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19 marzo 2017

Roma - Lione, tre giorni dopo.

 
AsRoma - Lione 2-1

 

Roma - Lione 2-1

Il diario della tifosa riprende proprio da una vittoria imbevuta di delusione. Ho deciso di riprendere da qui perchè ci sono partite che meglio di altre spiegano la condizione dell'essere romanista. E' in partite come Roma - Lione che si riconosce un vero romanista.

Verso lo stadio

Il viaggio verso lo stadio era intriso di tensione. Mai come questa volta ho incontrato i volti degli amici di fede giallorossa con cui condividere uno sguardo, un sospiro, una speranza. 
Roma - Lione poteva essere la partita della "svolta", una di quelle in cui si può fare il miracolo anche perchè non si sarebbe trattato di un vero miracolo... il romanista lo sa che ci sono vari tipi di miracolo. 
All'As Roma sarebbe stato sufficiente un 2-0 o un 3-1, nulla di stratosferico o di paragonabile per esempio a quanto, pochi giorni prima, aveva realizzato il Barcellona in Champions League ribaltando un 0-4 con un 6-1!!!
Tutto questo ci metteva in quella condizione di "crederci", di "sperarci". Una condizione emotiva che si trova nel limbo tra il baratro e il paradiso. Insomma come essere vicino a un precipizio ma a una distanza ragionevole per non cadere nel vuoto. Eppure, la coscienza del romanista lo sa che queste speranze non le sono concesse.
Nel tragitto verso lo stadio, vi stavo raccontando, ho incontrato Federica con il suo fratellone. 
Ci siamo salutate al semaforo di Piazza Maresciallo in Giardino. Eravamo fermi con gli scooter al semaforo e ci siamo trovate fianco a fianco. Un sorriso, uno "speriamo bene" e il rosso diventa verde così schizziamo verso il nostro destino. Nel parcheggio, a farsi incontro a me e a Mirko, c'è Gabriele. Sta solo e vaga alla ricerca di Stefano, suo padre, che ancora non è arrivato. 
"Speriamo bene" dice anche lui e vedendo me scuotere la testa aggiunge : "E' che da romanista mi torna in mente un'impresa che a niente è servita" e a quel punto io lo fisso con un sorriso a metà tra il rassegnato e l'interrogativo: "Pure a me... " faccio e allora Gabriele prosegue: 
"La tua risale ai primi anni '90?" 
Gli dico di si e lui continua: 
"Allora mi sa che è la stessa... Roma - Slavia Praga 3-1 e non bastò!" (già era il 19 Marzo 1996)
A quel punto il mio ottimismo esce fuori : 
"Beh, in questo caso basterebbe".
Ci salutiamo e proseguiamo verso l'Olimpico io e Mirko più taciturni del solito. 
Passa Claudio con il suo gruppo, ci scambiamo un abbraccio forte poi lui mi saluta con un : "Tranquilla! Questa sera gliene facciamo quattro!" 
Adoro il suo ottimismo così atipico nel tifoso romanista.
Allo stadio pochi controlli e poca fila.Il mio cellulare squilla. Lampeggia la scritta "Mamma". Rispondo.
"Che stai facendo?" 
Mia mamma è la persona meno interessata al calcio che conosca, nel senso non solo che non le piace vedere le partite ma che non le capita, nemmeno per errore, d'incappare nelle notizie sportive alla fine del telegiornale il che fa di lei una vera ignorante in materia. Nel vero senso del termine. Lei semplicemente ignora il calcio. Lei non distingue una partita di campionato o di europa league o di champions league ovviamente. Lei semplicemente sa che papà e io siamo malati di As Roma e che è meglio che vinca perchè il nostro umore potrebbe essere intrattabile.
"Mammi sto andando allo stadio, oggi gioca la Roma"
"Oggi? E che partita è???"
Che partita è??? Che partita è??? Com'è possibile che mia madre non abbia idea che ci stiamo giocando un posto in Europa, in un anno in cui la competizione è alla portata nostra e potrebbe regalarci un trofeo mai vinto???
Tiro un po' il fiato per non rispondere d'istinto. Un romanista provocato diventa una bestiola. Una romanista peggio.
"Mammi" le dico "E' una partita fondamentale, ci giochiamo un posto in Europa" uso le parole più semplici che conosco per cercare di farle capire il succo della storia. 
Lei capisce e taglia corto:
"Va beh, va beh ti lascio stare allora ci sentiamo domani".
Le mando un bacio ed entro nello stadio. 

AsRoma - Lione 2-1, il goal di Strootman

Dentro lo stadio 

Gli spalti alle 20.00 sono ancora abbastanza vuoti. "Dice che hanno venduto più di 40 mila biglietti" commenta Simone, mentre gira il volto da Curva Sud a Tribuna Montemario passando per la Tribuna Tevere "a me sembra che sia ancora mezzo vuoto ma sono già le otto passate, questi che hanno comprato i biglietti dove sono?" 
In effetti anche io e Mirko sospiriamo e ci domandiamo la stessa cosa. Poi ci scattiamo un selfie da mandare nella chat AsRomaForever, di cui sono presenti anche Giacomo ed Emo che hanno postato una foto dalla Montemario con il mitico Jordan, un ragazzo canadese super romanista che per amore è arrivato in Italia e ha insegnato ai suoi alunni della classe d'inglese l'inno della Roma documentato da filmato. Un vero innamorato, un malato come noi. 
Man mano che i minuti scorrono aumentano gli spettatori. La squadra si allena con il sostegno del pubblico, anche loro sembrano particolarmente tesi.
Il telefono squilla: Gabriele.
"Oi dove sei?" Mi fa.
"Siamo qui ingresso 15 e tu?"
"Io 17... Curva"
"Ah, mannaggia siamo in un altro settore. Oh, Forza Roma!"
"Daje!"
La tensione del tifoso è strana: ti si chiude lo stomaco, senti un formicolio diffuso e soprattutto sale l'ansia che toglie il fiato e porta al sospiro facile. In tutto ciò i muscoli sono in tensione come se tenessi due pesetti nelle mani per 90 minuti. Un incubo. 
La partita inizia. I ritardatari, quelli che vengono definiti i "tifosi occasionali" , iniziano ad arrivare alla spicciolata a partita cominciata. Questa pratica è particolarmente fastidiosa per i tifosi non occasionali che sono abituati non solo ad arrivare allo stadio con 2 ore di anticipo ma soprattutto a vedere la partita senza quel via vai continuo di gente che si ferma sui gradini un po' per controllare il numero del posto sul biglietto, un po' per guardare la partita. 
Una partita fondamentale come As Roma -Lione non puoi arrivare con 15 o 20 minuti di ritardo, non è concesso.
Soprattutto quando al minuto 16, dopo un inizio scoppiettante per la Roma, a segnare è il Lione. Lo fa sotto la Curva Sud. Un gol identico a quello dell'andata. 
"Questa non ci voleva proprio, ma porca miseriaaaa!!!" 
Un ragazzo accanto a me, è la prima volta che lo vedo, per fortuna sembra una persona tranquilla. Non urla parolacce, non bestemmia, semplicemente guarda la partita e ogni tanto commenta ad alta voce. Al minuto17' però salta e come quando Strootman la butta dentro e pareggia i conti, annullando di fatto il vantaggio degli avvarsari e mettendo la Roma nella condizione di "ricominciare daccapo", servono ancora due gol e abbiamo ancora 73 minuti per provarci. Impresa possibile. 
Il Lione è una buona squadra ma subisce una Roma ordinata e ostinata. La Magica sta giocando per vincere e non sente ragioni lo farà. 
Nel frattempo la Roma si mangia parecchie occasioni, il portiere del Lione fa di tutto per perdere tempo innervosendo tutti noi sugli spalti e i giocatori della Roma escono a fine primo tempo con la maglietta sudata. 
Scendiamo le scale per andare a smaltire l'ansia. Nel cappotto tengo un pezzo di cioccolata, la mia droga contro lo stress. Passa Massi e ci saluta. Commentiamo velocemente il primo tempo. La sfiga, che un pochino ci perseguita e chiudiamo con un "speriamo bene".  Già speriamo bene, perchè alla fine noi romanisti di natura siamo ottimisti. Sono gli eventi che ci trasformano in pessimisti. Il secondo tempo è il tempo che ti toglie anni di vita. 
La Roma spinge, spinge forte infatti bastano 15 minuti per raddoppiare complice un autogol di Tousart e "mica possono essere tutti loro i rimpalli no?" 
L'arbitro mi infastidisce ha ammonito quasi tutti i nostri mentre ai francesi lascia fare quello che vogliono.. "In Europa è così" commenta evidentemente qualcuno dei tifosi occasionali. 
L'ansia aumenta. La cioccolata non basta. Non basta più nulla, nemmeno l'ingresso in campo del Capitano. 
"Lo ha messo perchè è la sua ultima partita in Europa" mi dice Mirko. Questo non mi riconsola, m'innervosisce molto per me non esiste un'ultima partita per Francesco Totti. 
Il Capitano tocca due palle che sono due meraviglie. Il tempo se ne frega di noi, continua a scorrere insesorabile e quando scatta il contropiede su una nostra azione e Alisson effettua una parata impossibile tutti gridano al segno. 
Mirko si gira verso di me : 
"Questa partita la vinciamo! Te lo dico io la vinciamo! Questo è un segno dopo una parata così non si può perdere" 
Einfatti non si perde ma non si passa il turno. La partita finisce al cardiopalma come sempre. Qualche bambino piange sugli spalti, io vorrei tanto piangere ma ho il fisico abituato alla Roma e il pianto si trasforma in mal di stomaco. Al fischio finale, come dopo un esame universitario o una prestazione sessuale particolarmente intensa, i muscoli sono completamente indolensiti. La tensione scende e il mal di testa aumenta e con il mal di testa anche le domande del dopo partita. 

AsRoma - Lione 2-1, Daniele De Rossi

Fuori lo Stadio 

Le domande del dopo partita sono tante e si mischiano alla autocommiserazione. 
"Finisce sempre così" "Che ti avevo detto...mai 'na gioia" "Però abbiamo dato il massimo" "Lo stadio questa sera è bellissimo, non ci meritano" e così via... potrei continuare per ore il repertorio è davvero nutrito. 
La verità è che l'As Roma è fuori dall'Europa e che questo obiettivo è stato fallito. La verità è che un romanista lo sapeva che anche questa sera la storia non si sarebbe fatta, che quel giorno arriverà ma non si capisce bene quando. Essere romanisti è più o meno questo: sentirsi fieri anche nella sconfitta. Siamo fatti così, sosteniamo un amore e contro l'amore non si può lottare. 
Squilla di nuovo il telefonino questa volta lampeggia il nome : Claudia. 
Mia sorella vive lontano da qui e la sera lavora fino a tardi. Rispondo subito anche se ho poca voglia, non ho chiamato nemmeno papà so che ha il mio stesso umore: 
"Oi tutto bene?" 
"Si, certo che stai facendo?" Ecco Claudia è proprio figlia di mia madre. Lei il calcio non lo concepisce proprio: 
"Sono una femminista, non perderei mai tempo per uno sport giocato da maschi!" 
La sua risposta mi fa riflettere, sempre saggia la mia piccolina... e allora perchè io perdo la ragione??? Mi girano le scatole, mi girano sempre quando la Roma non vince, quando perde un'occasione, quando t'illude fino all'ultimo per poi farti tornare alla realtà. La Roma è come un sonno dal quale ti riprendi con un paio di schiaffi in faccia o un secchio di acqua gelata...come fa a non roderti quando ti svegliano così? 
Eppure sono queste le partite in cui si capisce se si è romanisti o no. Sono le partite in cui devi avere più forza, devi decidere se restare o rimanere e posso giurare che si rimane sempre. 
Si rimane ad aspettare quel giorno che qualcuno ti ha giurato che prima o poi arriverà, di solito a prometterlo è stato il tuo vate, la persona che ti ha iniziato a questa religione. Hai fiducia in lui e hai fiducia nella tua fede e allora aspetti che quel giorno in cui la Roma farà la storia tu ci sarai, perchè magari una volta negli ultimi 17 anni ti è già capitato di esserci e ancora te la ricordi tu quella giornata, è stata la più bella della tua vita. 
Saremo di nuovo più forti di tutti per una volta ancora ed è per questo che soffro e tifo Roma.




AsRoma - Lione 2-1 , Strootman, Manolas e Daniele De Rossi


























18 marzo 2015

As Roma - Sampdoria, il silenzio di chi ama

As Roma - Sampdoria 0-2, il silenzio di chi ama

 

As Roma, assente ingiustificata


L'As Roma è assente ingiustificata, io no. Dopo 21 giorni torno a scrivere e chiedo scusa ai miei lettori. Lo so ogni tanto inizio i miei post così ma devo confessarvi che dopo le ultime partite ho avuto seriamente difficoltà a esprimere un giudizio su quanto stava capitando all'As Roma.
Dopo la vittoria con il Feyenoord ho sperato nella previsione di Capitan Totti quella che recitava:
"Se vinciamo giovedì, vinceremo anche lunedì contro la Juventus" ma così non è andata e la delusione ha prevalso sulla razionalità.
Una partita, quella contro i bianconeri, che si poteva perdere ma anche vincere. Una partita che serviva per riscattare quella "pagliacciata" dell'andata, che doveva rimettere in gioco tutto, ma che non ha rimesso in gioco niente.
Così priva di umore e di parole, dopo la fallita profezia di Totti, ho mantenuto il silenzio in attesa di un segno.

As Roma - Chievo 0-0


La settimana successiva il segno non c'è stato. Uno 0-0 contro il Chievo ci ha tenuto inchiodati miracolosamente al secondo posto, più per demerito di chi insegue che per merito della Roma stessa. A colpire, ancora una volta, la totale assenza di gioco e d'idee.
Nel mirino dei colpevoli entrano (o sarebbe giusto scrivere: entrano di nuovo) i due pilastri della squadra: Totti e De Rossi. Il primo perchè "vecchio" il secondo perchè "morto".
Certi soggetti che si definiscono tifosi ne hanno dette e scritte di tutti i colori senza vergogna, senza memoria. Penosi.
Anche per amore di Totti e De Rossi ho continuato a tacere. Ho voluto vedere fino a che punto il mio silenzio doveva protarsi. Fino a dove si può mantenere il fiato senza prendere ossigeno.

As Roma - Sampdoria 0-2: Totti e De Rossi


Fiorentina - Roma 1-1 di Europa League

Poi è stato il turno di un incontro tutto italiano per un trofeo internazionale. Quello dei Viola di Montella, presi a schiaffi dalla Lazio in Campionato, contro l'As Roma al Franchi alla ricerca ormai continua di riscatto.
Daniele De Rossi questa volta la combina davvero grossa, un suo errore procura il vantaggio della Fiorentina. Cosi "si butta malato" (si dice a Roma) ed esce, in preda ai sensi di colpa forse e alla consapevolezza che le critiche che gli vengono mosse da mesi, iniziano davvero a trovare terreno fertile.
La Roma soffre ma piano piano esce fuori.
L'uomo di questa rinascita si chiama Keita, che dopo aver pareggiato la partita con Juventus all'Olimpico, infila la testa su un cross dal calcio d'angolo di Florenzi e insacca alle spalle di Neto, che aveva già parato un rigore a LjaJic (l'unico ex che non segna).
E' ancora una volta 1-1 ma questa volta è un pareggio buono. Lo dicono tutti. Sprazzi di Roma tornano a farsi vedere. Daniele De Rossi a parte, la Roma sembra esserci, forse si può tornare a prendere fiato.
Aspetto ancora un po' prima di scrivere un post, prima di dire la mia. Come un pesce fuor d'acqua, che per paura di perdere ossigeno continua a boccheggiare, in attesa di un Roma - Sampdoria che potrebbe definitivamente getterami nel mare a nuotare.

As Roma - Fiorentina 1- 1, il gol di Keita

As Roma - Sampdoria 0-2


Si sa che, se per le quote della Snai l'As Roma è data favorita, la Roma porterà a casa il risultato meno scontato. Così è stato. Poteva vincerla, dato che non vinceva in casa dallo scorso 30 novembre 2014, e poteva addirittura pareggiarla, nessuno ne sarebbe rimasto sorpreso, ma no, no  la Roma questa partita ha deciso di perderla.
Rimanendo ancora inspiegabilmente al secondo posto ma guardando dall'alto a una sola distanza l'odiata Lazio che ha preso il volo e zitta, zitta ha ridotto la distanza.
Ecco starei trattenendo ancora il fiato se l'epilogo che mi si mostra non mi apparisse tanto tragico da togliermi definitivamente la parola. E allora ho deciso di parlare.
Per quanto ancora l'As Roma potrà rimanere incollata a questo secondo posto?
Ce la farà a vincere all'Olimpico contro la Fiorentina giovedì prossimo? Come si può risollevare una squadra che perde quando gioca bene e pareggia quando gioca male?
Che ci siano problemi grossi è evidente da tempo.
Anche se già da tempo avevo espresso il mio punto di vista, e se c'è una cosa che odio è ripetermi e dire "L'avevo detto", a questa Roma manca una Società. 

Manca una Società


Vorrei chiamare all'appello tutti quelli che se la prendevano con la famiglia Sensi, che sono gli stessi che dicono che Totti è finito o, peggio, che Totti è un problema.
Contro i blucerchiati Totti è stato il migliore in campo, unico fuoriclasse di una squadra senza palle.
All'As Roma manca una Società seria, in grado di essere presente e di tirare per le orecchie chi marcia male. Impariamo a dare un vero nome ai problemi.
Questa Società manca come un genitore in carriera, preoccupato dei suoi business e pronto a fare dei regali spropositati ai suoi pargoli per compensare le sue assenze.
"Eccoti lo Stadio, eccoti lo sposor Nike e il Roma Village. Poi un bel restyling a Roma Channel e una Radio tutta tua, contenta??? Facciamo un precampionato in Australia allora!"
Ecco le promesse di un genitore assente, uno che guarda le partite da Boston e non fa altro che viziare i suoi figli.

As Roma - Sampdoria 0-2 : il silenzio di chi ama, Emma Ferrero giallorossa

Il silenzio di chi ama


Contro la Sampdoria sono rimasta a casa. Fuori pioveva e l'umidità m'invadeva le ossa. Non avevo voglia di bagnarmi per questa Roma. Mi sono anche sentita in colpa. Mi sono detta "che razza di tifosa sei? Cosi vecchia ti sei fatta? " Poi ho aspettato.
Ho aspettato sul divano di casa di vedere una reazione in campo della squadra, di sudarsi una vittoria ma questa volta, oltre al danno anche la beffa.
Viviano para la qualunque e la Roma non concretizza anzi rimedia due gol. Sinisa dal bordo campo fa i salti di gioia, mentre il "Viperetta" si presenta alle telecamere con la figlia Emma e la sua sciarpa giallorossa al collo. Lui sbraita, inventa qualche gag e dichiara amore al suo allenatore.
Emma tace, parla solo quando interpellata. Tace con la sua sciarpa al collo e gli occhi tristi che guardano in giù.
Emma tace in un silenzio che parla d'amore, proprio come il  mio perchè chi ama aspetta in silenzio, certo che il proprio amore sarà ricambiato.
Quando uno ama con tutta l'anima, dove va a finire quella passione?  Prima o poi ritorna, ritorna per forza.

As Roma - Fiorentina, l'epilogo?

Giovedì nello Stadio Olimpico di Roma ci sarà il ritorno di Europa League contro la Fiorentina, non so come finirà e, a questo punto, sono relativamente preoccupata.
Potrebbe essere la svolta o la conferma di una stagione partita con aspettative altissime e finita a puttane.
Resterò muta, in silenzio, qualunque sarà il risultato, perchè chi ama non si accontenta di una carezza, chi ama merita molto di più. Merita amore eterno e rispetto.

27 febbraio 2015

Feyenoord - As Roma 1-2 e la previsione di Capitan Totti continua...

 
Feyenoord - As Roma 1-2: il primo gol di Adem Ljajic

Feyenord - As Roma 1 - 2 : il gioco continua...


Qualche giorno fa avevo iniziato il post sul dopo Hellas Verona - Roma con la seguente considerazione:
"Trovare le parole per consolare qualcuno tradito dal suo amore a volte può essere davvero difficile. Soprattutto se il primo a sentirsi ferito è chi deve consolare, perchè l'amore per la Roma è oltre la comprensione di qualcuno che non sia tifoso. A volte è oltre la comprensione dello stesso tifoso al punto che se qualcuno ti chiede: "Ma chi te lo fa fare?"
Poi mi ero fermata, incapace di scrivere considerazioni originali su quanto stava accadendo alla mia Roma. Così non avevo pubblicato il post in attesa che la partita di Europa League mi desse qualche spunto.

Impeccabilmente, dopo Feyenoord - As Roma 1-2, con gli spunti arriva anche la risposta alla domanda che poco sopra mi sono posta: ma chi me lo fa fare?
Il calcio me lo fa fare. Un gioco in cui si può vincere e perdere, si può avere fortuna o sfortuna, si può morire e risorgere.

Se nell'incontro di Verona, l'unico che meritava la mia nota di merito, era l'immenso Capitano Francesco Totti che al minuto 25' aveva segnato il suo gol n. 240 portando la Roma in vantaggio, in quel di Rotterdam voglio parlare di tutti, perchè finalmente ha giocato una squadra.

Feyenoord - AsRoma 1-2 : finalmente gioco di squadra

Il segreto della vittoria

La partita di Rotterdam ha dimostrato due cose: 1. Quando l'As Roma gioca da squadra, vince;
2. L'As Roma non ha dimenticato come si gioca e questa è la notizia più notevole. 
Certo non è stata una Roma impeccabile, ma nel complesso ha gestito una gara difficile, in un ambiente ostico e in uno stadio dove il Feyenoord non aveva mai perso. 
Il tutto con un atteggiamento maturo, che non ha ceduto alle provocazioni, e che l'ha premiata facendole guadagnare 3 punti e un passaggio di turno che, in questo momento, era fondamentale. 

Ogni maledetto giovedì

Ogni maledetto giovedì lavoro al ristorante di famiglia Armando Al Pantheon, del resto tra una cameriera e una giornalista la differenza è minima (se non per il trattamento economico che per il cameriere è migliore ovviamente). 
Potete immaginare cosa significhi per una famiglia di malati romanisti non vedere la partita? Qualche volta già ve ne ho parlato ma vi assicuro che ogni volta è un'agonia.
La tensione è sempre altissima, soprattutto se si gioca in Europa e se le altre squadre italiane si stanno qualificando tutte. Inoltre considerando il periodo poco "felice" della Roma, è ovvio che l'umore non sia proprio alle stelle.
In cucina zio Fabrizio è talmente agitato che non vuole sapere nulla, mentre mio cugino Flavio si sintonizza con il cellulare sulla frequenza radio che trasmette il match. 
Il mio via vai, dalla cucina alla sala, non mi permette di cogliere nessuna notizia. Ogni tanto chiedo frettolosamente a Flavio: "'Mbè come va?" e lui mi risponde con un: "Totti palonetto fuori" e dopo qualche minuto "Totti palo"!
"Eh cavolo però! Allora c'ha ragione papà siamo pure sfigati!!!" Papà che, da romanista malata, ha preferito una serata al teatro senza sapere cosa si sarebbe perso.
Zio mi azzittisce : "Non comincià adesso!"
E chi comincia??? Mi defilo in sala alla ricerca di piatti da alzare, di dolci da consigliare e caffè da distribuire. 
Intanto dalla radio si sentono solo fischi, tanti fischi, assordanti, fastidiosi, fino al minuto 47 del primo tempo quando Ljajic segna e allora ai fischi, si sostituisce un unico e fragoroso urlo di gioia del radiocronista. L'ansia si rompe e, in quel momento, quell'urlo interpreta lo stato d'animo di tutti noi all'ascolto. 
Salgo in cucina (scrivo salgo perchè ci sono 3 scalini che dalla sala conducono alla cucina a "vista") e mi nascondo nell'angolo, dove si trova mio cugino per un'esultanza muta ma tanto liberatoria. 
Il primo tempo termina così con Fabio, il cameriere di sala, che chiede: 
"Che succede? Chi ha segnato? Che dice Mirko (infatti Mirko di solito mi aggiorana via whatsapp)?" per poi commentare a risultato positivo raggiunto: 
"Tanto lo sapevo". 
Eppure a me quando la Roma segna la gioia dura un attimo. Vorrei che la partita terminasse, che tutto si concludesse all'istante perchè l'ansia mi uccide. 

Feyenoord - As Roma 1-2: il raddoppio di Gervinho


Il secondo tempo riprende sommerso da fischi. 
Il radiocronista parla di oggetti in campo e Mirko mi scrive di "partita cattiva" e "continue provocazioni da parte dei giocatori del Feyenoord". 
All'ansia si unisce un po' di preoccupazione: Perchè una partita di calcio deve trasformarsi in un incontro di pugilato?
Pochi minuti e Flavio mi avverte che la partita è sospesa.
Sospesa? E fino a quando? Dieci minuti non passsano mai. Dalla radio si sente di nuovo qualche fischio e una voce che descrive il gioco. 
Flavio è serio e mi comunica che il Feyenoord ha pareggiato
Non ci voglio credere. Questi hanno avuto un comportamento inadeguato in trasferta, oggi tirano oggetti in campo fermando una partita e tutto è "normale"? Magari passano pure il turno? 
Non parlerò di questo perchè non voglio rubare la scena alla festa... quindi proseguiamo.
Flavio dice che tanto la Roma fa ricorso ma l'assurdità della situazione m'innervosisce, senza considerare che dal minuto 9', esattamente quando la partita è stata sospesa, il Feyenoord giocava in 10 per l'espulsione di uno che ho soprannominato Tè Verde, per l'assonanza del suo nome alla bevanda, ironia della sorte nota per le sue doti calmanti.
Scendo di nuovo in sala. 
Meglio sparecchiare e scambiare qualche chiacchiera con i clienti. 
Dalla cucina trascorrono pochi minuti e si affaccia Flavio che, con le mani infilati nei guantoni gialli di gomma per pulire i piatti, mi indica un 1 con la destra e un 2 con la sinistra. Sorride e il nome di Gervinho arriva fino a Piazza del Pantheon. 
Ora bisogna solo tener duro. 

Appuntamento a lunedì sera

Quando l'arbitra fischia è finalmente vittoria. E allora a quel paese i mulini, i tulipani, gli zoccoli di legno e la sirenetta. A quel paese l'Olanda e la paura, la sfiga e la violenza. 
La Roma ha ritrovato un po' di quella fiducia che era sparita. Ha capito che l'Europa League si può fare, che la squadra non è sparita, che la vittoria ha un gusto più buono della sconfitta o del pareggio. 
Ed è fondamentale che tutto ciò sia successo alla vigilia di una partita tutta da giocare, di una rivincita tutta da vincere. 
Nel calcio ci sono match che durano 90' e match che durano una vita. 
Roma - Juventus è uno di quei match. L'As Roma lo sa e dopo la vittoria di ieri ne è certa: As Roma - Juventus è  pronta per essere giocata. 
Lo ha detto anche Capitan Totti ieri in conferenza stampa e in Totti we trust.
La vendetta va servita fredda... alle 20.45 di un lunedì 2 Marzo 2015, in uno stadio Olimpico pieno. Loro contro noi. 11 contro 12 e questa volta non basteranno 3 gol in fuori gioco per vincere.


20 febbraio 2015

As Roma - Feyenoord 1-1: #SiamoTuttiLaBarcaccia

As Roma - Feyenoord 1-1 ; #SiamoTuttiLaBarcaccia

 

As Roma - Feyenoord, un pareggio ma solo sul campo.


Solo chi ha una coscienza e un'amore incondizionato per il nostro Paese e per la sua città, può capire il mio stato d'animo nello scrivere questo pezzo. 
Ho una tazza di tè fumante a fianco al mio pc per cercare di sedare i crampi alla pancia e allo stomaco che mi assediano da ieri. 
La Roma gioca una competizione europea, l'Europa League, e lo fa spalancando le sue porte ai tifosi ospiti e questi, da due giorni, la mettono sotto assedio e tutti glielo lasciamo fare. 
Hanno violentato Roma nostra sotto i nostri occhi e noi non li abbiamo fermati. 
Immobili, con gli sguardi pietrificati da un terrore che non può appartenere a un popolo la cui "ferocia" e "forza" sono state per secoli segni distintivi di un dominio indiscusso in Europa e nel Mondo. 
Le mie parole non vogliono essere da esortazione alla violenza ma semplice reminiscienza di un'anima combattente che tutti abbiamo perso: sia noi come popolo italiano, sia i giocatori come "gladiatori" in campo. A chi si paralizzano gli occhi, a chi le gambe. 
Un popolo che "non è in salute" e  che, nella sua malattia, si crogiola come un bambino influenzato che esaspera i suoi lamenti pechè il rientro a scuola sia il più tardi possibile. 

Quanto ancora, quanto ancora questa messa in scena dovrà durare? 

Gli Olandesi arrivati per vedere una partita di calcio e finiti protagonisti di deprecabili azioni, con una multa di 45 mila euro a testa per aver rovinato la Barcaccia di Piazza di Spagna, non erano tifosi
Erano teppisti, gli stessi che in varie quantità occupano le curve di tutte le tifoserie. 
Gli stessi che, ogni prefettura, conosce a memoria e studia e scheda sistematicamente. 
A questo punto l'unica cosa che c'è da chiedersi è : perchè questa gente non viene "bloccata"? 
Qual è l'interesse invisibile che si nasconde dietro questa "leggerezza" che si perpetra regolarmente ogni volta?

As Roma - Feyenoord 1-1, il gol al 22' pt di Gervinho


La partita

Ieri sera era il mio turno al ristorante. Nessuna televisione o radio accessa, solo una voce a balzi che, di tanto in tanto, usciva dal telefonino di mio cugino Flavio. 
Il gol di Gervinho, gridato a più non posso mi aveva rimesso in pace con il mondo, almeno per qualche momento. 
"Lo vedi quanto sono cretini? Erano solo orfani di Gervi! Ma puo' una squadra essere dipendente da un giocatore?" Poi ho pensato a Totti e "si" mi sono detta " certo che può! Del resto in un ristorante quando manca lo Chef è un problema, perchè non può esserlo quando manca un giocatore in una squadra?" 
Domande e risposte che il mio cervello si dava in una serata assurda, in cui il Prefetto di Roma ha disposto di non vendere, nè somministrare alcolici a nessuno fino alle 24.00. 
Potete immaginare per un ristorante cosa significhi? Provvedimento a dir poco assurdo per le modalità con cui è stato applicato e richiesto.
La Roma finiva il primo tempo in vantaggio e c'era ancora qualcosa da sperare. 
Per esempio, che lo scempio compiuto da quei tifosi olandesi irrispettosi potesse essere in parte cancellato con una bella lezione di calcio. Sarebbe stato troppo semplice e soprattutto troppo normale. 
La Roma non è una squadra "normale", non ci s'innamora di una normale. E' piena di contraddizioni, di eros e thanatos, di pulsione per la vita in quantità uguale a quella per la morte. 
Così, è durante il secondo tempo che Fabio, il cameriere di sala  mi passa a fianco sussurrando qualcosa. Presa da miei pensieri non l'ho nemmeno ascoltato. 
Quando raggiungo la cassa, Mario, mio cognato, mi dice che la Roma pareggia 1-1. 

Il mio personale calvario

"Ma come cazzo è possibile??? Quanto tempo manca???" 
Ogni tanto mi affaccio in cucina, cercando nella voce che viene dal telefonino di Flavio e dallo sguardo di mio cugino, un cenno di speranza. Nulla. Sento solo fischi, tanti fischi e lo stomaco mi si fa piccolo e la rabbia mi assale. 
Fischi come pugnalate, come calci distribuiti per tutto il corpo, perchè fischiare la propria squadra è un dolore enorme. 
Come padre quando deve dare uno schiaffo al proprio figlio perchè capisca che certe cose non si fanno. 
Ecco la Roma certe cose non le deve fare
E come un padre o una madre ti viene da dirle di non farle soprattutto per lei stessa, perchè si fa del male da sola e ne procura agli altri. 
Fischi senza applausi e mentre i minuti scorrevano, si concretizzava la convinzione che nessun risultato sarebbe cambiato e che, anche questa volta, la Roma che aspettavi si era persa chissà dove e chissà perchè. 

As Roma - Feyenoord, 1-1; Alessandro Florenzi


Florenzi e Garcia e quel "come sempre"

Alessandro Florenzi e Mister Rudi Garcia del resto avevano detto di crederci. 
"Venite a sostenerci, daremo tutto come sempre". 
Era quel "come sempre" che non mi convinceva e adesso tutti ce l'hanno con loro. Eppure lo avevano detto "come sempre" e hanno tenuto fede alla loro promessa. 
La Roma non vince da novembre e "come sempre" ieri non ha vinto. Adesso rimaniamo nel limbo una settimana, con discussioni legate allo sport e al teppismo, alla Roma in crisi e a una partita in trasferta da vincere in uno stadio, quello del Feyenoord, dove la squadra olandese non perde praticamente mai. 

AsRoma - Feyenoord 1-1, #SiamoTuttiLaBarcaccia


#SiamoTuttiLaBarcaccia
 
Vorrei lanciare il mio hashtag #SiamoTuttiLaBarcaccia
Credo che la Barcaccia di Piazza di Spagna in questo momento rispecchi anche l'As Roma. 
Metà in acqua, metà alla deriva. 
Bellissima, dopo un'estate passata a restaurarsi, eppure di nuovo sfregiata, senza nessun motivo se non quello di essere priva di un comandante che la difenda e la tragga in salvo.

13 dicembre 2014

As Roma - Manchester City 0-2 : la Champions ai Campioni

 
AsRoma - Manchester City 0-2: la Roma è fuori dalla Champions

La Roma ha perso 0-2 all'Olimpico contro un Manchester City "rimaneggiato" e fortunato.

C'è chi lo dice dal giorno del sorteggio, giocatori inclusi. Qualcuno ha raccontato di uno di loro uscire quel giorno dal centro sportivo di Trigoria, ridendo e dichiarando:
"Ok, vinceremo l'Europa League".
Non mi sorprende dunque l'epilogo che mercoledì sera all'Olimpico si è avverato, sotto gli occhi innamorati di 60 mila tifosi. 
Testimoni oculari di un omicidio di massa, tutti compatti sulla scena del crimine, ci siamo ritrovati a difendere la vittima che ha provato a sopravvivere, opponendosi a un destino che la voleva morta. 
Cosi, come un gladiatore contro un leone, quanto può provare a lottare?  Fino alla morte ed è questo che Roma mia ha fatto.

"Roma o Morte!"

Eccolo il grido, proprio come l'epitaffio inciso sulla base della statua di Garibaldi al Gianicolo. Un'esortazione il cui senso originario era diverso ma che voglio interpretare come un comando, che  tutti i giocatori della squadra hanno eseguito: "Onora Roma e fallo con tutte le forze".

Martedì sera, a inzio partita, il calore della gente scioglieva il freddo e l'umidità di una serata che voleva congelare le emozioni, per tenersele dentro qualche altro mese ancora.
Quello che mi piace di più, quando scrivo il mio diario, è soffermarmi sui particolari più che sulla cronaca calcistica, di quella ne sono già piene le bocche a fine primo tempo e le prime pagine dei giornali il giorno seguente. 
Quello di cui scrivo è una raccolta di attimi, pennellate di vita che la partita in campo maschera in un contorno invisibile e poco interessante. 
Non racconterò quindi del palo preso quando si sarebbe potuto pareggiare, nè di un primo tempo che ha visto i giocatori della Roma coraggiosi combattenti e sfortunati. 
Vi racconterò, piuttosto, di mio padre che cucinava con la radiolina accesa, sperando di poter fare la "sua parte" mentre sfamava gente senza fede sportiva e di come ha accennato a un piccolo salto quando il radiocranista ha detto "Palo! Roma vicinissima al gol!"
Delle donne e dei bambini che mostravano un' espressione di pura sorpresa e gioia quando ritrovavano la loro faccia sfondare l'Olimpico sul grande schermo. 
Voglio raccontarvi dei panini con le polpette e il sugo ancora tiepidi per scaldarsi sugli spalti dove il Borghetti non è più presente, e della pizza con la nutella congelata; delle innumerevoli sciarpe tese durante Roma Roma; dei fumogeni colorati che non permetto di vedere la partita ma la rendono più calorosa e allegra; della Curva Sud, di una Curva che, al 90' dopo una sconfitta che è valsa la squalifica dalla Champions League, ha gridato a una sola voce: 
"Vinceremo il Tricolor!" 
Illusi, pazzi, stanchi e disperati??? No. Chi è innamorato non è stanco mai, non è pazzo mai, non è illuso mai. E non si tratta del solito tifoso della Roma, di quello che "è il male della Roma" perchè non vuole una squadra forte, perchè si accontenta.
No, amici miei, siete lontani anni luce se pensate questo. Il vero tifoso della Roma sa come finiscono certe partite e lo sa prima di altri e vede quando la maglia, perchè solo quella conta, quando la maglia è sudata. Mercoledì sera quella maglia lo era.
 I giocatori erano stanchi e non volevano andare sotto la Curva per il rimmarico e lo sconforto.  Per la vergogna di non essere all'altezza. Come una mamma conosce i pregi e i difetti di un figlio, fino a dove può arrivare così la Curva ha capito che quest'anno non si poteva andare oltre.
L'Olimpico ha regalato ancora una serata unica, una di quelle che rinnovano la mia fede calcistica. Ci vuole coraggio per giocare contro i più forti, ci vuole coraggio per non mollare fino alla fine ed è il coraggio che rende un uomo diverso dall'altro. 
Per questo Christian si è scaraventato contro quelli che al secondo gol subito si sono alzati e se ne sono andati impedendo a chi : "la Roma la tifa davvero, di vedere la partita fino alla fine". 
Fino alla fine... come la fede giallorossa, come un credo, come un vero tifoso.
E fino alla fine andremo, anche questa volta, magari in un' Europa League che qualcuno disprezza, oppure solo in un Campionato che è alla portata, perchè la Roma è forte, fortissima. E un tifosa lo sa, come una mamma per cosa la sua squadra può lottare.

Post Scriptum:  Se non ho narrato di Roma - Sassuolo è solo perchè avrei dovuto scrivere qualcosa di poco piacevole nei confronti di un paio di persone, così ho deciso di aspettare prima di dire la mia su Daniele De Rossi e su Mister Garcia.
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