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Visualizzazione post con etichetta Alessandro Florenzi. Mostra tutti i post
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17 settembre 2015

Roma - Barcellona 1-1: Florenzi é Magico

Roma - Barcellona: 1-1: l'incredulità di Alessandro Florenzi dopo il gol

 

Roma - Barcellona, primo match di Champions League 2015-2016

Tanta paura di non essere all'altezza, paura di piombare nei meccanismi arruginiti di una mentalità perdente che spesso ci ha trascinato in figure peggiori di quelle che meritavamo.
Paura di sbagliare e lasciarsi travolgere da una squadra, forse la più forte del mondo, senza essere in grado di tirare fuori coraggio e talento.
Eppure il calcio è meraviglioso per questo, perchè per una sera anche uno scricciolo come Alessandro Florenzi, classe '91 romano, può lasciare un gigante come Piqué a bocca aperta al punto di dichiarare in un tweet:
 Uno dei più bei gol subiti nella mia carriera

Il gol di Ale, magico


Ale, che non si risparmia mai, che a pronunciarlo così accorciato alla "romana" è già di suo un urlo di gioia!
Ale piccolo, anche fisicamente, eppure così grande da sembrare immenso. Partita dopo partita, gol dopo gol, ruolo dopo ruolo. Sempre legato ai valori veri: la Roma e la sua famiglia.
Ale che ci ha già lasciati senza fiato quando è corso ad abbracciare la nonna in tribuna dopo averle dedicato il gol ( https://www.youtube.com/watch?v=nQyLpUXhtm8 ) e che ieri, come la parabola disegnata dal pallone è terminata con lo stesso pallone nella rete, è stato solo capace di portarsi le mani sul volto.
Lo stadio è esploso nello stordimento generale provacato dalla sorpresa e lui era lì fermo, incredulo, più stordito di tutti, convinto che questa volta l'aveva combinata proprio grossa.
Ale che "chi glielo avrebbe mai detto di segnare così al Barcellona in Champions League, quando si allenava per diventare un giocatore professionista". 
Intanto mentre lui si portava le mani al volto, tutti quelli che erano in campo con lui, quelli che erano sintonizzati davanti alla tv, seduti al loro posto in tribuna o a guidare un taxi; ad ascoltare la partita con le cuffiette in una cucina o dietro il bancone di una reception di un hotel; quelli che lavorano in un aeroporto, o nella nettezza urbana,  tutti ma propri tutti (forse anche quelli che già dormivano) avranno pensato che quel gol non poteva essere vero. 
Per un attimo il mondo si è fermato tra Roma e Barcellona, e chissà fino a dove, ed è rimasto con la bocca aperta e un solo pensiero: "Ma che gol ha fatto Ale???"
Florenzi non ha fatto un gol pazzesco, incredibile, unico, sensazionale, fantastico, esagerato, extraterrestre o con tutti gli altri aggettivi usati in tutte le lingue dei giornalisti commentatori.
Florenzi ha fatto una magia, solo la magia ti lascia così. Il suo è un gol Magico... anzi Maggico, con due "g" come lo è la Roma. 
Ha sfidato la squadra più forte del mondo e l'ha colpita senza che questa abbia avuto il modo e il tempo di rendersene conto. Come un mago, un'illusionista, un Campione.

Roma - Barcellona: la squadra festeggia il gol di Alessandro Florenzi

La lezione di Florenzi 


Certo il risultato di ieri non è solo merito di questo gol ma di una squadra intera che ha dato una grande lezione a tutti, in primis a lei stessa: il più forte si può combattere.
Non so se questo significa cambio di mentalità, per affermarlo dobbiamo aspettare altri match. Sicuramente si tratta di un passo in avanti per una Roma che in altre occasioni avrebbe perso partite come quella con il Frosinone in Campionato e sarebbe sprofondata con il Barcellona proprio come le era capitato con il Bayern lo scorso anno.
Essere ottimisti è un valore aggiunto di chi è consapevole dei propri mezzi e speriamo che almeno questo la Roma lo abbia ben a mente. Di sicuro lo sa Alessandro Florenzi, un guerriero mai domo.
Lo Stadio poi ieri sera ha dato il massimo: vestito nei suoi colori più belli, pieno di voce, euforia e gioia. Peccato per quelli presenti che hanno preferito tenere la bocca chiusa, sono quelli che non hannno ancora capito come funziona questo splendido sport o, forse, quelli a cui questo sport non interessa affatto e se così è non è nemmeno gente che merita la nostra attenzione.
Alessandro questo lo sa e lo sa tutta la Roma incluso Rudi Garcia che ieri sera ha preparato la partita nel miglior modo possibile.
Lo sa Daniele De Rossi che qualcuno si diverte ancora a criticare ma che ieri è stato stoico, come pure Iago Falque e Szczesny, che per colpa di Suarez ne avrà per un mese. Lo sanno tutti quelli che davanti alla maglia hanno la vista annebbiata d'amore.
Lo sa Francesco Totti che ieri era in panchina a guardare una partita che qualche anno fa avrebbe giocato da protagonista. Lui lo sa che la vita va così, che quella maglia è più importante del suo ego e che il sacrificio viene sempre ricompensato con una gioia.
Quella che ieri ci ha regalato Alessandro, quella che la Roma ci regalerà sempre, ogni volta che crederemo in lei.

Roma - Barcellona 1-1: lo stupore di Alessandro Florenzi





20 febbraio 2015

As Roma - Feyenoord 1-1: #SiamoTuttiLaBarcaccia

As Roma - Feyenoord 1-1 ; #SiamoTuttiLaBarcaccia

 

As Roma - Feyenoord, un pareggio ma solo sul campo.


Solo chi ha una coscienza e un'amore incondizionato per il nostro Paese e per la sua città, può capire il mio stato d'animo nello scrivere questo pezzo. 
Ho una tazza di tè fumante a fianco al mio pc per cercare di sedare i crampi alla pancia e allo stomaco che mi assediano da ieri. 
La Roma gioca una competizione europea, l'Europa League, e lo fa spalancando le sue porte ai tifosi ospiti e questi, da due giorni, la mettono sotto assedio e tutti glielo lasciamo fare. 
Hanno violentato Roma nostra sotto i nostri occhi e noi non li abbiamo fermati. 
Immobili, con gli sguardi pietrificati da un terrore che non può appartenere a un popolo la cui "ferocia" e "forza" sono state per secoli segni distintivi di un dominio indiscusso in Europa e nel Mondo. 
Le mie parole non vogliono essere da esortazione alla violenza ma semplice reminiscienza di un'anima combattente che tutti abbiamo perso: sia noi come popolo italiano, sia i giocatori come "gladiatori" in campo. A chi si paralizzano gli occhi, a chi le gambe. 
Un popolo che "non è in salute" e  che, nella sua malattia, si crogiola come un bambino influenzato che esaspera i suoi lamenti pechè il rientro a scuola sia il più tardi possibile. 

Quanto ancora, quanto ancora questa messa in scena dovrà durare? 

Gli Olandesi arrivati per vedere una partita di calcio e finiti protagonisti di deprecabili azioni, con una multa di 45 mila euro a testa per aver rovinato la Barcaccia di Piazza di Spagna, non erano tifosi
Erano teppisti, gli stessi che in varie quantità occupano le curve di tutte le tifoserie. 
Gli stessi che, ogni prefettura, conosce a memoria e studia e scheda sistematicamente. 
A questo punto l'unica cosa che c'è da chiedersi è : perchè questa gente non viene "bloccata"? 
Qual è l'interesse invisibile che si nasconde dietro questa "leggerezza" che si perpetra regolarmente ogni volta?

As Roma - Feyenoord 1-1, il gol al 22' pt di Gervinho


La partita

Ieri sera era il mio turno al ristorante. Nessuna televisione o radio accessa, solo una voce a balzi che, di tanto in tanto, usciva dal telefonino di mio cugino Flavio. 
Il gol di Gervinho, gridato a più non posso mi aveva rimesso in pace con il mondo, almeno per qualche momento. 
"Lo vedi quanto sono cretini? Erano solo orfani di Gervi! Ma puo' una squadra essere dipendente da un giocatore?" Poi ho pensato a Totti e "si" mi sono detta " certo che può! Del resto in un ristorante quando manca lo Chef è un problema, perchè non può esserlo quando manca un giocatore in una squadra?" 
Domande e risposte che il mio cervello si dava in una serata assurda, in cui il Prefetto di Roma ha disposto di non vendere, nè somministrare alcolici a nessuno fino alle 24.00. 
Potete immaginare per un ristorante cosa significhi? Provvedimento a dir poco assurdo per le modalità con cui è stato applicato e richiesto.
La Roma finiva il primo tempo in vantaggio e c'era ancora qualcosa da sperare. 
Per esempio, che lo scempio compiuto da quei tifosi olandesi irrispettosi potesse essere in parte cancellato con una bella lezione di calcio. Sarebbe stato troppo semplice e soprattutto troppo normale. 
La Roma non è una squadra "normale", non ci s'innamora di una normale. E' piena di contraddizioni, di eros e thanatos, di pulsione per la vita in quantità uguale a quella per la morte. 
Così, è durante il secondo tempo che Fabio, il cameriere di sala  mi passa a fianco sussurrando qualcosa. Presa da miei pensieri non l'ho nemmeno ascoltato. 
Quando raggiungo la cassa, Mario, mio cognato, mi dice che la Roma pareggia 1-1. 

Il mio personale calvario

"Ma come cazzo è possibile??? Quanto tempo manca???" 
Ogni tanto mi affaccio in cucina, cercando nella voce che viene dal telefonino di Flavio e dallo sguardo di mio cugino, un cenno di speranza. Nulla. Sento solo fischi, tanti fischi e lo stomaco mi si fa piccolo e la rabbia mi assale. 
Fischi come pugnalate, come calci distribuiti per tutto il corpo, perchè fischiare la propria squadra è un dolore enorme. 
Come padre quando deve dare uno schiaffo al proprio figlio perchè capisca che certe cose non si fanno. 
Ecco la Roma certe cose non le deve fare
E come un padre o una madre ti viene da dirle di non farle soprattutto per lei stessa, perchè si fa del male da sola e ne procura agli altri. 
Fischi senza applausi e mentre i minuti scorrevano, si concretizzava la convinzione che nessun risultato sarebbe cambiato e che, anche questa volta, la Roma che aspettavi si era persa chissà dove e chissà perchè. 

As Roma - Feyenoord, 1-1; Alessandro Florenzi


Florenzi e Garcia e quel "come sempre"

Alessandro Florenzi e Mister Rudi Garcia del resto avevano detto di crederci. 
"Venite a sostenerci, daremo tutto come sempre". 
Era quel "come sempre" che non mi convinceva e adesso tutti ce l'hanno con loro. Eppure lo avevano detto "come sempre" e hanno tenuto fede alla loro promessa. 
La Roma non vince da novembre e "come sempre" ieri non ha vinto. Adesso rimaniamo nel limbo una settimana, con discussioni legate allo sport e al teppismo, alla Roma in crisi e a una partita in trasferta da vincere in uno stadio, quello del Feyenoord, dove la squadra olandese non perde praticamente mai. 

AsRoma - Feyenoord 1-1, #SiamoTuttiLaBarcaccia


#SiamoTuttiLaBarcaccia
 
Vorrei lanciare il mio hashtag #SiamoTuttiLaBarcaccia
Credo che la Barcaccia di Piazza di Spagna in questo momento rispecchi anche l'As Roma. 
Metà in acqua, metà alla deriva. 
Bellissima, dopo un'estate passata a restaurarsi, eppure di nuovo sfregiata, senza nessun motivo se non quello di essere priva di un comandante che la difenda e la tragga in salvo.

12 gennaio 2015

Je suis Charlie ma anche Francesco Totti (cit. dal bar sotto casa di Ilaria)

Roma - Lazio 2-2: Totti fa una doppietta, un record e un selfie

Lo spettacolare derby di Roma finisce in un pari: 2-2

Se ne parlerà per molto tempo di questo derby giocato alla penultima giornata del girone di andata e riacciuffato per i capelli dopo un pessimo primo tempo che vedeva la Roma sotto di due reti (Mauri prima e Anderson dopo).
Un derby di quelli che fanno male al cuore e lo scrivo nel senso reale, dato il numero d'interventi della Croce Rossa in Curva Sud a seguito del pareggio di Francesco Totti
Questo derby passerà alla storia per le sue coreografie ( o scenografie decidete voi quale termine preferite usare) studiate nei dettagli, frutto di un lavoro lungo e di un numero di persone corposo. 

Una Curva Sud che gridava: 
Figli di Roma, Capitani e bandiere... Questo il mio vanto che non potrai mai avere
Il derby di Roma è così, è tutto un "non vedo l'ora che finisce" e un "se semo magnati l'impossibbbile" oppure un "se semo salvati". 
La verità è che la prima domanda che ti poni quando ti metti in marcia verso l'Olimpico o prendi posizione davanti alla televisione è :
"Come te la senti?" 
E quando a questa fatidica domanda mio padre ha risposto:
"Se te può riconsolare, non me la sento male" mi sono risollevata un pochino.

Come te la senti?

Un interrogativo che ne smuove altri cento e tu nel pensier ti perdi alla ricerca di come te la sentivi quella volta che la Roma ha vinto 4-0 al primo tempo. 

Perchè è quello il mio problema tutte le sante volte. 
La prima volta che ho visto un derby allo stadio era il 21 novembre 1999. L'anno in cui la Lazio era fortissima, non a caso ha vinto lo scudetto in quella stagione, e la Roma lo era decisamente di meno. Beh, in quell'anno lontano, alla Roma è capitato di compiere il miracolo. 
E' capitata la partita perfetta: 4 gol in 31 minuti. Un' apoteosi vera, indescrivibile. 

Ecco, il mio limite è quel derby, la dimostrazione che, anche se sei favorito, puoi (e spesso accade proprio così) perdere e che la forza "sulla carta" di una squadra non sempre risponde alla forza reale di un match. 

Così se la Roma è favorita ho paura di perdere e se non lo è m'illudo nell'idea di un'impresa.


 

Il derby è una partita diversa

La mattina ti svegli con un'agitazione che non t'appartiene
Una tensione che riuscirai a lavare via come una doccia solo quando al 90' l'arbitro decreterà la fine di un incontro lungo una vita.

Perchè il derby è una partita infinita, inizia quando sei bambina e finisce che ti sei invecchiata di 30 anni.

Come che Totti all'età di 38 anni, tanto deriso (quanto temuto) dalla sponda avversaria, rispolveri un numero da numero 10 come lui: elevandosi in aria e allungandosi in un modo disumano, marziano per prendere la palla e insaccarla trasformando il risultato in un pareggio impensabile solo 20 minuti prima.

Roma-Lazio 2-2, doppietta di Totti ed è record

Il mio Capitano Francesco Totti: due gol e un selfie

E pensare che quando ho letto la formazione non ero molto tranquilla. 

E' rinomato che i romani della Roma nel giorno del derby sono più agitati di noi tifosi. Fino alle 13.00 ho cercato di capire se Mister Garcia avesse deciso di schierare Destro oppure Totti. 

Dagli spalti della Sud ho visto scendere in campo Totti, De Rossi e Florenzi.

L'entusiasmo era alle stelle e l'idea che i romani giocassero il derby mi faceva sentire ancora più vicino alla mia squadra in un giorno tanto importante. 
Da una parte però ero preoccupata che l'emozione prendesse il sopravvento sulla professionalità, che questi romani romanisti potessero innervosirsi.  Avevo sbagliato

Tranne che per Alessandro, sostituito alla fine del primo tempo per evidenti motivi tattici, Daniele e Francesco hanno espresso in tutto e per tutto la loro misura di Capitani. 
Infatti solo un Capitano è in grado di risolvere una partita storta e solo un Capitano è in grado di dire questo:
"Stare accanto a Francesco per un'intera carriera, a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia, non è normale. In questa città un po' strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro - sottolinea - , per dare forza alle sue tesi... ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono"

Daniele e Francesco, un binomio unico, irripetibile e inossidabile. 


Derby Roma - Lazio 2-2, le due anime di Roma: il selfie di Francesco Totti e Daniele De Rossi

Quando Capitan Totti ha segnato ed è corso sotto la Curva, non lo so dov'ero.
Ero sulle spalle di Mirko e poi tra le braccia di Christian e, dopo ancora, stavo dando pacche sulle spalle di Marco mentre scuotevo la testa perchè quell'emozione rimanesse sulla bocca dello stomaco; perchè le mie urla la potessero comprimere dentro, in fondo all'anima e nutrirla sussurandole "si può fare".

Era il minuto 19' del secondo tempo, mancava ancora molto e la Roma era tornata in palla finalmente. Francesco aveva firmato una doppietta che significava record e mentre la curva nord ammainava lo stendardo della barca in cui Caronte trascinava il tifoso romanista dall'altra parte della riva, lo stendardo di Francesco Totti rimaneva fisso e stirato in una Curva Sud ammutolita da un giocatore di una classe mai vecchia, mai stanca, mai sgualcita.
Francesco che sa sempre regalare ai tifosi un'esultanza originale, questa volta non ha resistito e si è immortalato con un selfie davanti alla sua Curva Sud. Un selfie per ridere, per divertirsi, per gente che ha ironia. Non per tutti quindi...

"Qui a Londra non si parlava d'altro" scrive la mia amica Marta sulla sua bacheca "The King of Roma is no dead" conclude. 
E il giorno dopo sul Daily Mirror così si scriveva sulle gesta del Mio Capitano:

Noi odiamo i selfie. Li odiamo. Non c'è mai una scusa ragionevole per farsene uno, specialmente nel calcio. Però li disapproviamo per coloro che sono mortali. La leggenda della Roma Francesco Totti è un tipo differente di umano; Il tipo che può fare qualunque cosa lui voglia. Se avete bisogno di una prova inconfutabile che Totti sia davvero il calciatore più cool che sia mai vissuto, questa si è manifestata durante il feroce derby di Roma di oggi tra Roma e Lazio. Dopo aver segnato il 2-2 del pareggio, Totti ha celebrato uno dei suoi gol più importanti... con un selfie.

Roma legend Francesco Totti is a different type of human; the type who can do whatever the hell he wants

E allora sapete che vi dico? The King of Rome will never die...


Derby Roma - Lazio 2-2 : il selfie di Capitan Totti dopo il secondo gol

22 ottobre 2014

As Roma - Bayern Monaco 1-7 : Deja vu, Curva Sud e pensieri romanisti


AsRoma - Bayern Monaco: La Curva Sud

As Roma - Bayern Monaco è finita nel peggiore dei modi: 1-7

"Che è quel 17, ahò?" il ragazzo nella fila dietro quasi allo scadere dei 90 minuti s'interroga sui numeri che appaiono sul cartellone.
"La Disgrazia!" gli rispondo e ci facciamo un mezzo sorriso.
Perchè se c'è da salvare qualcosa dalla serataccia di ieri siamo come sempre noi tifosi. Gente che ha riempito l'Olimpico al punto di farlo scoppiare. Noi che siamo arrivati in 70.544 mila chi con la febbre, chi con una caviglia slogata. Ho visto pure uno con un braccio ingessato. Tutti decisi a sostenere la Roma, tutti almeno fino a un certo punto.
Infatti alla fine del primo tempo, qualcuno ha abbandonato il proprio posto. Dopo il gol di Gervinho una lieve speranza si era di nuovo conficcata nei nostri animi come una fiammella ancora salva sotto una montagna di cenere. Una scintilla nascosta pronta a diventare un incendio.
Un primo tempo da dimenticare. Una squadra completamente ferma la nostra, merito di un Bayern Monaco fortissimo, di un'altra categoria che l'ha fatta diventare la squadra Campione di Germania prima e della Champions League dopo. Senza contare che buona parte di quei giocatori, aveva da poco inflitto 7 gol al Brasile, in casa, durante il Mondiale che poi li ha eletti i Migliori.
La Grande Madre Germania quando ha subodorato che la Roma stava prendendo coraggio, dopo due parate del portierone Neuer (classe '86) e un gol della solita pantera Gervinho, ha versato acqua su quella fiammella per spegnerla definitivamente. 
E' stato allora, sul 6-1 che qualche tifoso non ha retto all'umiliazione ed è andato via.

"Tifoso occasionale porti male! Tifoso occasionale porti male! Tifoso occasionale, tifoso occasionale, tifoso occasionale porti male!" 

La Curva Sud ha alzato questo coro mentre continuava a cantare e sbandierare, mentre continuava a fare il suo dovere. Quello di essere il dodicesimo uomo in campo.
Lo sanno i giocatori che a partita finita ci hanno applaudito. Lo sanno i tifosi tedeschi, tanti e meravigliosi nei loro colori bianco e rosso, in quello spicchio di Olimpico che sembrava uno stadio intero tanto hanno saltato e ritmato i cori a tempo con le mani. 
Meraviglioso Bayern al punto che non ti puoi nemmeno arrabbiare. La più forte squadra al mondo. Una sconfitta tattica, un gap quello tra loro e noi che solo un' intera squadra di Florenzi e Nainggolan avrebbe potuto provare a colmare. 
Alla fine del primo tempo telefono al ristorante, prima risponde Fabio con un tono che un morto resuscitato sarebbe sembrato più allegro. Dato che c'era poco di cui parlare mi sono fatta passare mio padre che per messaggio si era già preoccupato di chiedermi: "Che cazzo succede?"
"Eh, che cazzo succede secondo te?"
Sospiro e con il fiato che mi resta in corpo cerco di spiegargli che il Bayern è troppo forte. Lui litiga con zio che gli ricorda di preparare dei piatti ma lo fa in modo isterico a causa del suo umore da tifoso avvilito. Papà gli risponde male, la sconfitta brucia pure a lui. Scene da fratelli, scene da romanisti. 
Salgo le scale per tornare al mio posto e un bimbo che fa la fila al bagno ha il viso bagnato dalle lacrime come se un gavettone gli si fosse rotto in faccia. 
"E' uno scherzo!" lo avrei voluto consolare ma non sono riuscita a dirgli nulla se non a guardarlo con tenerezza. 
Sul cellulare mi arrivano gli aggiornamenti dal gruppo AsRomaForever. Famiglia Celata, Puglielli, BB e intrusi vari commentano la disfatta e poi... poi Adri, il più piccolo di casa, abbandona la conversazione.
Paolo, il padre, ci racconta che non ce l'ha fatta. A fine primo tempo ha smesso di vedere la partita. Ha abbandonato gli spalti proprio come i tifosi all'Olimpico. Paolo e il piccolo Vittorio invece hanno tenuto duro. A quel punto Adriano ha litigato con Vittorio e praticamente è successa la stessa cosa che pochi minuti prima avevo vissuto per telefono tra mio padre e mio zio solo che ci sono 50 anni di differenza!
Il calcio è così: c'è chi rimane lucido e chi proprio non ce la fa.

As Roma - Bayern : lo stadio Olimpico pieno

Siamo così, è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui... con le nostre notti bianche ma non saremo stanchi neanche quando ti diremo ancora un altro siiiii..... 

La Curva ha continuato a cantare fino alla fine, anche quando l'arbitro ha fischiato tre volte. Il ragazzo che mi sedeva davanti con una giacca imbottita ha fatto la sauna poi è andato via 10 minuti prima. mentre Annalisa scuoteva la testa sin dall'inizio con un "nun ce la posso fa" la mia memoria mi ha trascinato a 7 anni fa e a quegli altri 7 famosi gol vissuti in solitaria nel salotto dei miei genitori. 
Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe accaduto di nuovo?
E mentre sul 5-1 qualcuno gridava verso il campo:
"Dajee so' cottiii!!!" 
Pensavo con il sorriso della serie mai arrendersi, che alla fine quei gol subiti erano meno tristi di quelli visti da sola, spalmata sul parquet per la disperazione. 
Usciamo dallo stadio ormai vuoto. 
Lorenzo, Marco, Simone e Francesco aspettano me e Mirko.
"Andiamo a mangiare una pizzetta?" 
Gli facciamo di si con la testa. Nel percorso che ci separa dalla cena, a un semaforo rosso di viale Angelico, giro la testa e nel suv affianco al mio motorino vedo Bruno Conti
"Ciao Bruno" gli faccio. 
Il suo sorriso mi mette gioia e sento l'empatia che solo i romanisti condividono al primo sguardo. 
"Ciao a voi e buona serata.. cioè... va beh, dai è una buona serata" sorride Bruno e penso che lui ha perso una finale di Coppa dei Campioni e allora:
"Si, Bruno lo è" gli rispondo. 
La cena è piena di chiacchiere, di dichiarazioni post partita e un po' di birra. Qualche battuta e i ricordi di Patricia, che ci ha raggiunto per cena, brasiliana ancora ferita. Poi al momento di salutarci Lorenzo con solennità dice la sua:
"Comunque nel 2020 noi vinceremo la Champions League, ve lo dico oggi" 
M'allarga il cuore. Quanto amo i tifosi della Roma. Ci viene da ridere a tutti ma tutti alla fine ci speriamo. 
Strana razza quella romanista. Siamo fatti così nemmeno un 1-7 c'impedisce di sognare. Montiamo di nuovo in scooter e suoniamo a un gruppo di tifosi del Bayern: 
"Dajeeee!" gli facciamo. Loro rispondono con una risata di gioia.
Del resto il vero Calcio è questo: quando a vincere è il migliore, il rivale applaude e impara... in attesa di mettere in pratica l'insegnamento appreso.  


22 settembre 2014

Roma - Cagliari: Florenzi, la Nonna e quel bacio

Roma - Cagliari: Florenzi segna e corre da nonna Aurora in tribuna

 

Florenzi corre a baciare la nonna dopo aver segnato un gol.

La Storia Mia con l'As Roma si arricchisce di un nuovo capitolo. Un episodio che racchiude in una promessa, una corsa, un bacio l'essenza del Calcio, quello con la C maiuscola ma come sempre procediamo per ordine.
Terza partita di Campionato.
Una domenica "normale" nel senso che la Roma gioca alle 15.00 di domenica. Una rarità di questi tempi, dove i diritti tv prendono il sopravvento e la "partita della domenica" in realtà è divenuta locuzione di un partita che si gioca indifferentemente il sabato come il mercoledì o il lunedì sera.
Una volta si pranzava veloce perchè bisognava vedere la partita alle 14.30. Nessun anticipo o posticipo solo mia madre che si lamentava:
"E' domenica, si mangia con calma!!!"
Appunto. Ora, per far contente le donne come lei che si lamentavano per così poco, il Calcio ha deciso d'imperversare ogni momento della settimana.
Comunque riprendiamo il nostro discorso.
Finisco di prepare i panini: uno con frittata di zucchine e cipolla rossa di Tropea e l'altro con petto di pollo panato e rucola e ci si avvia, con tutta la ciurma di amici verso sua maestà lo stadio Olimpico.
Giornata speciale anche perchè si festeggiava il doppio compleanno di Alessandro e di Matteo, padre e figlio e già in questo dovevamo accorgersi che qualcosa di romantico era nell'aria.
Per cominciare l'avversario sul campo era il Cagliari, allenato dal Boemo Zeman. Allenatore che per ben due volte ha preso posto sulla panchina giallorossa. Sempre accolto con grande entusiasmo, paladino di un calcio pulito e onesto, non ha mai ottenuto grandi successi.
Eppure il calcio è strano. Ci ha fatto perdere derby e partite all'ultimo minuto ma per Mister Zeman, l'uomo dalla sigaretta sempre accesa, c'è sempre un rispetto incredibile.
Cosa che manca per un altro personaggio. Capitano del Cagliari e figlio di uno dei più grandi e amati giocatori della Roma: Daniele Conti.

28 marzo 2014

Florenzi e La Scimmia...mitico!







Florenzi imperdibile in questi corti by The Pills...n.1 anche fuori dal campo.


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