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Visualizzazione post con etichetta Rudi Garcia. Mostra tutti i post
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07 settembre 2015

Roma - Juventus: 2-1 : il Gigante Dzeko e la Juve lillipuziana

Roma - Juventus 2-1: il Gigante Dzeko schiaccia una lillipuziana Juventus

Roma - Juventus 2-1 mettiamo subito le cose in chiaro


C'è qualcosa di più bello di un lunedì che segue la domenica della vittoria della Roma sulla Juventus?
Due lunedì dopo la vittoria della Roma sulla Juventus!
Non scrivo il diario della Tifosa dalla fine di Aprile, quando lo scoraggiamento per una stagione calcistica deludente mi ha completamente pervasa, lasciando la mia testa priva di elaborare concetti originali in merito alla mancanza di gioco della squadra. Nemmeno il derby con la Lazio, vinto grazie al gol di Yanga Mbiwa (aspettato da me per un anno intero) mi aveva fatto cambiare idea.
Certo quel successo avera risollevato il mio umore ma il dispiacere per i punti persi nel girone di ritorno non li avremmo più recuperati e un'altra stagione era terminata "solo" con un prezioso secondo posto, per l'ennesima volta.
Così quando sabato 22 agosto il Campionato 2015-2016 ha avuto inizio, dopo un mercato estivo questa volta decisamente gratificante, ho visto la Roma scendere in campo contro il Verona, ero certa che ne avrei avuti di concetti da esprimere.
Purtroppo il debutto finito 1-1 non ha fatto che tirar fuori di nuovo i vecchi problemi. Come una coppia che si ama e si allontanta per qualche mese, nella speranza che una pausa di riflessione sia il rimedio sufficiente per appianare i diverbi cronicizzati dall'abitudine e alla prima occasione capisce che nulla è cambiato.
Così dopo Verona - Roma non ho scritto nulla e ho aspettato che Roma - Juventus venisse giocata.

Roma - Juventus, la prova del 9


Ai laziali e agli juventini che mi dicono: "Tanto ad Agosto voi vincete sempre il Campionato" rispondo lapidaria: "Nessuno qui ha parlato di Campionato. Abbiamo vinto una partita però, questo lo possiamo dire?"
Allora tacciono, abbassano gli occhi, si mordono le labbra e annuiscono. La verità non si può negare. La Roma finalmente è tornata. Rudi Garcia finalmente è tornato.
Una squadra rinnovata, ancora una volta ma questa con i giusti innesti, Dzeko in primis, che ha saputo gestire una Juventus, rimaneggiata dalla perdita di Pirlo, Tevez e Vidal, e vincere uno scontro diretto importantissimo.
Dopo un'estate all'insegna di colpi di mercato e una Curva Sud da dividere, con conseguente perdita di posti per gli abbonati già tesserati, la stagione in casa si è aperta con la protesta della Sud.
Una Curva Sud piena e muta, capace di cantare solo cori contro la polizia e i celerini mandati irresponsabilmente a offrire la propria pelle a 10 mila tifosi arrabbiati.
Un esordio pessimo sugli spalti che per fortuna non ha rispecchiato quello in campo. Lo Stadio strabordava di tutto. Il sole scioglieva i volti abbronzati e rilassati, il numero 10 di Totti campeggiava sulle spalle di donne, uomini e bambini mentre bicchieri di acqua fresca e birra gelata dissetavano bocche pronte a schiarire la voce per esultare.
Il numero 10 di Francesco Totti, il nostro Capitano che per la prima volta  a Verona non è stato schierato in campo e non è subentrato nei 90' per "scelta tattica".
Il nostro Capitano che anche contro la Juventus resterà in panchina, perchè gli anni passano per tutti e di lui avremo bisogno molto quest'anno e dobbiamo farlo giocare quando è necessario.
La banda degli Ultras Gonzaga era al completo: Marco, Christian, Sandro, Matteo, Mirko, Chiara e Antonella.
Sugli spalti Alma e i suoi 80 anni superati da tempo, aspettavano l'ennesima stagione dell'As Roma con lo stesso fremito di un ragazzino di 5 anni .
Marco torna all'Olimpico da papà, Christian da uomo innamorato, Sandro da padre attento e lavoratore premiato, Matteo da adolescente sempre meno bambino, Mirko da collezionista attento, Chiara da scrittrice curiosa e Antonella da cinquantenne favolosa.
Ognuno al suo posto, pronto per affrontare una nuova stagione proprio come Massimo che fisicamente si trovava davanti a un forno a sfornare pizza ma con il cuore era proprio dove eravano noi.

La partita


La formazione della Roma non era quella tipo.  Daniele De Rossi viene schierato come centrale di difesa, ruolo in cui si rivelerà perfetto (e guai a chi mi parla male di Daniele) ma che non è certo il suo, almeno non lo era stato fino a quel momento.
Francesco Totti è spettatore, un leone in gabbia. La partita inizia ed è subito Roma - Juventus con un rigore a favore della Roma, non concesso, dopo nemmeno un minuto di gioco.
La Roma non si arrende, continua a pressare mentre la Juventus si chiude nella sua area come una squadra provinciale, incapace di uscire fuori se non con sterili contropiedi .
Pogba è nervoso, forse troppo per essere un fuoriclasse, dimostra che la Juventus ha paura... che fine hanno fatto gli schemi di Conte? E Allegri che cosa è in grado di fare adesso che è orfano di un'eredità che ha sciupato con maestria nella scorsa stagione?
Nonostante qualche giallo non distribuito da Rizzoli e un predominio giallorosso evidente, chiedetelo al palo sotto la curva nord, la partita finisce i primi 45' con un risultato di parità 0-0.
Pieghiamo i giornali disposti sui sedili blu e ce li portiamo con noi mentre scendiamo le scale del settore 15 alla ricerca di un caffè e di un po' di acqua prima che di sgranchirci le gambe.
La Roma ci sta piacendo. L'ottimismo trapela dagli occhi del vecchio con la sigaretta in bocca, dalle fossette del bambino che divora il gelato e soprattutto dal chiacchiericcio divertito dei tifosi in fila al bar. La Roma c'è e questo oltre ad essere un conforto è una gran bella notizia.
Il secondo tempo assomiglia al primo: la Roma pressa mentre la Juventus aspetta.
Questa volta però la Roma attacca verso la Curva Sud. E' il 61' quando Pjanic batte una punizione al limite dell'area e lascia Buffon fermo. L'esplosione di gioia è incontenibile. Mi aggrappo a Mirko e non voglio si muova, ho bisogno di stritolare qualcunoper essere certa che quel gol meraviglia sia vero. La Roma vince 1-0 meritatamente.
La Curva Sud smette di protestare, di prendersela con l'altra Curva Sud che incita la squadra, e si accorge del vero motivo per il quale è allo stadio: tifare.
La Roma continua a pressare, Mister Garcia sostituisce Salah con Iturbe che rimedia subito un giallo per la Juventus e poi.. poi Evra viene espulso  ( del resto sempre meglio che mettere fuori Pogba) e al 79' Dzeko corre sotto la Sud per abbracciarla tutta: è 2-0 e Dzeko segna il suo primo gol giallorosso lasciando Chiellini inebetito. 
Lo Stadio impazzisce letteralmente. La gente salta da una fila all'altra. Mi giro per dare un cinque ai ragazzi dietro di me, non trovo nessuno. Sono tutti corsi verso il campo, come se potessero abbracciare quel gigante arrivato dal Nord, il gigante Dzeko - Gulliver cui basta una pedata per schiacciare gli juventini - lillipuziani che cercano di legare mani e piedi a una Roma troppo grande per rimanere vinta.
Un gol bianconero all'87' di Dyabala non rovina la festa a nessuno, anche se una parata incredibile di Szczesny allo scadere della partita, per un attimo blocca la digestione a una vittoria che aveva già profuso il suo sapore di pasta fatta in casa, un sapore autentico.

La vittoria

Un successo voluto, ecco il significato di Roma - Juventus.  Una Roma coraggiosa che ha inflitto alla Juventus, per la prima volta nella sua storia, la seconda sconfitta successiva in campionato lasciandola a 0 punti.
Qualcosa forse sta cambiando lo dice l'arbitro che nonostante la sua direzione di gara insufficiente non è stato capace di fermare il successo giallorosso. Lo dice il palo che ancora trema e lo dice Pogba miracolosamente sfuggito al cartellino rosso, oltre al rigore negato di cui tutti dobbiamo parlare perchè è quando si vince che certe cose vanno dette.
Una vittoria voluta dal gruppo che significa: Totti in panchina e Digne, appena arrivato e già combattente, in campo. Signifia Falque titotale e Gervinho a guardare.
Significa De Rossi Capitano vero, con buona pace di chi gli vuole male. La Roma è pronta per raggiungere un traguardo e siamo pronti anche noi. 

20 febbraio 2015

As Roma - Feyenoord 1-1: #SiamoTuttiLaBarcaccia

As Roma - Feyenoord 1-1 ; #SiamoTuttiLaBarcaccia

 

As Roma - Feyenoord, un pareggio ma solo sul campo.


Solo chi ha una coscienza e un'amore incondizionato per il nostro Paese e per la sua città, può capire il mio stato d'animo nello scrivere questo pezzo. 
Ho una tazza di tè fumante a fianco al mio pc per cercare di sedare i crampi alla pancia e allo stomaco che mi assediano da ieri. 
La Roma gioca una competizione europea, l'Europa League, e lo fa spalancando le sue porte ai tifosi ospiti e questi, da due giorni, la mettono sotto assedio e tutti glielo lasciamo fare. 
Hanno violentato Roma nostra sotto i nostri occhi e noi non li abbiamo fermati. 
Immobili, con gli sguardi pietrificati da un terrore che non può appartenere a un popolo la cui "ferocia" e "forza" sono state per secoli segni distintivi di un dominio indiscusso in Europa e nel Mondo. 
Le mie parole non vogliono essere da esortazione alla violenza ma semplice reminiscienza di un'anima combattente che tutti abbiamo perso: sia noi come popolo italiano, sia i giocatori come "gladiatori" in campo. A chi si paralizzano gli occhi, a chi le gambe. 
Un popolo che "non è in salute" e  che, nella sua malattia, si crogiola come un bambino influenzato che esaspera i suoi lamenti pechè il rientro a scuola sia il più tardi possibile. 

Quanto ancora, quanto ancora questa messa in scena dovrà durare? 

Gli Olandesi arrivati per vedere una partita di calcio e finiti protagonisti di deprecabili azioni, con una multa di 45 mila euro a testa per aver rovinato la Barcaccia di Piazza di Spagna, non erano tifosi
Erano teppisti, gli stessi che in varie quantità occupano le curve di tutte le tifoserie. 
Gli stessi che, ogni prefettura, conosce a memoria e studia e scheda sistematicamente. 
A questo punto l'unica cosa che c'è da chiedersi è : perchè questa gente non viene "bloccata"? 
Qual è l'interesse invisibile che si nasconde dietro questa "leggerezza" che si perpetra regolarmente ogni volta?

As Roma - Feyenoord 1-1, il gol al 22' pt di Gervinho


La partita

Ieri sera era il mio turno al ristorante. Nessuna televisione o radio accessa, solo una voce a balzi che, di tanto in tanto, usciva dal telefonino di mio cugino Flavio. 
Il gol di Gervinho, gridato a più non posso mi aveva rimesso in pace con il mondo, almeno per qualche momento. 
"Lo vedi quanto sono cretini? Erano solo orfani di Gervi! Ma puo' una squadra essere dipendente da un giocatore?" Poi ho pensato a Totti e "si" mi sono detta " certo che può! Del resto in un ristorante quando manca lo Chef è un problema, perchè non può esserlo quando manca un giocatore in una squadra?" 
Domande e risposte che il mio cervello si dava in una serata assurda, in cui il Prefetto di Roma ha disposto di non vendere, nè somministrare alcolici a nessuno fino alle 24.00. 
Potete immaginare per un ristorante cosa significhi? Provvedimento a dir poco assurdo per le modalità con cui è stato applicato e richiesto.
La Roma finiva il primo tempo in vantaggio e c'era ancora qualcosa da sperare. 
Per esempio, che lo scempio compiuto da quei tifosi olandesi irrispettosi potesse essere in parte cancellato con una bella lezione di calcio. Sarebbe stato troppo semplice e soprattutto troppo normale. 
La Roma non è una squadra "normale", non ci s'innamora di una normale. E' piena di contraddizioni, di eros e thanatos, di pulsione per la vita in quantità uguale a quella per la morte. 
Così, è durante il secondo tempo che Fabio, il cameriere di sala  mi passa a fianco sussurrando qualcosa. Presa da miei pensieri non l'ho nemmeno ascoltato. 
Quando raggiungo la cassa, Mario, mio cognato, mi dice che la Roma pareggia 1-1. 

Il mio personale calvario

"Ma come cazzo è possibile??? Quanto tempo manca???" 
Ogni tanto mi affaccio in cucina, cercando nella voce che viene dal telefonino di Flavio e dallo sguardo di mio cugino, un cenno di speranza. Nulla. Sento solo fischi, tanti fischi e lo stomaco mi si fa piccolo e la rabbia mi assale. 
Fischi come pugnalate, come calci distribuiti per tutto il corpo, perchè fischiare la propria squadra è un dolore enorme. 
Come padre quando deve dare uno schiaffo al proprio figlio perchè capisca che certe cose non si fanno. 
Ecco la Roma certe cose non le deve fare
E come un padre o una madre ti viene da dirle di non farle soprattutto per lei stessa, perchè si fa del male da sola e ne procura agli altri. 
Fischi senza applausi e mentre i minuti scorrevano, si concretizzava la convinzione che nessun risultato sarebbe cambiato e che, anche questa volta, la Roma che aspettavi si era persa chissà dove e chissà perchè. 

As Roma - Feyenoord, 1-1; Alessandro Florenzi


Florenzi e Garcia e quel "come sempre"

Alessandro Florenzi e Mister Rudi Garcia del resto avevano detto di crederci. 
"Venite a sostenerci, daremo tutto come sempre". 
Era quel "come sempre" che non mi convinceva e adesso tutti ce l'hanno con loro. Eppure lo avevano detto "come sempre" e hanno tenuto fede alla loro promessa. 
La Roma non vince da novembre e "come sempre" ieri non ha vinto. Adesso rimaniamo nel limbo una settimana, con discussioni legate allo sport e al teppismo, alla Roma in crisi e a una partita in trasferta da vincere in uno stadio, quello del Feyenoord, dove la squadra olandese non perde praticamente mai. 

AsRoma - Feyenoord 1-1, #SiamoTuttiLaBarcaccia


#SiamoTuttiLaBarcaccia
 
Vorrei lanciare il mio hashtag #SiamoTuttiLaBarcaccia
Credo che la Barcaccia di Piazza di Spagna in questo momento rispecchi anche l'As Roma. 
Metà in acqua, metà alla deriva. 
Bellissima, dopo un'estate passata a restaurarsi, eppure di nuovo sfregiata, senza nessun motivo se non quello di essere priva di un comandante che la difenda e la tragga in salvo.

13 dicembre 2014

As Roma - Manchester City 0-2 : la Champions ai Campioni

 
AsRoma - Manchester City 0-2: la Roma è fuori dalla Champions

La Roma ha perso 0-2 all'Olimpico contro un Manchester City "rimaneggiato" e fortunato.

C'è chi lo dice dal giorno del sorteggio, giocatori inclusi. Qualcuno ha raccontato di uno di loro uscire quel giorno dal centro sportivo di Trigoria, ridendo e dichiarando:
"Ok, vinceremo l'Europa League".
Non mi sorprende dunque l'epilogo che mercoledì sera all'Olimpico si è avverato, sotto gli occhi innamorati di 60 mila tifosi. 
Testimoni oculari di un omicidio di massa, tutti compatti sulla scena del crimine, ci siamo ritrovati a difendere la vittima che ha provato a sopravvivere, opponendosi a un destino che la voleva morta. 
Cosi, come un gladiatore contro un leone, quanto può provare a lottare?  Fino alla morte ed è questo che Roma mia ha fatto.

"Roma o Morte!"

Eccolo il grido, proprio come l'epitaffio inciso sulla base della statua di Garibaldi al Gianicolo. Un'esortazione il cui senso originario era diverso ma che voglio interpretare come un comando, che  tutti i giocatori della squadra hanno eseguito: "Onora Roma e fallo con tutte le forze".

Martedì sera, a inzio partita, il calore della gente scioglieva il freddo e l'umidità di una serata che voleva congelare le emozioni, per tenersele dentro qualche altro mese ancora.
Quello che mi piace di più, quando scrivo il mio diario, è soffermarmi sui particolari più che sulla cronaca calcistica, di quella ne sono già piene le bocche a fine primo tempo e le prime pagine dei giornali il giorno seguente. 
Quello di cui scrivo è una raccolta di attimi, pennellate di vita che la partita in campo maschera in un contorno invisibile e poco interessante. 
Non racconterò quindi del palo preso quando si sarebbe potuto pareggiare, nè di un primo tempo che ha visto i giocatori della Roma coraggiosi combattenti e sfortunati. 
Vi racconterò, piuttosto, di mio padre che cucinava con la radiolina accesa, sperando di poter fare la "sua parte" mentre sfamava gente senza fede sportiva e di come ha accennato a un piccolo salto quando il radiocranista ha detto "Palo! Roma vicinissima al gol!"
Delle donne e dei bambini che mostravano un' espressione di pura sorpresa e gioia quando ritrovavano la loro faccia sfondare l'Olimpico sul grande schermo. 
Voglio raccontarvi dei panini con le polpette e il sugo ancora tiepidi per scaldarsi sugli spalti dove il Borghetti non è più presente, e della pizza con la nutella congelata; delle innumerevoli sciarpe tese durante Roma Roma; dei fumogeni colorati che non permetto di vedere la partita ma la rendono più calorosa e allegra; della Curva Sud, di una Curva che, al 90' dopo una sconfitta che è valsa la squalifica dalla Champions League, ha gridato a una sola voce: 
"Vinceremo il Tricolor!" 
Illusi, pazzi, stanchi e disperati??? No. Chi è innamorato non è stanco mai, non è pazzo mai, non è illuso mai. E non si tratta del solito tifoso della Roma, di quello che "è il male della Roma" perchè non vuole una squadra forte, perchè si accontenta.
No, amici miei, siete lontani anni luce se pensate questo. Il vero tifoso della Roma sa come finiscono certe partite e lo sa prima di altri e vede quando la maglia, perchè solo quella conta, quando la maglia è sudata. Mercoledì sera quella maglia lo era.
 I giocatori erano stanchi e non volevano andare sotto la Curva per il rimmarico e lo sconforto.  Per la vergogna di non essere all'altezza. Come una mamma conosce i pregi e i difetti di un figlio, fino a dove può arrivare così la Curva ha capito che quest'anno non si poteva andare oltre.
L'Olimpico ha regalato ancora una serata unica, una di quelle che rinnovano la mia fede calcistica. Ci vuole coraggio per giocare contro i più forti, ci vuole coraggio per non mollare fino alla fine ed è il coraggio che rende un uomo diverso dall'altro. 
Per questo Christian si è scaraventato contro quelli che al secondo gol subito si sono alzati e se ne sono andati impedendo a chi : "la Roma la tifa davvero, di vedere la partita fino alla fine". 
Fino alla fine... come la fede giallorossa, come un credo, come un vero tifoso.
E fino alla fine andremo, anche questa volta, magari in un' Europa League che qualcuno disprezza, oppure solo in un Campionato che è alla portata, perchè la Roma è forte, fortissima. E un tifosa lo sa, come una mamma per cosa la sua squadra può lottare.

Post Scriptum:  Se non ho narrato di Roma - Sassuolo è solo perchè avrei dovuto scrivere qualcosa di poco piacevole nei confronti di un paio di persone, così ho deciso di aspettare prima di dire la mia su Daniele De Rossi e su Mister Garcia.

06 ottobre 2014

Juventus - Roma 3-2: Ecco cosa non si può rubare.

Juventus - Roma per un romanista vero è peggio di un derby. 

Una partita diversa dalle altre perchè non sai mai come potrà andare a finire, anzi è più corretto scrivere perchè sei curioso di capire cosa succederà questa volta. Cosa s'inventeranno per vincere questa volta, come riusciranno a "rubare" una partita. 
Questo è quello che hai in testa e quasi sempre, alla fine, il tuo presentimento prende forma e ammetti con te stessa "lo sapevo".
La Roma di quest'anno però è una Roma forte. Lo scrivo e lo penso, senza timore, senza scaramanzie.
La mia Roma quest'anno è davvero una gran bella squadra e la Juve, che è forte a sua volta, aveva solo un modo per fermarla, il solito... ottenere dei favori arbitrali. Giocare sporco, stile Juventus.
Il fatto è che questa volta è stato così palese e sfacciato da non crederci. A differenza delle volte precendenti non si sono limitati a un rigore, a un gol all'ultimo minuto o a uno in fuori gioco. No, questa volta hanno preso tutto insieme il pacchetto e ce l'hanno sbattuto in faccia con la linguaccia di Bonucci davanti alla telecamera.
Una faccia piena di rabbia come se qualcuno stesse rubando al ladro un pareggio che, nonostante i due rigori inesistenti per loro, sarebbe pure potuto essere giusto perchè la Juve è una squadra forte, molto forte. 
Ti ritrovi avvelenata a urlare e a intossicarti l'anima, l'anima e non il fegato perchè è quella che ci metti tutte le volte che guardi la tua Roma, che tifi la tua squadra.
Ti avveleni e ti ripeti con razionalità: "Chi te lo fa fare? Chi? E' ora di piantarla". 
Hai superato da un po' i trenta e ti viene da piangere.
Le lacrime le trattieni solo per rispetto di te stessa, solo perchè ti sentiresti ulteriormente fuori posto e non è giusto. Le ingoi le lacrime come le ingiustizie che già subisci nella vita di tutti i giorni e ormai ci hai fatto "il callo" , che vuoi che sia una in più o una in meno soprattutto se si parla di calcio.
Eppure non ci riesci a mantenere un certo distacco, non ce la fai proprio perchè il cuore e la ragione da sempre percorrono strade parallele e non s'incrociano mai.
Finisce una partita che sembra frutto di una droga leggera (anzi pesante!) tale è il livello di allucinazione che assume e vedi comparire sullo schermo lui: il tuo Capitano.
Gli vedi gli occhi lucidi, la faccia rassegnata, stanca... come la mia, come quella di Mirko, come quella di mio Padre e di tutti i padri che hanno trasmesso a un figlio un "credo" o una "malattia" come dice mia mamma che aggiunge:
"Che vi arrabbiate a fa' se tanto lo sapete, non capisco perchè continuate a perdere tempo con il calcio".
E per la prima volta ti accorgi che tua madre sul calcio può avere ragione.
Ci dobbiamo rassegnare? Dobbiamo smettere di andare allo stadio di parlarne, d' incazzarci??? Smettere d'indignarci, di credere che il Calcio sia un gioco e basta?
La Juventus avvelena tutto.
Anche l'esultanza di De Rossi che era così esausto che al gol d'Iturbe invece di essere felice sembrava voler ammazzare qualcuno.
Loro, la Juventus e gli Juventini (con le dovute eccezioni), hanno questa capacità di tramutare la gioia in dolore, di vincere una Champions con i morti sul campo (i morti veri).
Loro sono quelli che a fine partita, dopo aver sputato sugli avversari (sputato davvero e non per reazione a qualcuno ma per il puro gusto di schifare chi è alla loro altezza) hanno pure il coraggio di parlare di stile.
Loro cui tutto è  permesso, loro che hanno i tifosi che invece di vergognarsi (non tutti se devo essere sincera) si sentono più forti e più arroganti che mai. Scrivono "zitti" sui post perchè loro azzittiscono le persone. Loro comandano. Loro dettano legge.
Loro che, facendo così, occupano le pagine di giornale e del web della Loro presenza invece di lasciare spazio alla meraviglia del rigore realizzato da Francesco, allo spettacolo e alla gioia del gol del veloce e piccolo Iturbe. All'eleganza di Gervinho che invece di buttarsi in area di rigore resta in piedi, alla poesia dei tifosi corsi fino a Torino, alla bellezza di una squadra che ha dimostrato di essere fortissima nonostante la sconfitta e alle parole ancora più belle del nostro Capitano che la definisce la squadra sconfitta :
"...non so se dall'arbitro o meno, ma non dalla Juve...con loro è sempre così"
Già e allora ti definiscono piagnone o pippa, perchè quando uno non ha argomenti usa sempre le stesse parole. Un vocabolario fatto d'insulti il Loro, insulti e basta. 
Mister Garcia sviolina come a dire "la solita musica" e sul calcio ieri si è steso un altro velo di tristezza, come un lutto inaspettatato nonostante sei al corrente della grave malattia.
Spegni la tv con il cuore a pezzi perchè ogni volta Loro ti distruggono una speranza, quella di un Calcio migliore. Ti fanno entrare in guerra con il cuore che ti hanno appena stropicciato. 
Ma io ho deciso che voglio crederci, devo crederci a questo Sport perchè se ci togliete pure questo ditecelo che cosa ci rimane. 
Potete toglierci la certezza di un lavoro, di una famiglia, di un futuro ma la bellezza del Calcio no, mi dispiace. 
Il Calcio ha troppe varianti libere, il Calcio ha i giocatori, la gente, i campi bagnati prima di essere calpestati; ha bambini che rincorrono un pallone e sogni che profumano di terra scottata dal sole. 
Ha le ginocchia sbucciate, i capelli sudati. 
Il Calcio ha maglie strette e calzettoni da lavare, scarpini da pulire prima di andare a giocare. 
Il Calcio ha il cuore di fare gol davanti a mamma e papà, ha gli occhi azzurri del mio Capitano che non si è voluto muovere dalla sua città. 
Mi dispiace cara gente ma io non ci sto. Questo sogno me lo tengo e se non lo troverò più in un campionato di serie A poco importa
Andrò a cercarlo la domenica pomeriggio nel campetto della scuola calcio sotto casa mia, su una spiaggia in una sera d'estate, in un film di qualche tempo fa, in una foto dimenticata tra gli album di famiglia. 
Loro questo non me lo possono rubare e nemmeno la gioia sulla faccia del mio Capitano dopo aver segnato un gol, nemmeno quella me la ruberanno mai.

Juventus - Roma 3-2: la gioia del Capitano dopo il pareggio 1-1


22 settembre 2014

Roma - Cagliari: Florenzi, la Nonna e quel bacio

Roma - Cagliari: Florenzi segna e corre da nonna Aurora in tribuna

 

Florenzi corre a baciare la nonna dopo aver segnato un gol.

La Storia Mia con l'As Roma si arricchisce di un nuovo capitolo. Un episodio che racchiude in una promessa, una corsa, un bacio l'essenza del Calcio, quello con la C maiuscola ma come sempre procediamo per ordine.
Terza partita di Campionato.
Una domenica "normale" nel senso che la Roma gioca alle 15.00 di domenica. Una rarità di questi tempi, dove i diritti tv prendono il sopravvento e la "partita della domenica" in realtà è divenuta locuzione di un partita che si gioca indifferentemente il sabato come il mercoledì o il lunedì sera.
Una volta si pranzava veloce perchè bisognava vedere la partita alle 14.30. Nessun anticipo o posticipo solo mia madre che si lamentava:
"E' domenica, si mangia con calma!!!"
Appunto. Ora, per far contente le donne come lei che si lamentavano per così poco, il Calcio ha deciso d'imperversare ogni momento della settimana.
Comunque riprendiamo il nostro discorso.
Finisco di prepare i panini: uno con frittata di zucchine e cipolla rossa di Tropea e l'altro con petto di pollo panato e rucola e ci si avvia, con tutta la ciurma di amici verso sua maestà lo stadio Olimpico.
Giornata speciale anche perchè si festeggiava il doppio compleanno di Alessandro e di Matteo, padre e figlio e già in questo dovevamo accorgersi che qualcosa di romantico era nell'aria.
Per cominciare l'avversario sul campo era il Cagliari, allenato dal Boemo Zeman. Allenatore che per ben due volte ha preso posto sulla panchina giallorossa. Sempre accolto con grande entusiasmo, paladino di un calcio pulito e onesto, non ha mai ottenuto grandi successi.
Eppure il calcio è strano. Ci ha fatto perdere derby e partite all'ultimo minuto ma per Mister Zeman, l'uomo dalla sigaretta sempre accesa, c'è sempre un rispetto incredibile.
Cosa che manca per un altro personaggio. Capitano del Cagliari e figlio di uno dei più grandi e amati giocatori della Roma: Daniele Conti.

18 febbraio 2014

Vi racconto la mostra RomaTiAmo


Ex Mattatoio Testaccio ( http://www.asroma.it/romatiamo) .
Alle 17.15 eravamo già lì.
Mirko con giacca e cravatta e Jacopo con un tatuaggio che gli bruciava ancora.
Non è facile spiegare a chi non è tifoso l'emozione che si prova in certe occasioni.
Mirko ha speso gli ultimi quattro giorni a sistemare maglie nelle teche e ad organizzare il materiale dei collezionisti come lui ( http://www.asromashirt.it/ )
Ha maneggiato maglie del 1940 e sentito l'odore di giornali che solo la passione del tifo ha mantenuto intatti per 80 anni.
RomaTiAmo è un'istallazione che celebra questo Amore e questa Passione.
Mentre varcavamo l'ingresso con il nostro invito, sotto gli occhi di fotografi e giornalisti rimasti fuori, ci sentivamo orgogliosi.
La conoscevamo la Mostra, l'avevamo già vista ma questo era il giorno del "debutto in società".
Come avrebbero reagito i giocatori e il pubblico? Sarebbe piaciuta?
Le maglie per anni conservate negli armadi, accudite gelosamente e custodite come reliquie se ne stavano lì, finalmente a dare sfoggio della loro bellezza.
Sembrano vive infilate nei manichini poggiati su un pavimento verde campo.
Ti sembra di vederle sudate, reduci di una corsa eterna.
Gli scarpini giacciono sporchi e stanchi dentro gli armadietti e nelle vetrinette. Vittime di tanti minuti di corsa e ancora con il fango a testimoniare che il calcio, oltre alla passione, è soprattutto una grande fatica.
Alle 18.02 arriva il Capitano.
Le vene sui polsi cominciano a vibrare. Il cuore decide di battere per conto suo. 
Francesco vede le sue maglie sotto vetro e commenta così, con quel tono che solo lui ha:
"Ma che è una mostra su di me?"
Francè, quanto sei bello! Gli avrei urlato.
Bello come la Roma, come tutti i romanisti.
Bello perchè sei stato prima il figlio di questa città, poi fratello, fidanzato, padre e per sempre, davvero per sempre, sarai il Capitano.
Sportivo, bullo come solo lui sa essere, con quel mezzo sorriso in faccia che ti avvisa che sta per fare una battuta spiritosa, questo è Francesco Totti.
Uno che gli anni gli passano sopra, veloci, lasciandogli qualche ruga sul contorno occhi ma una camminata inconfondibile, grazie a quelle gambe che inventano capolavori e a quella sua sagoma che la riconosceresti tra mille.
Mirko lo invita a farsi una foto con lui vicino alla maglia n.10 della sua collezione privata.
Francesco dice di si e click! eccoli là immortalati in uno scatto che racchiude l'essenza della gioia pura.
Mirko e Totti posano davanti una maglia del Capitano

Un attimo che dura un click perchè al seguito del Capitano c'è una fila di persone.
Ho fatto in tempo a stringergli la mano e a guardarlo in faccia, come si guarda un miracolo.
Nessuna foto per me ma non fa niente, l'importante era esserci, l'importante sarà raccontare ai posteri di quel giorno in cui ho stretto la mano al Capitano.
Il numero 10 se ne va e arriva Alessandro Florenzi, un ragazzino con la faccia da Gian Burrasca.
A vederlo dal vivo ti domandi dove la trova tanta energia sul campo.
Gli vuoi bene perchè, a dispetto del suo fisico minuto, è uno che in campo si danna e la sua maglia è davvero sempre sudata.
Anche lui si concede per uno scatto, lo fa con piacere e senza fretta.
Poi ascolto una voce dire: "Sta arrivando anche Daniele".
Jacopo è un collezionista sui generis, infatti la sua collezione è monotematica: Daniele De Rossi.
Una passione che qualche giorno fa lo ha spinto ad arrivare fino al Nord Italia per farsi tatutare il suo idolo sulla gamba. L'autore è Alex DePase uno dei ritrattisti più bravi in assoluto nel mondo del Tattoo.
L'informazione è esatta, Daniele arriva.
Entra nella sala Subbuteo, quella dell'ingresso, e Jacopo lo blocca:
"Ti ricordi di me? Guarda cosa mi sono tatuato?"
Tira su i pantaloni e mostra a Daniele il suo ritratto. Lui sorride soddisfatto, Jacopo è in estasi eppure riesce a dire:
"Ce la facciamo una foto?"
De Rossi lo abbraccia e sorride, sorride di una gioia pari a quella che ha un tifoso qualunque.
Quando lo vedi lo capisci subito che lui è come te.
Lui bacia la maglia e anche in panchina si alza in piedi ed urla e ci crede. Per alcuni è un limite, per me un privilegio averlo in squadra.
Daniele passa e nemmeno con lui riesco a farmi una foto.
Comincio a spazientirmi così quando arriva il Mister Rudi Garcia lo fermo, gli sfoggio un sorriso e chiedo a Mirko di fermare l'attimo.
Mentre lo prendo sotto il braccio gli dico con la massima gratitudine:
"Mister, grazie...grazie di tutto quello che sta facendo"
Lui sorride alla francesce un po' Alain Delon, un po' Jean Paul Belmondo e aggiunge:
"Grazie a voi".
La sfilata prosegue. Dopo di lui arriva Morgan De Sanctis altissimo e Giacomino Losi, piccolo e curvo ma unico.
Lo abbraccio come fosse un nonno, uno di casa.
La Mostra è colma di gente. Tante le facce di amici e conoscenti che mi passano accanto.
Uno di loro mi fa un buffetto: è Luca anche lui presente per celebrare la memoria del grande Ago.
Ci sono giornalisti, commercialisti e gente comune.
C'è anche Italo Zanzi, il nostro Ceo, il capo della Roma made in Usa.
E' quello che si direbbe l'americano di Little Italy capello retrò, alto, occhi verdi una sorta di Elvis più casereccio.
Sorride, firma autografi e si concede per le foto.
"Do you prefer speak in english or in italian?" 
"In italiano è meglio così faccio pratica" risponde.
Il buffet è preso d'assalto. I giocatori sono spariti, come le grandi star sono stati inghiottiti o forse ce li siamo sognati.
Torniamo indietro nel percorso e incontriamo Sebino Nela, un altro eroe.
Sembra di essere davanti all'album delle figurine, li vedi scorrere davanti ai tuoi occhi, invecchiati, ingrassati un po' ma la mente te li riporta alla memoria sempre nella loro posa sull'album Panini: impettiti, fieri, unici.
Sguardo in avanti, sorriso accennato, mezzo busto con la maglia giallorossa.
Nella stanza dei Numeri una teca riporta le figurine più antiche e tanti numeri ci raccontano di quanto la Roma sia grande.
Bevo un analcolico, mi guardo attorno, vorrei buttarmi sul prato e rimanere lì a guardare la prima tessera di Francesco con la sua firma di bimbo delle elementari; a rivedere le partite proiettate; a sognare un altro numero in quella stanza dei numeri e un altro trofeo in quella stanza dei trofei.
L'ultima occhiata alle maglie e alla scrivania dove Italo Foschi fondò l'As Roma, una squadra che comunque vada non sarà mai sola mai....parola di Tacco12.

PostScriptum: Roma - Samp è stata la celebrazione della nostra forza e l'orgoglio della nostra tifoseria. A chi dice che il tifo non è unito, a chi prende provvedimenti sciocchi...una risposta a tutti soprattutto a quelli che sono AntiRomanisti.

14 febbraio 2014

Roma Ti Amo, il San Valentino giallorosso



Il 14 Febbraio è giorno degli innamorati, quale giornata migliore per scrivere di As Roma?
Il Diario della Tifosa non poteva mancare alla conferenza stampa di presentazione della Mostra "Roma Ti Amo" presso Factory Pelanda (ex Mattatoio Testaccio) dal 18 Febbraio al 20 luglio 2014 www.mostraromatiamo.it
L'allestimento è stato affidato ad Arthemisia Group, la più importante società in Italia nel campo dell'organizzazione di esposizioni. 
"Con questa scelta" spiega Iole Siena responsabile del gruppo "abbiamo raccolto la sfida di fondere arte e sport". 
E non solo... come ha spiegato Alessandra Cattoi, Assessora alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale:
"Aggiungerei che la fusione è Sport, Arte e  Storia.  Testaccio è un luogo importante anche per l'ex campo di Testaccio che ci auguriamo poter riqualificare il primo possibile. L'As Roma e Roma si fondono anche in un progetto appena stato approvato: una via che porterà il nome di Amedeo Amadei, lo storico Fornaretto". 


Roma e la storia della squadra di calcio che ne porta il nome si raccono con oltre 500 pezzi tra foto, trofei, gagliardetti, spille e riviste. 
Sin dall'ingresso si percepisce che l'As Roma ha fatto le cose in grande, infatti ad accogliere gli invitati c'è un grande Subeteo di 40 pezzi con teche contenenti maglie storiche al posto del consueto omino del gioco. 
Sulla destra una vetrata mostra la scrivania d'Italo Foschi il giorno che ha dato vita all'As Roma e 
poi via lungo un percorso che si snoda in varie stanze. 
Si possono osservare gagliardetti, documenti di tesseramenti dei giocatori risalenti al 1927 e giornali con disegni della Roma. C'è la stanza dei trofei e quella dove è stato riprodotto un gigantesco Calcio Balilla. 
C'è la stanza del prato su cui stenderti per vedere le partite vecchie e nuove come fossi sdraiato all'aria aperta ad ammirare il firmamento; e la stanza dei Numeri con le statistiche e le curiosità. 
Ospite eccezionale di questa giornata il Mister giallorosso Rudi Garcia che ha dichiarato: 
"E' importante dare un occhio al passato, perchè se io sono qui è grazie a quello che gli altri hanno costruito e poi volevo aggiungere che il titolo Roma Ti Amo mi piace molto".
Oltre all'allenatore francese anche Italo Zanzi, Mauro Baldissoni, il curatore artistico Nicolas Ballario e un curioso sindaco Ignazio Marino che ha fine conferenza ha chiesto a Mister Garcia
"Quando ci sarà la partita di calcetto tra Falcao e Totti?"
Moltissimi gli sponsor tra cui Algida, Fullscree, Trenitalia.
La mostra è nata anche grazie al sostegno di Roma Capitale e del Centro Studi dell'Unione Tifosi Romanisti che si è preoccupato di contattare i numerosi collezionisti che hanno dato vita a questo sogno.

E' a loro che Italo Zanzi, il Ceo dell'As Roma, tributa il ringraziamento più importante: 
"Grazie a tutti i tifosi che hanno reso possibile questa mostra e sempre Forza Roma". 
Proprio i collezionisti hanno deciso, in comune accordo con il Centro Studi dell'Unione Tifosi Romanisti, che devolveranno l'intero compenso percepito per la loro collaborazione alla Mostra all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. 

Cor core acceso da la passione,
undici atleti Roma chiamò.
E sotto er Sole der Cuppole,
'na bella maja e due colori je portò....


Ecco dopo la sconfitta a Napoli questa mostra ti ricorda cos'è la passione, ti ricorda che l'Amore ha radici antiche e che se si nasce romanisti si muore romanisti perchè è un grande Amore...
"Roma Ti Amo" come recitava un giorno un famoso striscione in Curva Sud.

22 gennaio 2014

Abbiamo rimesso il gobbo al centro di Notre Dame (cit. amica Barbara)


Quello che ho vissuto ieri allo Stadio Olimpico è paragonabile a un orgasmo. 
Mi piacerebbe dire multiplo ma è stato uno ed intenso. 
Riuscire a battere la Juventus è l'equivalente di dire: si può fare. 
Uno stadio pieno da far scoppiare il campo, come se un elastico stretto forte attorno a un palloncino lo abbracciasse al punto di farlo scoppiare. 
65 mila appiccicati, innamorati, urlanti tifosi che lo Juventus Stadium se lo mangia a morsi. 
Fateci uno stadio e noi ve lo faremo scoppiare e poi altro che Torino, a Roma i tifosi ce li abbiamo in casa. 
Al 70' una mossa di stomaco mi ricorda che se non cambia il risultato si arriva ai tempi supplementari e che proprio non li potrei tollerare. 
La persona che più di ognuna m'infastidiva era Conte
Quel maledetto allenatore che, anche con la Juve B come qualcuno ha definito (ricordo che i perni della Juventus erano in campo dal 1' e mi riferisco a Pirlo e Vidal, senza considerare che Quagliarella non è l'ultimo arrivato), ha giocato per far stancare la Roma e poi, al secondo tempo, castigarla con l'ingresso dei "titolari" nell'ultimo quarto d'ora Tevez e Illorente
Beh, caro Conte hai fatto i calcoli sbagliati questa volta, per fortuna. 
"Gervinho non ce sta" mi fa Antonella durante il primo tempo. Non capisco e in uno stato di coma che solo partite come Roma - Juventus mi provocano, rispondo: 
"Si, sta là che non lo vedi?" 
Antonella ride e ride ancora più forte quando al 78', l'anno mio, quel dinoccolato ragazzo nero (che a qualche laziale ho sentito definire "venditore di banane") ha fatto un gol che il PadreEterno non poteva disegnare più bello: di tacco (per me), una zampata (per Mirko) sotto la Sud. 
Ed è facile definirlo il Tacco di Dio ma quel gol, ragazzi miei, è di Dio perchè è la dimostrazione che Lassù qualcuno ci ama o quanto meno mi ama ed evita che finisca mangiata dall'ansia. 
Alla fine del primo tempo Er Palazzi dice: 
"Giocano in 11 davanti e in 11 di dietro, sembrano i giocatori del Biliardino je manca solo l'asta!" 
Vero. Tutti dietro e tutti avanti. E vi farei anche l'imitazione della sua mimica se le pagine potessero mostrarvela ma pensate ai pupazzetti del calcio balilla tutti rigidi e vicini l'un l'altro e la scena vi apparirà sufficientemente nitida.
Ci pensa Chiellini a far saltare i piani del Signor Conte e allora è Garcia, il nostro Napoleone, che mostra di aver imparato la lezione. 
Di Waterloo ce ne è una sola, il resto sono state solo vittorie. 
Così mette in campo il numero 15, il numero mio, e la partita cambia. 
Francesco esce tra gli applausi, i cori e l'adorazione generale di uno stadio intero, sotto gli occhi di un gremito spicchio di tifosi dalle provenienze più disperate, orfano di un Capitano volato dall'altra parte del mondo. 
E non ditemi che Totti e Del Piero sono uguali. 
Il mio Capitano ha giocato quasi 90' minuti ieri, il loro, vinto l'ennesimo scudetto, è stato mandato via. 
Pjanic sul prato verde fa come gli pare. Supera a falcate il centro campo insieme a Ljaijc e Gervinho raccoglie infilzando Storari dopo un salto alto due metri. 
Il palloncino esplode. Lo spillo ha bucato all'improvviso la gomma tesa. Buuummmmmm!!!
Poco prima un gol del laziale Peluso aveva fatto saltare in aria il settore Juventino e solo quello, perchè dalla Sud la bandiera del guardalinee l'avevamo vista sventolare molto, molto bene. 
Il palloncino però s'era gonfiato di più. Ve lo immaginate il botto?
Sull'arbitro qualcuno ha avuto da ridire. Per quel che mi riguarda c'era una doppia ammonizione per Benatia probabilmente ma non sottovalutiamo che ha estratto la prima ammonizione contro la Juventus al 64' ed ha assegnato 4  inspiegabili minuti di recupero. 
Però non m'interessa, per dirla alla De Rossi: "Tante volte hanno tolto a noi, capita". 
Adesso siamo in semifinale, non sappiamo contro chi e non ce ne frega niente. 
C'è chi vuole la Lazio (tanto per loro non c'è rivincita, in effetti non sarebbe una finale) e chi il Napoli (tre derby, due di Coppa e uno di Campionato sono difficili da gestire emotivamente) la mia posizione è a metà. Spero d'incontrare il migliore perché è il migliore che voglio battere. 
Accarezzo la mia sciarpa e il mio cappello compagni, da Roma - Genoa, di tre vittorie bellissime. Sostenitori, nel momento del bisogno di una certezza: con loro la Roma non ha perso mai. 
Una certezza che ho ritrovato al 78' sul tacco della Pantera, spettacolare come una sinfonia, inimitabile come un Giudizio Universale sulla volta della Curva Sud. 

Post Scriptum Lazie: ieri sera sui contatti facebook di sostenitori della Lazio ho ripetutamente letto status di questo tenore: "quanta euforia, non era un portaombrelli?" 
Bene, terrei a fare una precisazione. Vorrei dar memoria a tali smemorati di quanto avvenuto negli anni in merito alla Coppa Italia. 
L'As Roma ne ha vinte 9 e ha fatto, negli ulti 10 anni, 5 finali (una contro la Lazie purtroppo) che ha perso. I tifosi romanisti vogliono la decima coppa da anni e non si sono mai sognati di definirla un porta ombrelli, pratica diffusa sulle bocche laziali che per sminuire i trofei giallorossi hanno improvvisamente rivalutato la suddetta Coppa quando, sventuratamente, lo scorso 26 maggio l'hanno vinta in un derby. Quindi con le battute vostre non fate ridere nessuno, anzi vi dimostrate per quel che siete. Vorrei anche sottolineare che la Lazie ha vinto in finale nel 2003-4 ossia quando la Juventus arrivò terza in campionato dietro la Roma e a 69 punti...non direi che è la stessa Juve....dato che lo stesso la Roma in Campionato pareggiò a Torino 2-2 e vinse a Roma 4-0....così tanto per ricordarvelo.
Lassù qualcuno s'era addormentato...adesso il Marchese s'è svejatoooo....parola di Tacco12. 

Post del Post: dimenticavo...la prossima giornata di campionato non la manderei in onda per questioni di buon gusto ma se proprio si deve giocare che mi auguro che finisca a nostro favore, ovviamente.

Post Celata: ringrazio Eugenia per la citazione dell'amica Barbara e tutti i Celata perchè ho capito che oltre alla mia c'è una famiglia preoccupatamente innamorata della Maggica. 
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