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Visualizzazione post con etichetta Florenzi. Mostra tutti i post
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17 settembre 2015

Roma - Barcellona 1-1: Florenzi é Magico

Roma - Barcellona: 1-1: l'incredulità di Alessandro Florenzi dopo il gol

 

Roma - Barcellona, primo match di Champions League 2015-2016

Tanta paura di non essere all'altezza, paura di piombare nei meccanismi arruginiti di una mentalità perdente che spesso ci ha trascinato in figure peggiori di quelle che meritavamo.
Paura di sbagliare e lasciarsi travolgere da una squadra, forse la più forte del mondo, senza essere in grado di tirare fuori coraggio e talento.
Eppure il calcio è meraviglioso per questo, perchè per una sera anche uno scricciolo come Alessandro Florenzi, classe '91 romano, può lasciare un gigante come Piqué a bocca aperta al punto di dichiarare in un tweet:
 Uno dei più bei gol subiti nella mia carriera

Il gol di Ale, magico


Ale, che non si risparmia mai, che a pronunciarlo così accorciato alla "romana" è già di suo un urlo di gioia!
Ale piccolo, anche fisicamente, eppure così grande da sembrare immenso. Partita dopo partita, gol dopo gol, ruolo dopo ruolo. Sempre legato ai valori veri: la Roma e la sua famiglia.
Ale che ci ha già lasciati senza fiato quando è corso ad abbracciare la nonna in tribuna dopo averle dedicato il gol ( https://www.youtube.com/watch?v=nQyLpUXhtm8 ) e che ieri, come la parabola disegnata dal pallone è terminata con lo stesso pallone nella rete, è stato solo capace di portarsi le mani sul volto.
Lo stadio è esploso nello stordimento generale provacato dalla sorpresa e lui era lì fermo, incredulo, più stordito di tutti, convinto che questa volta l'aveva combinata proprio grossa.
Ale che "chi glielo avrebbe mai detto di segnare così al Barcellona in Champions League, quando si allenava per diventare un giocatore professionista". 
Intanto mentre lui si portava le mani al volto, tutti quelli che erano in campo con lui, quelli che erano sintonizzati davanti alla tv, seduti al loro posto in tribuna o a guidare un taxi; ad ascoltare la partita con le cuffiette in una cucina o dietro il bancone di una reception di un hotel; quelli che lavorano in un aeroporto, o nella nettezza urbana,  tutti ma propri tutti (forse anche quelli che già dormivano) avranno pensato che quel gol non poteva essere vero. 
Per un attimo il mondo si è fermato tra Roma e Barcellona, e chissà fino a dove, ed è rimasto con la bocca aperta e un solo pensiero: "Ma che gol ha fatto Ale???"
Florenzi non ha fatto un gol pazzesco, incredibile, unico, sensazionale, fantastico, esagerato, extraterrestre o con tutti gli altri aggettivi usati in tutte le lingue dei giornalisti commentatori.
Florenzi ha fatto una magia, solo la magia ti lascia così. Il suo è un gol Magico... anzi Maggico, con due "g" come lo è la Roma. 
Ha sfidato la squadra più forte del mondo e l'ha colpita senza che questa abbia avuto il modo e il tempo di rendersene conto. Come un mago, un'illusionista, un Campione.

Roma - Barcellona: la squadra festeggia il gol di Alessandro Florenzi

La lezione di Florenzi 


Certo il risultato di ieri non è solo merito di questo gol ma di una squadra intera che ha dato una grande lezione a tutti, in primis a lei stessa: il più forte si può combattere.
Non so se questo significa cambio di mentalità, per affermarlo dobbiamo aspettare altri match. Sicuramente si tratta di un passo in avanti per una Roma che in altre occasioni avrebbe perso partite come quella con il Frosinone in Campionato e sarebbe sprofondata con il Barcellona proprio come le era capitato con il Bayern lo scorso anno.
Essere ottimisti è un valore aggiunto di chi è consapevole dei propri mezzi e speriamo che almeno questo la Roma lo abbia ben a mente. Di sicuro lo sa Alessandro Florenzi, un guerriero mai domo.
Lo Stadio poi ieri sera ha dato il massimo: vestito nei suoi colori più belli, pieno di voce, euforia e gioia. Peccato per quelli presenti che hanno preferito tenere la bocca chiusa, sono quelli che non hannno ancora capito come funziona questo splendido sport o, forse, quelli a cui questo sport non interessa affatto e se così è non è nemmeno gente che merita la nostra attenzione.
Alessandro questo lo sa e lo sa tutta la Roma incluso Rudi Garcia che ieri sera ha preparato la partita nel miglior modo possibile.
Lo sa Daniele De Rossi che qualcuno si diverte ancora a criticare ma che ieri è stato stoico, come pure Iago Falque e Szczesny, che per colpa di Suarez ne avrà per un mese. Lo sanno tutti quelli che davanti alla maglia hanno la vista annebbiata d'amore.
Lo sa Francesco Totti che ieri era in panchina a guardare una partita che qualche anno fa avrebbe giocato da protagonista. Lui lo sa che la vita va così, che quella maglia è più importante del suo ego e che il sacrificio viene sempre ricompensato con una gioia.
Quella che ieri ci ha regalato Alessandro, quella che la Roma ci regalerà sempre, ogni volta che crederemo in lei.

Roma - Barcellona 1-1: lo stupore di Alessandro Florenzi





26 novembre 2014

Cska Mosca - As Roma: 1-1. Un romanista lo sa.

Cska Mosca - As Roma 1-1, gol di Totti | photo www.facebook.com/officialasroma  
 

Cska Mosca - As Roma 1-1, l'approdo agli ottavi di Champions si complicano.

La penultima partita del girone di Champions League si è conclusa con un pareggio all'ultimo secondo (letteralmente) da parte dei russi. 
"Una beffa" per l'As Roma, così è stato definito da molti il risultato che complica parecchio la situazione dato che il Manchester City ha vinto contro il Bayern Monaco piazzandosi a quota 5 insieme a Cska Mosca e ad As Roma
Per quello che mi riguarda parlare di beffa è sbagliato, un romanista lo sapeva già che sarebbe finita così, nel modo più complicato possibile intendo. 
Un romanista lo sa, non perchè si piange addosso o per pessimismo, badate bene non è questo il senso del mio "un romanista lo sa". Tutt'altro. 
Un romanista lo sa perchè chi conosce e segue la Roma è come una mamma con un figlio. La conosce talmente bene che prevede le sue mosse e soprattutto entra nella sua testa. 
Ieri sera avevo amici a cena, mi ero organizzata in maniera tale che tutto fosse pronto prima del calcio d'inizio. La televisione era rimasta spenta fino a un quarto d'ora prima delle 18 proprio per ottimizzare i tempi ed evitare che la distrazione prendesse il sopravvento. 
Aliciotti in forno messi. Condimento per la pasta, già pronto in padella. Birra in frigo e ... acqua, manca l'acqua porca miseria! Sms al volo a Mirko che arriva a casa alle 18.20 tutto trafelato e senza bottiglie in mano. 
La Roma gioca bene e non mi va di arrabbiarmi e allora penso che, se per una sera si va avanti a birra, chissene frega, del resto Mirko aveva in mente solo la Roma come si può non giustificarlo considerata l'importanza della competizione?
Sul divano concentrati fino a quel minuto, il 43, quando Totti prende la palla per battere una punizione. 
Normalmente il primo pensiero davanti a quella scena è uno solo: la palla che si scaglia contro uno dei poveri malcapitati giocatori schierati in barriera. 
"Cazzarola manca Pjanic" dice Mirko preoccupato.
Questa volta però no. Mi sento stranamente tranquilla, perchè un romanista lo sa. La sensazione era sintetizzabile nella segue frase: "Il Capitano gli sfonna la porta". 
Lo penso e lo scrivo a Barbara su Whatapp. 
Francesco segna, apre le gambe e infila il dito in bocca e lo sapevo che sarebbe andata così. 
Lo sapevo perchè Totti è un fuoriclasse, lo sapevo perchè è il nostro Capitano e quando c'è da risolvere partite così, ci pensa lui, sempre. 
Lo sapevo perchè un romanista lo sa e quando rivedo le immagini e scorgo Daniele De Rossi buttarsi a terra per evitare di deviare la punizione, implodo d'amore, di quell'amore per la Roma che solo un Totti, un De Rossi e un Florenzi possono capire.
Il secondo tempo inizia in un modo che poco mi piace e allora divento insofferente. Quando gli episodi e soprattutto gli atteggiamenti prendono una piega inaspettata, l'unica cosa che mi rimane da fare è distrarmi. 
Così inizio a prendere la pentola dell'acqua e a tagliare il pane. Riscaldo i broccoletti mentre taglio in piccole parti la pizza con il rosmarino. 
Mirko si avvelena e quando Naingollan si mangia il gol del raddoppio (cosa già capitata a Florenzi nel primo tempo e prima del gol di Totti) la sensazione che qualcosa di "fastidioso" stesse per palesarsi prende il sopravvento. 
Un romanista lo sa che, se non si chiudono le partite quando ti capitano le occasioni, prima o poi il gol lo prendi. 
Così mentre avvenivano i cambi a 10 minuti dalla fine, in me cresceva la convinzione che se Mirko non fosse saltato sul divano urlando come un pazzo per il raddoppio, questa partita mi sarebbe andata di traverso come una lisca di pesce in gola o "un cazzotto di Tayson" per citare sua divinità Totti. 
Un romanista lo sa. 
Lo sa che se la Roma al minuto 92 e 50 secondi invece di spazzare la palla, se la fa scippare a metà campo, quella stessa palla finirà alle spalle del suo portiere. E così è andata. Palla persa e gol preso allo scadere del recupero. 
Peggio di così? Si, c'è sempre peggio di così, c'è la possibilità remota che un Bayern Monaco imbattuto possa essere sconfitto da un Manchester City che ha finora dimostrato di essere in pessima condizione. 
Una probabilità talmente remota che è capitata. Grazie a Benatia, che si è fatto buttare fuori costringendo la squadra di Guardiola a giocare per quasi tutta la partita in 10 contro 11. Cosa che per altro stava facendo benissimo dato che, dallo svantaggio iniziale, era passata in vantaggio in poco tempo. Però un romanista lo sa, lo sa che se non si crea la condizione peggiore, perchè unica, per la sua Roma non ci sarebbe sufficiente ansia per andare allo stadio il 10 dicembre.

Un romanista lo sa come andrà a finire?

In realtà credo che tutti possiamo fare qualcosa: per esempio evitare di andare allo stadio se non ci si va mai.
Evitalo per la Roma, tifoso occasionale, perchè ogni volta che lo stadio è quello "delle grandi occasioni" la Roma fallisce. 
Non ti è bastato vedere Roma - Bayern Monaco? E dire che lì di gol ce ne sono stati 8. Vogliamo parlare del 26 Maggio famoso allora? Ancora non ti ho convinto, se vuoi proseguo? 
Ecco, ti supplico, fatteli bastare. Rimanitene al caldo di casa tua, con un bel pezzo di pizza tra le mani, tifando come sei solito, dal posto che "per tua" scelta è quello da cui segui il Campionato. Guarda te lo suggerisco pure con un po' d'invidia, perchè al calduccio si sta tanto bene, si sta.
Un romanista lo sa che quella a Roma contro il Manchester City sarà una battaglia e non una guerra, quindi, lo sa che qualche chances di vincere la Roma ce l'ha ancora. 
Basterà scendere in campo concentrati per 90 minuti, portiere compreso.
Il rodimento prende il posto dell'euforia ma per fortuna ci sono gli amici a cena così tra una birra e un whisky anche il rodimento si scioglie e la consapevolezza prenda il posto della paura. 
Basterà non avere paura. 
L'impresa si può fare, un romanista lo sa

ps. comunque per chi ama le complicazioni ecco tutto quello che può ancora capitare perchè l'As Roma si qualifichi :  www.gazzetta.it/Calcio/Champions-League/Roma


29 settembre 2014

Roma - Verona 2-0: un abbraccio, un grazie e un dajeee.


Roma - Verona: Destro segna e corre ad abbracciare Rudi Garcia

Roma - Verona: Florenzi e Destro trascinano la Roma a 15 punti!

Se c'è una cosa difficile per un tifoso è lavorare durante lo svolgimento della partita della sua squadra del cuore. 
Soprattutto quando questa gioca in casa e si ha l'abbonamento in tasca, in particolare nel giorno in cui il Capitano, che del calcio e di quella squadra ti ha fatto innamorare, compie 38 anni
Insomma una tortura senza fine ma così è stato per me sabato 27 Settembre. 
Roma - Verona scorreva sulle televisioni d'Italia, nelle radio accese delle macchine in partenza per il week end e davanti gli sguardi di 30 mila spettatori seduti al loro posto nella Curva più bella del Mondo e tutto ciò mentre intrattenevo un bel po' di amanti del gelato nell'aula didattica del Gelato Festival tappa Milano Tributo all'Expo. 
Potete immaginare la mia tensione o forse no. Allora ve la spiego. 
Mentre Fabrizio Fenu iniziava a spiegare la preparazione del suo gelato al gusto: Pecorino Dop con Pere caramellate al Miele di Sulla e Pane Carasau lo incalzavo con domande legate alla stagionatura del cacio usato e delle quantità da bilanciare. 
Le sue risposte mi apparivano come degli schemi e la mia testa, in automatico, trasformava 100 gr nel numero 10 e 380 gr in 38 gli anni del Capitano.
Il nome di questo procedimento assurdo non è pazzia ma tifo. 
Dato che sono una professionista, non ho lasciato trasparire alcuna tensione sul mio volto (o almeno non credo), anche se un paio di battute le ho fatte, così per smorzare la mia tensione e strappare due risate alla platea: 
"Non c'è nessun tifoso di voi in sala?"
Si sa il calcio è uno dei pochi argomenti di conversazione che coinvolge tutti: dal bambino al novantenne, dal professionista al disoccupato e persino le donne e gli uomini. 
Si sa, è così ma di tifosi in aula a Milano alle 18.00 ce ne erano davvero pochi... del resto Milan e Inter avrebbero giocato il giorno dopo e anche se Milano è piena di bella gente del Sud, certo questi non tifavano As Roma ma certamente Juventus. 
Compresa la mia agonia, dovuta alla mancanza di notizie (anche se Mirko mi aveva inviato l'Inno che aveva registrato allo stadio con il suo cellulare, scaldando il mio animo ulteriormente), qualcuno ha pensato bene di tenermi aggiornata e così, mentre  Fabrizio Fenu (che per inciso è il migliore Gelatiere d'Italia 2013)  riempiva le coppette del suo 'originale' gelato e lanciava la sfida di un gusto al sapore di Porceddu Sardo, un ragazzo mi confessava che la Roma era passata in vantaggio.
"Chi ha segnato?" riesco a chiedere come se la cosa m'importasse relativamente.
"Florenzi!"
La mia esclamazione a quel punto esce spontanea:
"Alessandro! Dajeee! Dajeee!" 
Parole dette con il cuore prima che con la testa. Un cuore tanto pieno di amore e affetto d'arrivare a Roma, all'ingresso 15 della Curva Sud dove simbolicamente e mentalmente il mio corpo si sentiva. 
Quando inventeranno l'autotrasporto??? Anche solo per dire: "Dajeee" e poi tornare al proprio posto?

18 settembre 2014

As Roma inizio di Champions stellare!

 

As Roma - Cska Mosca 5-1, che Roma | photo www.giornalettismo.com

 

As Roma - Cska Mosca 5-1 | gruppo E | mercoledì 17 Settembre 2014 | ore 20.45

Ci sono serate destinate a entrare nella storia. 
Risultati inaspettati e speranze rinvigorite, come quando Ulisse l'ha fatta a Polifemo o Davide ha vinto contro quel gigante di Golia. 
A volte il calcio diventa una metafora meravigliosa, apre finestre su giardini nascosti. Ti prende alla sprovvista. 
Prima partita dell'As Roma in Champions dopo 4 anni di digiuno. Una fame senza precendenti, sia per i giocatori in campo che per i tifosi sugli spalti. 
L'ansia inzia dalla mattina, quando il conto delle ore diventa inesorabile. Avete idea di cosa significhi arrivare alle 20.45 ??? 
La sensazione è quella della serie" puoi fare il bagno dopo pranzo dopo tre ore " e tu sembri proprio un bambino che ogni 5 minuti (che dico ogni 2) sei lì che ti chiedi se le 20.45 sono arrivate.
Arrivi allo stadio con un po' di affanno, perchè alla fine le circostanze ti trascinano senza sosta tra il traffico, gli imprevisti e il panino da mettere sotto i denti. Il parcheggio non si trova. La fila ai tornelli è infinita ma alla fine ce la fai.
L'Olimpico è abbastanza pieno e a qualcuno non piace. 
"'Ndo state tutti quando la Roma perde??? 'Ndo state durante l'anno???"  
Già 'Ndo state? probabilmente comodi sul divano a parlar male di quel giocatore o dell'allenatore. Comunque non fa niente, il romanista è un tifoso clemente che ha bisogno di condividere rabbia e gioia in pari misura. 
Prendi il tuo posto nello Stadio, stesso seggiolino delle partite di Campionato. Lo sguardo è come ipnotizzato da quel pallone disegnato su una tela gigante. Quel grande lenzuolo che pochi minuti prima della partita viene agitato dalle mani di tanti ragazzi che lo muovono al ritmo di The Camphions....
Brividi. 
Cerco di far partire il video dall'iphone ma tutto si blocca. Tragedia! La solita sfiga. Quando mi serve la tecnologia mi abbandona. Mi arrendo, tolgo il telefonino dalla faccia e mi godo la famosa sigletta che da anni non ascoltavo più. 
La partita comincia e proprio non puoi prevedere che quella sarà una partita che farà la storia. 
Una partita che chissà quando rivedrai. Non ci puoi credere però lo intuisci al 6' Iturbe, l'uomo che cerca il collo nella maglietta rossa, segna. 
In Curva è il delirio. 
"Bene così! Calma è solo il 6'" ci diciamo tutti intimamente memori di tante delusioni, di partite perse all'ultimo minuto, d'imprese servite a poco. 
Il primo ricordo che ti rincorre, la delusione più cocente e recente, è quella contro l'Arsenal: quarti persi ai rigori.  Ero in Sud con il mio amico Simone, anche stasera ci siamo. Simone è un po' più in alto con Marco C. e Lorenzo mentre io sono più giù, insieme a Mirko, Christian e Marco P. . 
Chi ama la Roma è sempre presente. 
Nemmeno il tempo di riprendersi che al 10' a raddoppiare è Gervinho, la Pantera Nera. Quando segna mi sembra pure bello, mi sembra. Di nuovo calma, di nuovo concentrati. 
La Roma c'è il Cska Mosca non sembra proprio e così la Roma ne approfitta e quando Maicon cavalca la fascia destra e scende in porta, fa un tiro che sembra un cross e piega le mani del portiere: è 3-0. 
"Io Muoroooo" urlo, mentre mi tengo il cuore per controllare se regge all'emozione. 
"Ma che gol ha fatto???" "Papera del portiere?" "Maddechè ja piegato le mani, ja!"
Ognuno ha la sua e al 31' la Pantera Nera fa il bis. 
Corre la Pantera, corre con un tondo nel petto e le braccia aperte come se dicesse: 
"Pure se me sparate resto in piedi!" 
Ho la pelle d'oca, penso al mio primo derby allo Stadio: Roma - Lazio 5-1, tutti gol realizzati nei primi 30 minuti, era troppo tempo fa. 
Pensavo non potesse ricapitare più in vita mia ma ricapita, ed anche in meglio, perchè un conto è in Campionato, un conto in Champions. 
L'intervallo arriva e tutti ridono, si sentono leggeri. Nessun presagio di cattive notizie se non l'infortunio d'Iturbe che nei primi venti minuti è costretto a chiedere il cambio. 
"Si però gliene farei fa almeno 3 così gli altri non capiscono quanto semo forti" dice Simone. 
"No, no 7 gliene voglio fa c'abbiamo una figuraccia in sospeso" rispondo sicura che anche l'impossibile possa realizzarsi. 
Il Capitano in campo appare stanco eppure le più belle palle arrivano sempre dai suoi piedi d'oro. Il Mister lo sa e non lo cambia, lui più di noi vorrebbe che questa serata storica diventasse ancora più storica con un gol di Francesco Totti che, nel caso, sarebbe il giocatore più anziano a segnare nella storia della competizione. Un altro record alla portata del Capitano.
Nel secondo tempo c'è spazio per un altro gol giallorosso, per me di Florenzi ma per il tabellone luminoso un autogol di Ignashevitch, e quello della bandiera di CSKA ad opera di Musa (unico giocatore che si autoispira). Grande protagonista anche Morgan De Sanctis, un portiere d'altri tempi. 
Quattro minuti di recupero, la corsa sotto le curve e Grazie Roma a riempire gli spazi d'aria vuota.
La solita telefonata al ristorante per sentire se papà è sopravvissuto all'emozione, se è riuscito a cucinare bene nonostante i gol o se i clienti questa sera si sono dovuti accontentare dei suoi pochi momenti di lucidità. 
Il vero tifoso, quando gioca la Roma, non esiste e infatti papà ha tenuto la radio spenta. Sapeva il risultato solo perchè mio cognato gli comunicava alla spicciolata un gol dopo l'altro. 
"Pensavo mi prendesse in giro" ha confessato ancora estasiato. 
Ritorno a casa pieno di gioia. Consapevoli di aver visto un pezzetto di storia. Una partita di quelle che il calcio ogni tanto ti regala perchè come tifoso te la meriti porca miseria, te la meriti proprio... se la merita Susan che fa il suo debutto allo stadio insieme a Samantha. Se la merita Massimo, che ha lavorato tutta l'estate in un forno a 40 gradi. Se la merita Lorenzo che deve scappare a lavoro ma è riuscito a passare lo stesso all'Olimpico e se la merita Papà, che pure se non la vede con gli occhi perchè deve cucinare, la vede con il cuore. 
Il calcio è soprattutto questo, un sogno che può diventare realtà.

18 febbraio 2014

Vi racconto la mostra RomaTiAmo


Ex Mattatoio Testaccio ( http://www.asroma.it/romatiamo) .
Alle 17.15 eravamo già lì.
Mirko con giacca e cravatta e Jacopo con un tatuaggio che gli bruciava ancora.
Non è facile spiegare a chi non è tifoso l'emozione che si prova in certe occasioni.
Mirko ha speso gli ultimi quattro giorni a sistemare maglie nelle teche e ad organizzare il materiale dei collezionisti come lui ( http://www.asromashirt.it/ )
Ha maneggiato maglie del 1940 e sentito l'odore di giornali che solo la passione del tifo ha mantenuto intatti per 80 anni.
RomaTiAmo è un'istallazione che celebra questo Amore e questa Passione.
Mentre varcavamo l'ingresso con il nostro invito, sotto gli occhi di fotografi e giornalisti rimasti fuori, ci sentivamo orgogliosi.
La conoscevamo la Mostra, l'avevamo già vista ma questo era il giorno del "debutto in società".
Come avrebbero reagito i giocatori e il pubblico? Sarebbe piaciuta?
Le maglie per anni conservate negli armadi, accudite gelosamente e custodite come reliquie se ne stavano lì, finalmente a dare sfoggio della loro bellezza.
Sembrano vive infilate nei manichini poggiati su un pavimento verde campo.
Ti sembra di vederle sudate, reduci di una corsa eterna.
Gli scarpini giacciono sporchi e stanchi dentro gli armadietti e nelle vetrinette. Vittime di tanti minuti di corsa e ancora con il fango a testimoniare che il calcio, oltre alla passione, è soprattutto una grande fatica.
Alle 18.02 arriva il Capitano.
Le vene sui polsi cominciano a vibrare. Il cuore decide di battere per conto suo. 
Francesco vede le sue maglie sotto vetro e commenta così, con quel tono che solo lui ha:
"Ma che è una mostra su di me?"
Francè, quanto sei bello! Gli avrei urlato.
Bello come la Roma, come tutti i romanisti.
Bello perchè sei stato prima il figlio di questa città, poi fratello, fidanzato, padre e per sempre, davvero per sempre, sarai il Capitano.
Sportivo, bullo come solo lui sa essere, con quel mezzo sorriso in faccia che ti avvisa che sta per fare una battuta spiritosa, questo è Francesco Totti.
Uno che gli anni gli passano sopra, veloci, lasciandogli qualche ruga sul contorno occhi ma una camminata inconfondibile, grazie a quelle gambe che inventano capolavori e a quella sua sagoma che la riconosceresti tra mille.
Mirko lo invita a farsi una foto con lui vicino alla maglia n.10 della sua collezione privata.
Francesco dice di si e click! eccoli là immortalati in uno scatto che racchiude l'essenza della gioia pura.
Mirko e Totti posano davanti una maglia del Capitano

Un attimo che dura un click perchè al seguito del Capitano c'è una fila di persone.
Ho fatto in tempo a stringergli la mano e a guardarlo in faccia, come si guarda un miracolo.
Nessuna foto per me ma non fa niente, l'importante era esserci, l'importante sarà raccontare ai posteri di quel giorno in cui ho stretto la mano al Capitano.
Il numero 10 se ne va e arriva Alessandro Florenzi, un ragazzino con la faccia da Gian Burrasca.
A vederlo dal vivo ti domandi dove la trova tanta energia sul campo.
Gli vuoi bene perchè, a dispetto del suo fisico minuto, è uno che in campo si danna e la sua maglia è davvero sempre sudata.
Anche lui si concede per uno scatto, lo fa con piacere e senza fretta.
Poi ascolto una voce dire: "Sta arrivando anche Daniele".
Jacopo è un collezionista sui generis, infatti la sua collezione è monotematica: Daniele De Rossi.
Una passione che qualche giorno fa lo ha spinto ad arrivare fino al Nord Italia per farsi tatutare il suo idolo sulla gamba. L'autore è Alex DePase uno dei ritrattisti più bravi in assoluto nel mondo del Tattoo.
L'informazione è esatta, Daniele arriva.
Entra nella sala Subbuteo, quella dell'ingresso, e Jacopo lo blocca:
"Ti ricordi di me? Guarda cosa mi sono tatuato?"
Tira su i pantaloni e mostra a Daniele il suo ritratto. Lui sorride soddisfatto, Jacopo è in estasi eppure riesce a dire:
"Ce la facciamo una foto?"
De Rossi lo abbraccia e sorride, sorride di una gioia pari a quella che ha un tifoso qualunque.
Quando lo vedi lo capisci subito che lui è come te.
Lui bacia la maglia e anche in panchina si alza in piedi ed urla e ci crede. Per alcuni è un limite, per me un privilegio averlo in squadra.
Daniele passa e nemmeno con lui riesco a farmi una foto.
Comincio a spazientirmi così quando arriva il Mister Rudi Garcia lo fermo, gli sfoggio un sorriso e chiedo a Mirko di fermare l'attimo.
Mentre lo prendo sotto il braccio gli dico con la massima gratitudine:
"Mister, grazie...grazie di tutto quello che sta facendo"
Lui sorride alla francesce un po' Alain Delon, un po' Jean Paul Belmondo e aggiunge:
"Grazie a voi".
La sfilata prosegue. Dopo di lui arriva Morgan De Sanctis altissimo e Giacomino Losi, piccolo e curvo ma unico.
Lo abbraccio come fosse un nonno, uno di casa.
La Mostra è colma di gente. Tante le facce di amici e conoscenti che mi passano accanto.
Uno di loro mi fa un buffetto: è Luca anche lui presente per celebrare la memoria del grande Ago.
Ci sono giornalisti, commercialisti e gente comune.
C'è anche Italo Zanzi, il nostro Ceo, il capo della Roma made in Usa.
E' quello che si direbbe l'americano di Little Italy capello retrò, alto, occhi verdi una sorta di Elvis più casereccio.
Sorride, firma autografi e si concede per le foto.
"Do you prefer speak in english or in italian?" 
"In italiano è meglio così faccio pratica" risponde.
Il buffet è preso d'assalto. I giocatori sono spariti, come le grandi star sono stati inghiottiti o forse ce li siamo sognati.
Torniamo indietro nel percorso e incontriamo Sebino Nela, un altro eroe.
Sembra di essere davanti all'album delle figurine, li vedi scorrere davanti ai tuoi occhi, invecchiati, ingrassati un po' ma la mente te li riporta alla memoria sempre nella loro posa sull'album Panini: impettiti, fieri, unici.
Sguardo in avanti, sorriso accennato, mezzo busto con la maglia giallorossa.
Nella stanza dei Numeri una teca riporta le figurine più antiche e tanti numeri ci raccontano di quanto la Roma sia grande.
Bevo un analcolico, mi guardo attorno, vorrei buttarmi sul prato e rimanere lì a guardare la prima tessera di Francesco con la sua firma di bimbo delle elementari; a rivedere le partite proiettate; a sognare un altro numero in quella stanza dei numeri e un altro trofeo in quella stanza dei trofei.
L'ultima occhiata alle maglie e alla scrivania dove Italo Foschi fondò l'As Roma, una squadra che comunque vada non sarà mai sola mai....parola di Tacco12.

PostScriptum: Roma - Samp è stata la celebrazione della nostra forza e l'orgoglio della nostra tifoseria. A chi dice che il tifo non è unito, a chi prende provvedimenti sciocchi...una risposta a tutti soprattutto a quelli che sono AntiRomanisti.

29 gennaio 2014

Come la Juve, voi siete come la Juve

Gervinho, quando la maglia e la pelle sono una cosa sola

L'euforia di domenica è ancora intatta.
Una Roma cinica che ha saputo approfittare del passo falso di tutte, ma proprio di tutte, le concorrenti da quelle per in corsa per la Champions League e alla pretendente per lo Scudetto.
Rimpiango le domeniche dell'infanzia, quando alle 12.30 si stava ancora ad ascoltare la predica del parroco, lottando contro se stessi per sopprimere uno sbadiglio e zittendo con un Osanna uno stomaco affamato e brontolone.
Una volta riusciti nell'impresa e dopo aver chiesto a Dio un po' di clemenza per la partita della propria squadra del cuore e un aiutino per il compito in classe della settimana entrante, ci si dirigeva verso la Pasticceria.
La fila era nutrita ma inevitabile, alle pasterelle a fine pranzo non ci si rinunciava.
Infine la meta era casa dove un pranzo faraonico fatto di lasagna a strati spessi (più un timballo dato che mamma ci metteva, e ci mette ancora, piselli e uova sode) poi di abbacchio o filetto o polpettone erano già stati gli odori che ti avevano destato dal sonno notturno.
Così a pancia piena si assisteva alle partite, tutte insieme, tutte rigorosamente alle 14.30 (orario invernale o alle 15 (nel periodo estivo).
Altri tempi.
Oggi nemmeno si finisce la colazione, che ti ritrovi con il latte sullo stomaco a gridare forza Roma. 
Nessuna Santa Messa alle 12 e nessuna corsa a villa Pamphili (che ha sostituito la santa messa da tempo...) tutto per aria, doccia volante e sul divano.
Del resto se c'è una cosa che è rimasta uguale oggi come ieri, è che la Roma arriva prima di tutto.
Seduti e concentrati, l'inizio non c'era parso così scoppiettante.
Il primo tempo scorre con poche emozioni poi succede quello che si considera la circostanza "ideale":
la Roma passa in vantaggio proprio alla scadere del minuto 45.
La cosa più incredibile è che a realizzarlo è stato Ljajc, ovvero il peggiore in campo fino a quel minuto. Quello da cui non te l'aspetti proprio.
Vero pure che ha fatto "tutto" Gervinho - la Pantera, anche se il suo "tutto"  ancora ce lo doveva mostrare.
Il Verona oltre al gol, perde Maietta per uno strappo e al momento dell'intervello la gara sembra incanalarsi nel modo giusto per Noi.
La tensione però è alta.
Massimo corre in cucina a prendere le noccioline.
Luciana tira fuori birra, spritz, torte rustiche e patatine: "E' solo uno spuntino" dice.
Per me lo spuntino non è altro che un modo carino per definire la voragine che ti apre nello stomaco, soprattutto quando ricominciata la partita da pochi minuti, il Verona pareggia.
"Ma come? Maietta s'è fatto male, noi vinciamo e questi segnano???"
Considerazione romanista che ovviamente si conclude con un: "Sempre i soliti".
Sul cellulare continuano ad arrivare i messaggi di zio Bri preoccupato.
Già la sera prima, da antilaziale prima che romanista, mi aveva scritto timoroso del vantaggio laziale.
"Tranquillo" gli avevo risposto...proprio come domenica:
"Tutto sotto controllo" però un po' di ansia per la Roma ci sta sempre bene, altrimenti non sarebbe la Roma.
La testa torna alla partita. Spero che Garcia faccia un cambio: voglio Pjanic in campo!!!
Al 61' però la Pantera giallorossa s'inventa un gol che nemmeno Flash Gordon avrebbe potuto realizzare.
Nemmeno se ne semo accorti di quello che ha inventato.
Dribla tre difensori e piazza la palla in una parte della porta che nemmeno la parte di rete si spiega come l'abbia trovata per quanto s'era nascosta bene.
Delirio ma "tutti concentrati":
"Qua se si vince si prendono due punti a tutti" si ribadisce ad alta voce come se non lo sapesse nessuno.
La famiglia Celata mi tiene compagnia con Whatsup.
Ogni tanto compare un alberello ma non ve lo posso di' che è 'sto alberello...ve lo dirò a tempo debito.
La partita adesso ha un altro sapore...quello delle patate che Luciana ha messo al forno e che le dovevamo ricordare di togliere.
Nonostante la dimenticanza sono salve.
In campo entrano Pjanic, Florenzi e Totti per sostituire Nainggolan, Ljajic e Destro.
Torosidis corre sulla fascia sinistra e poi cade in area : è rigore.
Massimo lo aveva preannunciato.
Io e Mirko ci guardiamo dubbiosi poi però il replay ci risponde. Torosidis accentua ma il piede del veronese prende la palla.
"Certo se ce lo davano contro...mi rodeva" commenta Mirko ma per i commenti non c'è tempo.
Totti sul dischetto: neanche a dirlo è gol.
Verona 1 Roma 3.
Troppo perchè in 5 minuti tutto cambi e così la Roma porta a casa un risultato fondamentale mentre il Bentegodi cantava: "Come la Juve, voi siete come la Juve"
Come la Juve???
Un coro che fa ridere...Noi tre scudetti loro 30, Noi una collezione di secondi posti, loro di primi. Ci sarà un motivo???
Sono appena le 14.30 salsicce e broccoletti ci aspettano fumanti...alle 15.00 giocano le altre e il bello è che non ce ne frega niente.
Mando giù i bocconi con un buon bicchiere di vino e ripenso al coro del Bentegodi. Tutto sommato non hanno torto, siamo "Come la Juve"... Forti come la Juve... parola di Tacco12.

PostScriptumLazie: La Lazie tiene testa alla Capolista peccato che i commenti di chi loda si dimenticano di dire che i biancocelesti hanno giocato quasi 90 minuti in 11 contro 10. Va beh, del resto sono gli stessi di chi si voleva "scanzare"... bene così il derby s'avvicina.

02 ottobre 2013

6 su 6 il numero del diavolo ci porta in Paradiso




Domenica sera all'Olimpico l'acqua veniva giù come solo Dio la può mandare.
I lampi e tuoni, poi, facevano da scenario a una partita che, più scorrevano i minuti, più appariva essere surreale.
Sembrava che il Padreterno volessi di', dall'alto dei cieli:
"Ce so' puro io qua! occhio che ve sto a guarda'!" 
Così ogni tanto pe' fasse vede' meglio, mandava giù 'na scarica di corrente che come per magia innescava una sorta di carica divina ai giocatori. L'effetto però era contrario: può quel che arriva dal cielo trasformasse in un diavolo?
La pioggia è iniziata a scendere puntuale alle 19.00 come se c'avesse avuto l'appuntamento con me e Mirko davanti casa di Sandro.
Questa volta siamo arrivati per ultimi. Marco, Antonella, Christian, Sandro e Matteo erano già in sella ai loro motorini. Si respirava una certa preoccupazione.
"Questi (riferito a quelli del Bologna) non hanno vinto mai...e dal 2009 che a Roma non perdono" ho iniziato a ragionare ad alta voce, cercando consolazione in Mirko che seguiva la strada intento nel crearsi una visuale tra le gocce spiaccicate sul parabrezza.
Ogni congettura era urlata in vano al pensiero di aver dimenticato di prendere a casa il mio Nespresso Roma come da tradizione. 

Mmmm... ho iniziato a mugugnare nella mia testa. Troppe cose diverse dal solito...

Quello che non è diverso è il solito caffè di gruppo al bar, questa volta offerto da Christian e poi direzione parcheggio dove ho incontrato il Guru. Si perché, tra le stranezze della giornata c'è stata pure quella di rivedere un duo inedito, quello del Guru e di zio Bri, dopo diversi anni di assenza di nuovo in coppia pronti per la Tribuna Tevere Centrale. 
Vederli mi ha emozionata. Mi ha ricordato che se io ero lì domenica e se mia cugina (Giulia che ha 17 anni ha già l'abbonamento in distinti Sud) il merito è decisamente loro. 
In realtà il Guru è talmente scaramantico che non sarebbe mai venuto allo stadio se mio cugino Flavio non avesse dato forfait all'ultimo. 
Percorsa la navata centrale, di quella che per noi è una delle chiese più belle di Roma, ci siamo ritrovati dentro la Sud con una gradita sorpresa: Alma! 
Finalmente sua signora del tifo sedeva fiera sul seggiolino con la sciarpa al collo e un lupetto per orecchino. Dopo baci e abbracci ha inizio lo show. 
Si, perché come li vedi entrare in campo pensi: "Oh ma che se so' dopati?"
Garcia preferisce Torosidis a Dodò e Gervinho a Ljajic. 
L'inno di Lando Fiorini accoglie la Roma in campo e la Curva esplode. Come uno di quei strani botti di Capodanno, che in sequenza si accende e si spegne, così la Sud ha iniziato a urlare e tacere. 
Al 7', inaspettatamente, arriva sotto la Nord il primo di una serie di gol. A realizzarlo quel piccoletto di Alessandro Florenzi.  
Il resto scorre veloce ed esattamente dieci minuti dopo segna Gervinho. Quello che non c'ha i piedi boni. Quello che i capelli hanno l'attaccatura in cima alla testa per farlo vedere meglio. Quello che qualcuno in curva inizia a soprannominare Bolt, come il numero uno dell'atletica leggera. 
Meno di 10 minuti e arriva il 3-0 targato Benatìa, come domenica scorsa. Il franco marocchino che sta sorprendendo tutti. Il difensore che segna e torna al fianco di Castan. 
Si scende per la pausa su un punteggio rassicurante anche se i corsi e ricorsi non ti fanno essere completamente sereni. 
"Da 2-0 a 2-3 lo scorso anno, te lo ricordi?" chiedo ad Antonella. 
Quella però era un'altra Roma, con altri giocatori e soprattutto con un altro allenatore. 
Infatti il futuro sarà più dolce del passato. Dopo aver finalmente segnato nel primo tempo, nel secondo non stiamo certo a guardare. Sotto la Sud vediamo arrivare più che Bolt un cavallo pazzo. Senti questa sigla in testa: Furia, cavallo del West che beve solo caffè per mantenere il suo pelo più nero che c'è... Gervihno fa tutto da solo. 
Corre, cavalca, salta, dribla e mentre combina tutto 'sto sfacelo mi alzo in piedi sul mio posto e metto le mani davanti alla bocca che mi si era spalancata come una ragazzina davanti ai One Direction. 
Quel cavallo impazzito segna e non riesco nemmeno ad urlare. 
Mantenendo la faccia inebetita mi giro verso i miei compagni di Curva e, come un vecchio al bar del quartiere meravigliato dall'abilità di un avversario che gli ruba la vittoria in una finale a carte con la metà delle briscole, dico solo: 
"Ma che cazzo di gol ha fatto questo??? Ma da dove viene???"
Mi rigiro con la meraviglia negli occhi guardo verso il campo. Applaudo. Applaudo perché il più grande spettacolo del week end merita un applauso forte e sincero. 
La festa sarebbe completa se segnasse il Capitano. Così Totti Totti Totti Gol si leva dalla Sud. Francesco ce la mette tutta ma è stanco e quando Ljajic cogliendo alle spalle, gli ruba una palla per mandarla in rete, con la rabbia di uno che festeggia i suoi 22 anni, lui non può far null'altro che sorridere e andarlo ad abbracciare. 
Ci sarà tempo Francè per buttarla dentro. Del resto non hai mai sbagliato un colpo. Ti sceglierai le partite fondamentali come quel Roma - Juventus dello scorso anno, quando hai buttato giù la porta con una forza che nemmeno un quindicenne possiede. 
L'uscita è tutto un carosello (pure esagerato) per un 6 su 6 partite vinte che la Storia della Roma non aveva mai registrato ad inizio Campionato. 
La testa della classifica in solitaria è la ciliegina sulla torta. 
Papà e Zio Bri sono più euforici che mai: 
"Siamo dovuti torna' allo stadio noi perché segnassero al primo tempo, potere del duo" fanno in coro. 
Mirko li avverte: 
"Ve voglio allo stadio tutte le domeniche!" 
Intanto il diluvio che si era abbattuto sulla Capitale scema. Il Padreterno s'è calmato. 
L'abbiamo capito che tutta la sua serata c'ha dedicato. Deve aver ceduto solo verso la fine quando Furia Cavallo del West ha lasciato il campo. S'è visto all'improvviso un lampo, come ha di' :

Er ppiù s'è compiuto, adesso vado a Ninna, ve saluto! 



PostScriptumLazie: Lazialetto non essere in pena. Tieni le braccia distese sulla testa e la Coppa bella alta e stai tranquillo perché anche dalla cima della classifica noi vedendola pensiamo a te. Pensiamo a te con la Coppa tra le braccia che se continui a tenerla alta prima o poi te fenisce sulla faccia...parola di Tacco12.

24 gennaio 2013

Florenzi, Destro e sto


Basta! Davvero non se ne può più. La Roma ha vinto e non mi capita altro che sentire lamentale (...già da ieri sera dato che Mirko appartiene alla parrocchia di quelli che non sopportano più nessuno).
Claudio, un collega curvarolo, quando mi ha visto questa mattina mi ha chiesto : 
"T'è piaciuta ieri sera?" 
La risposta m'è uscita naturale. Avete presente quando il cervello sa già quello che deve fare e parte in automatico? Ecco la mia voce ha proferito le seguenti parole: 
"A me la Roma me piace sempre!
E' vero, mi piace e mi piace tanto. Certo se concretizzasse tutte le palle gol che crea mi piacerebbe di più, però non capisco questo continuo senso di "amarezza" che pervade la tifoseria giallorossa. 
I tifosi vorrebbero  vincere e mi sembra un desiderio legittimo però dovrebbero imparare a capire la loro squadra. Se compro un tacco 12 al mercatino non posso avere la pretesa che mi durino anni. Il Tacco 12 posso anche comprarlo di Fendi, sarebbe un successo assicurato ma se lo prendo di una marca buona meno conosciuta farà comunque la sua figura, sempre che venga abbinato con un abbigliamento adatto. 
Questo per dire che al Boemo possiamo sicuramente imputare delle ristrettezze mentali: De Rossi su tutte. 
La squadra però sta costruendo molto gioco (senza considerare che ieri siamo scesi in campo con diverse assenze) e lo fa anche bene. Certo non si vincono le partite se si prendono gol, qualcuno può farmi presente, ma si vincono facendo i gol questo si. Quindi ieri la Roma ha fatto un gol in più dell'Inter e va bene! Cavolo va bene! Possibile che anche quando vinciamo sbuffiamo???? L'avete visto che bel gol ha fatto Destro! Diamo a Mattia quel che è di Mattia.
Senza considerare che era la terza partita nel giro di una settimana. Adesso aspettiamo Aprile e continuiamo a migliorarci. La prossima settimana conosceremo la prima finalista e questo, considerando quali sono le candidate, non potrà che essere di ulteriore stimolo. Perciò sguardo in avanti e passo fiero, la Roma è in forma e se la giocherà senza paura. 
Domenica, intanto, di nuovo in campo all'ora di pranzo contro un Bologna che vince o perde dai primi di dicembre quando contro la Lazio in casa ha messo a segno il suo ultimo pareggio.
Chissà se la Roma data l'ora ne farà un sol boccone? Secondo me, che sono una romanista donna e me ne intendo di cose buone da mangiare,  a Bologna si mangia molto bene...molto bene...parola di Tacco12

PostScriptumNascite: il figlio di Piqué e Shakira è nato e si chiama Milan. Il prossimo che prende in giro Chanel Totti è avvertito...la piccola infatti è in buona compagnia dopo Vita Agnelli direi che Milan scala la classifica dei nomi con poca fantasia. 

PostScriptuMCoreDeZia: oggi è il compleanno dell'Imperatore, due anni pieni d'amore...ancora non è romanista ma vederlo cantare Roma Roma con gli occhi chiusi per il trasporto non ha prezzo!

04 settembre 2012

Da romano a romano, passando per Zeman

Devo dire che l’operazione “simpatia” per la Roma, mi disturba.
Sapevo che Zeman era un allenatore ammirato in tutta in Italia (e oltre…), sapevo che le sue lezioni di Calcio erano finite in un manuale niente poco di meno distribuito a Coverciano (come Prandelli ha ricordato ieri in conferenza stampa), eppure a me che la Roma diventa simpatica a mezza Italia proprio non mi convince. E’ come infilarsi un vestito da spogliarellista dopo essere stata per anni il brutto anatroccolo. Tutti questi occhi addosso mi provocano una certa suggestione. Certo è anche difficile non innamorarsi di una squadra dal gioco armonioso come le curve di una bella donna e il fascino di un bel ragazzo. Come si fa a rimanere impassibili quando Marquinho segna un gol come quello di domenica scorsa? Bisognerebbe essere degli insensibili, aggettivo che non appartiene affatto alla definizione di tifoso.
Il Guru questa volta l’ho chiamato prima del fischio d’inizio (anche dopo naturalmente):
“Basta con queste scaramanzie. L’altra volta abbiamo pareggiato, vediamo che succede stasera” gli avevo detto e quando mi aveva chiesto: “Come la vedi?” La mia risposta era stata: “Possiamo vincere”. 
A lavoro avere un Capo interista e una redazione interista rende sempre questo match moralmente più combattuto del solito. Se la Roma vince la mia goduria è ai massimi vertici, se perde devo sopportare di andare a Milano, nella tana del nemico, e oltre alla batosta prendermi anche tutte le prese in giro del caso nonostante la vittoria dell’Inter renda l’umore del Capo decisamente migliore. Sarò poco professionale ma io dell’umore del Capo me ne infischio, magari evito di prenderlo in giro (se voglio continuare a lavorare devo pur imparare a tacere in talune situazioni).
Ieri però era la prima puntata della nuova stagione non salutare il Capo sarebbe stato poco educato. Così ho bussato al camerino e ho solo detto: “Posso salutare e augurare un in bocca al lupo per il debutto?”
Gad mi ha guardata sorridendo e con la sua “r” moscia ha risposto : “Dopo ieri sera non so mica se ho voglia di salutarti” ma lo ha detto sorridendo, per fortuna.
La partita di domenica è stata quasi perfetta. Tanto per iniziare continuo ad avere conferma di un Totti extra terrestre ( e i pseudo romanisti che continuano a definirlo “problema” abbiano l’umiltà di cambiare squadra) e poi Osvaldo ha segnato e Sandro nella scommessa “Osvaldo – Destro” è già dietro di due gol!
Dal vivaio giallorosso con l’ autunno alle porte è spuntato anche un Alessandro Florenzi sorprendente. Un altro romano romanista che dopo Francesco e Daniele vestirà la maglia della sua squadra con onore. Il Capitano Futuro Futuro che al suo esordio in A dal primo minuto ha segnato su assist del Capitano per poi finirgli attaccato al collo dalla gioia, come un figlio, non poteva ricevere battesimo migliore.
Una foto, quella di Alessandro e Francesco esultanti, che rende il palato sazio di un piacere che solo un romanista può capire. Quel gusto di essere romanisti anche sul campo peculiarità rara al punto di essere quasi un sinonimo di caratteristica romanista.
Poi nella Curva interista uno striscione per il nostro allenatore che rimane impassibile, anche allo scadere del 90’ quando la vittoria era ormai in tasca.
“Il maestro ha dato la lezione all’allievo” ho detto a Mirko che continuava a sfoggiare un sorriso inafferrabile e costretto a rimanere impresso sulla sua faccia.
Il Capitano ha sempre ragione…Il meglio deve ancora venire…aveva profetizzato con una t-shirt e io ve l’avevo già detto. Oggi lo ripeto, parola di Capitano e di Tacco12.

Post Scriptum Lazie. Visti gli effetti di Zeman sulle tifoserie italiane, un dubbio m’ assale: se il coniglio Roger si è innamorato della bella  Jessica, non è che pure i Laziali perdono la testa per la Roma???
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