fabio che non mi ascolta. 
Salgo di nuovo in cucina. Su Whatsapp un delirio di messaggi: gruppo Celata, Puglielli, Burattini e co. è impazzito.  Mirko chiaramente delira. 
Eurosport dice: Genoa - Juventus 1-0 Antonini al 94'. 

Sono in giornate come queste, apparentemente insignificanti, che tutto ha un senso e che il sapore del calcio prende gusto nella bocca. La Juventus ha perso a Genova e La Roma è di nuovo prima in classifica a pari punti con la Vecchia Signora. 
Adesso si può ricominciare. 
Fabio corre a sfottere Willy, l'aiuto cuoco juventino che non gli risparmia mai battute velenose. Papà è incontenibile. Io cerco di capire da Mirko com'è andata e lui mi scrive così: 

"Una cosa incredibile. La partita era finita e i giocatori erano in campo, si stavano salutando con gli avversari quando sullo schermo compare il risultato di Genova. Una bolgia. I giocatori indicano a Mister Garcia il tabellone. Meraviglioso"

Così penso che la mia massima la vittoria della Juventus contro la Roma sarà il suo 26 Maggio è sempre più reale anche se a Napoli sarà una partita tosta e bisognerà usare un unica "arma": la gioia e il rispetto.

Amo il turno infrasettimanale, perchè è in un giorno qualsiasi della settimana che può tornare la meraviglia del calcio fatta di una vittoria, di una sconfitta, di un primo posto in classifica e di un bambino diventato angelo che da una foto mostra un 2-0 come se già lo sapesse, come se non fosse possibile nessun altro risultato.

As Roma - Cesena 2-0, il piccolo Cristian ce lo aveva predetto.

21 ottobre 2014

AS Roma - Chievo Verona: Tea, Totti ed è già Bayern

As Roma - Chievo: Francesco Totti segna il 3-0.

As Roma - Chievo Verona, basta un tempo.

La Storia Mia con l'As Roma continua.
Sono passate due settimane da quella partita che, ad oggi, con l' ammissione di colpa dell'arbitro Rocchi, continua a far parlare di lei. 
Sono passati tre giorni da una conferenza stampa che ha visto protagonista Rudi Garcia, il Capo Branco, una conferenza stampa che ha fatto tremare le gambe a molti. 
Il nuovo Mourinho è stato definito l'allenatore della Roma, personalmente non vedo alcuna somiglianza con Mourinho un allenatore che protegge i suoi giocatori ma tratta tutti gli altri senza rispetto. Garcia rispetta tutti.
Comunque sono passati due giorni da sabato pomeriggio alle 18.00 quando l'As Roma è scesa in campo contro il Chievo Verona e ha vinto.

"Il Capo Branco sono io ma i Lupi sono loro"

E i Lupi sabato erano davvero arrabbiati. Non sono bastati 15 giorni per smaltire il nervoso e la delusione di una partita mal arbitrata e tanto importante. Ricominciare. Questa era la parola d'ordine, il monito che ogni tifoso si ripeteva nel cuore e nella testa.
Come sbollire la rabbia in un giorno in cui bolliva anche la testa per via di un clima che sembrava più appropriato a una giornata di fine Maggio che a un sabato di metà Ottobre?
Solo una vittoria avrebbe dato l'effetto "ghiaccio" su una ferita tanto gonfia e arrossata. La Sud lo sa. Inneggia alla sua Roma con più voglia e più forza che mai. 
Si sfoga la Curva Sud contro quella Juventus "padrona" non solo del Campionato ma di un sistema che sembra non trovare mai fine. 
Roma - Chievo era la partita che tutti volevamo vedere perchè si presentava come la prova del 9, la partita dove dimostrare quello che la sconfitta di Torino ci aveva insegnato: essere i più forti.
Era il momento di far di nuovo vedere che : la "Roma è forte, fortissima e vincerà lo scudetto".
Era la partita della Roma ed era la partita di Tea
Tea è una bella bimba dai capelli biondi e gli occhi azzurri, che porta il nome di un fiore e ha un cuore giallorosso. Sorella minore di Viola, è figlia di Daniela e Stefano, due persone appassionate, rispettivamente tifosi di Parma e Ascoli per nascita, poi trascinati dal tornado giallorosso dato che vivono a Roma da anni e le loro bimbe stanno crescendo nella Capitale.
Tea non ha dormito venerdì notte e, a dire la verità, sono giorni che non riusciva a prendere sonno, tanta era l'emozione. In casa hanno cercato di tenere i toni bassi ma alla fine mal si maschera l'euforia, anzi non la si maschera affatto. 
Tea vuole una foto con Totti, spera di aver il coraggio di avvicinarlo e di avere la fortuna di essere ascoltata. Deve trasformarsi in Viola per qualche minuto, sua sorella maggiore che non è timida come lei. Me la immagino la sua emozione e quella di Daniela e Stefano, tutta la loro euforia mi contagia, mi porta indietro nel tempo e mi ricorda che tifare per l'As Roma significa non crescere mai. 
Conosco bene Daniela e Stefano, conosco l'amore e la passione che trasmettono alle loro bimbe e la loro emozione, quella delle persone vere, non può che contagiarti perchè è pura come l'innocenza. 
I bambini vestiti come piccoli giocatori scendono in campo prima del fischio d'inizio per andare a fare la foto con la moscotte Romoletto come da routine. 
Vedo Tea con la divisa del Chievo, buon segno penso, vuol dire che scenderà in campo mano nella mano con un giocatore della Roma. 
Daniela, Stefano e Viola mi salutano dalla tribuna Montemario, poi Daniela m'invia un sms che urla "USCIRA' CON IL PORTIERE"! 
Grande Tea, la tua emozione è un po' anche mia
Saluto Alma, che è di nuovo all'Olimpico a farci compagnia, con i suoi anni e i suoi occhi di ricordi, mentre il mio pensiero vola a Marina che allo stadio questa sera non c'è e non ci sarà più. Che la Bionda delle Bionde tifi dal cielo come sa fare, noi da qui la sentiamo lo stesso. Ciao Sacra Sfinge.
La vita scorre nelle lancette che segnano le 14:58. 
L'Inno l'abbiamo cantato e Tea esce mano nella mano con De Sanctis proprio dietro a Francesco Totti. 
"Guarda! Guarda! Tea è dietro al Capitano" mi esalto indicando a Mirko verso il campo. 
"Sicuramente avrà fatto la foto allora!" 
Già. L'aveva fatta e l'aveva vista tutta Italia in tv. 
As Roma - Chievo: Tea con il Capitano

01 settembre 2014

La Mia Storia D' Amore: Roma - Fiorentina, ricominciamo.

La mia Storia D'Amore: As Roma - Fiorentina 2-0, ricominciamo.

La prima volta che m'innamorai del calcio non me la ricordo. 
Sono la prima di tre figlie femmine di un padre tifosissimo dell'As Roma. A pensarci bene credo che sia accaduto dopo la nascita della mia sorella più piccola, deve essere stato in quel preciso momento che ho pensato di dovere a mio padre una figlia "maschio", una con cui condividere la sua più grande passione. 
Così, un po' per gioco e un po' per amore, ho iniziato a collezionare album di Calcio della Panini, a seguire i risultati della Roma la Domenica nei programmi tv cercando, contemporaneamente, di memorizzare i nomi dei giocatori più importanti della mia squadra. 
Fortuna ha voluto che il Capitano dell'As Roma alla fine degli anni '80 fosse anche un bel ragazzo, Giuseppe Giannini, chi avrebbe potuto dimenticare quel nome e quella faccia?
Era il 1996 quando lo vidi in carne e ossa. Scoppiai a piangere, non potevo credere che fosse una persona vera. 
Per anni Giuseppe Gianni, Chioma Fluente, è stato attaccato un poster a gigante dietro la porta della mia cameretta. 
Insomma in principio fu così... ora. 

Roma - Fiorentina 30 Agosto 2014 ore 20.45

Si ricomincia. Per chi ama il calcio fine Agosto è l'inizio di una anno nuovo e chissà che anno sarà. L'euforia del primo giorno è meravigliosa. Come comprare un paio di scarpe nuove in saldo. Mesi e mesi a guardarle per poi poterle mettere finalmente ai piedi. 
Le donne che amano il calcio sono tante. 
In Curva Sud, Casa Mia (come mi piace definirla), ce ne sono centinaia. Giovani, anziane, adulte e bambine. Qualcuna di loro è al seguito del fidanzato di turno, qualcun' altra del marito, qualcun' altra ancora del padre, molte sono sole o con le amiche. 
Una volta con me c'era mia sorella. Partivamo da casa in sordina, dopo aver mangiato di corsa il pranzo che la mamma aveva preparato con amore e sentendo ancora le sue urla : 
"La Domenica è sacraaaa dove andate di corsa??? C'ho i figli maschi io" 
Salivamo sul nostro Sh direzione Stadio Olimpico. 
Adesso mia sorella è una mamma e il suo amore ha preso un'altra direzione. Sempre Forza Roma è il nostro motto ma allo stadio ci vado sola. 
La prima partita è sempre carica di buoni propositi. Ovunque senti frasi del tipo:
"Quest'anno non ce n'è per nessuno", "Siamo troppo forti", "Vinceremo il tricolor!". 

01 giugno 2014

Gli 11 Giocatori più belli del Mondiale: ecco la squadra Mondiale!

I calciatori più belli sono pronti a scendere in campo: ecco la squadra Mondiale!

 

Se il calcio non vi piace  nessun problema perchè sto per darvi 11 buoni motivi per rimanere incollate alla tv durante il Mondiale del Brasile 2014.
Per Pinkroma ho scritto questo articolo sulla squadra dei Belli che scenderanno in campo.
Allora siete pronte a rifarvi gli occhi?
Collegatevi a questo link e fatemi sapere cosa ne pensate!
Avete una classifica diversa in testa? Ho dimenticato qualcuno?
Segnalatemelo e faremo la squadra Tacco12cm dei più belli insieme!
Ora tutte su Pinkroma.

18 febbraio 2014

Vi racconto la mostra RomaTiAmo


Ex Mattatoio Testaccio ( http://www.asroma.it/romatiamo) .
Alle 17.15 eravamo già lì.
Mirko con giacca e cravatta e Jacopo con un tatuaggio che gli bruciava ancora.
Non è facile spiegare a chi non è tifoso l'emozione che si prova in certe occasioni.
Mirko ha speso gli ultimi quattro giorni a sistemare maglie nelle teche e ad organizzare il materiale dei collezionisti come lui ( http://www.asromashirt.it/ )
Ha maneggiato maglie del 1940 e sentito l'odore di giornali che solo la passione del tifo ha mantenuto intatti per 80 anni.
RomaTiAmo è un'istallazione che celebra questo Amore e questa Passione.
Mentre varcavamo l'ingresso con il nostro invito, sotto gli occhi di fotografi e giornalisti rimasti fuori, ci sentivamo orgogliosi.
La conoscevamo la Mostra, l'avevamo già vista ma questo era il giorno del "debutto in società".
Come avrebbero reagito i giocatori e il pubblico? Sarebbe piaciuta?
Le maglie per anni conservate negli armadi, accudite gelosamente e custodite come reliquie se ne stavano lì, finalmente a dare sfoggio della loro bellezza.
Sembrano vive infilate nei manichini poggiati su un pavimento verde campo.
Ti sembra di vederle sudate, reduci di una corsa eterna.
Gli scarpini giacciono sporchi e stanchi dentro gli armadietti e nelle vetrinette. Vittime di tanti minuti di corsa e ancora con il fango a testimoniare che il calcio, oltre alla passione, è soprattutto una grande fatica.
Alle 18.02 arriva il Capitano.
Le vene sui polsi cominciano a vibrare. Il cuore decide di battere per conto suo. 
Francesco vede le sue maglie sotto vetro e commenta così, con quel tono che solo lui ha:
"Ma che è una mostra su di me?"
Francè, quanto sei bello! Gli avrei urlato.
Bello come la Roma, come tutti i romanisti.
Bello perchè sei stato prima il figlio di questa città, poi fratello, fidanzato, padre e per sempre, davvero per sempre, sarai il Capitano.
Sportivo, bullo come solo lui sa essere, con quel mezzo sorriso in faccia che ti avvisa che sta per fare una battuta spiritosa, questo è Francesco Totti.
Uno che gli anni gli passano sopra, veloci, lasciandogli qualche ruga sul contorno occhi ma una camminata inconfondibile, grazie a quelle gambe che inventano capolavori e a quella sua sagoma che la riconosceresti tra mille.
Mirko lo invita a farsi una foto con lui vicino alla maglia n.10 della sua collezione privata.
Francesco dice di si e click! eccoli là immortalati in uno scatto che racchiude l'essenza della gioia pura.
Mirko e Totti posano davanti una maglia del Capitano

Un attimo che dura un click perchè al seguito del Capitano c'è una fila di persone.
Ho fatto in tempo a stringergli la mano e a guardarlo in faccia, come si guarda un miracolo.
Nessuna foto per me ma non fa niente, l'importante era esserci, l'importante sarà raccontare ai posteri di quel giorno in cui ho stretto la mano al Capitano.
Il numero 10 se ne va e arriva Alessandro Florenzi, un ragazzino con la faccia da Gian Burrasca.
A vederlo dal vivo ti domandi dove la trova tanta energia sul campo.
Gli vuoi bene perchè, a dispetto del suo fisico minuto, è uno che in campo si danna e la sua maglia è davvero sempre sudata.
Anche lui si concede per uno scatto, lo fa con piacere e senza fretta.
Poi ascolto una voce dire: "Sta arrivando anche Daniele".
Jacopo è un collezionista sui generis, infatti la sua collezione è monotematica: Daniele De Rossi.
Una passione che qualche giorno fa lo ha spinto ad arrivare fino al Nord Italia per farsi tatutare il suo idolo sulla gamba. L'autore è Alex DePase uno dei ritrattisti più bravi in assoluto nel mondo del Tattoo.
L'informazione è esatta, Daniele arriva.
Entra nella sala Subbuteo, quella dell'ingresso, e Jacopo lo blocca:
"Ti ricordi di me? Guarda cosa mi sono tatuato?"
Tira su i pantaloni e mostra a Daniele il suo ritratto. Lui sorride soddisfatto, Jacopo è in estasi eppure riesce a dire:
"Ce la facciamo una foto?"
De Rossi lo abbraccia e sorride, sorride di una gioia pari a quella che ha un tifoso qualunque.
Quando lo vedi lo capisci subito che lui è come te.
Lui bacia la maglia e anche in panchina si alza in piedi ed urla e ci crede. Per alcuni è un limite, per me un privilegio averlo in squadra.
Daniele passa e nemmeno con lui riesco a farmi una foto.
Comincio a spazientirmi così quando arriva il Mister Rudi Garcia lo fermo, gli sfoggio un sorriso e chiedo a Mirko di fermare l'attimo.
Mentre lo prendo sotto il braccio gli dico con la massima gratitudine:
"Mister, grazie...grazie di tutto quello che sta facendo"
Lui sorride alla francesce un po' Alain Delon, un po' Jean Paul Belmondo e aggiunge:
"Grazie a voi".
La sfilata prosegue. Dopo di lui arriva Morgan De Sanctis altissimo e Giacomino Losi, piccolo e curvo ma unico.
Lo abbraccio come fosse un nonno, uno di casa.
La Mostra è colma di gente. Tante le facce di amici e conoscenti che mi passano accanto.
Uno di loro mi fa un buffetto: è Luca anche lui presente per celebrare la memoria del grande Ago.
Ci sono giornalisti, commercialisti e gente comune.
C'è anche Italo Zanzi, il nostro Ceo, il capo della Roma made in Usa.
E' quello che si direbbe l'americano di Little Italy capello retrò, alto, occhi verdi una sorta di Elvis più casereccio.
Sorride, firma autografi e si concede per le foto.
"Do you prefer speak in english or in italian?" 
"In italiano è meglio così faccio pratica" risponde.
Il buffet è preso d'assalto. I giocatori sono spariti, come le grandi star sono stati inghiottiti o forse ce li siamo sognati.
Torniamo indietro nel percorso e incontriamo Sebino Nela, un altro eroe.
Sembra di essere davanti all'album delle figurine, li vedi scorrere davanti ai tuoi occhi, invecchiati, ingrassati un po' ma la mente te li riporta alla memoria sempre nella loro posa sull'album Panini: impettiti, fieri, unici.
Sguardo in avanti, sorriso accennato, mezzo busto con la maglia giallorossa.
Nella stanza dei Numeri una teca riporta le figurine più antiche e tanti numeri ci raccontano di quanto la Roma sia grande.
Bevo un analcolico, mi guardo attorno, vorrei buttarmi sul prato e rimanere lì a guardare la prima tessera di Francesco con la sua firma di bimbo delle elementari; a rivedere le partite proiettate; a sognare un altro numero in quella stanza dei numeri e un altro trofeo in quella stanza dei trofei.
L'ultima occhiata alle maglie e alla scrivania dove Italo Foschi fondò l'As Roma, una squadra che comunque vada non sarà mai sola mai....parola di Tacco12.

PostScriptum: Roma - Samp è stata la celebrazione della nostra forza e l'orgoglio della nostra tifoseria. A chi dice che il tifo non è unito, a chi prende provvedimenti sciocchi...una risposta a tutti soprattutto a quelli che sono AntiRomanisti.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...