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Visualizzazione post con etichetta sport. Mostra tutti i post
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10 settembre 2015

Due piedi sinistri, un cortometraggio sullo sport e non solo



Due piedi sinistri è un cortometraggio che parla di quanto lo sport, e la fede calcistica nello specifico, possano essere più importanti di tutto, anche di un handicap. 
Una sensibilità che associata alla bravura dei due piccoli protagonisti, Gabriele Sgrignuoli alias Mirko e Maria Elena Schiorlin nel ruolo di Luana, nasconde il tocco di una donna. 
Due piedi sinistri è infatti diretto dalla regista romana Isabella Salvetti.
La Salvetti ha un curriculum di tutto rispetto. Laureata in lettere moderne si trasferisce a Los Angeles per frequentare il master in Producing dell'AFI per poi lavorare per una casa di produzione americana. Continua la sua formazione a Londra e dal 2003 lavora nel settore come aiuto regista, ispettore di produzione, assistente alla regia. Due piedi sinistri è il suo quinto cortometraggio e gli è valso la nomination al David di Donatello.
Tacco 12 cm non può che scrivere un post su questo piccolo affresco di una Roma che somiglia a quella di un tempo: due bambini, il calcio in piazza, AS Roma e Lazio, il primo amore, una donna dietro la macchina da presa e una certezza... lo sport resta la migliore medicina di tutti. 
Buona visione! Nella speranza di vedere presto un lungometraggio della regista romana.

01 settembre 2015

Notizia, mia sconosciuta

Tacco12cm: che fine hanno fatto le notizie?

La torta di frutta sta finendo la sua cottura dentro il forno a 180°.
La frutta si è cotta bene e una leggera frolla di burro, farina e zucchero adagiata su di essa ha assunto un colorito dorato. 
Il profumo ha invaso il soggiorno, come i pensieri hanno invaso la mia testa in questi lunghi mesi che mi separano dal mio ultimo post.
Il mio problema è stato un blocco creativo dovuto dalla convizione che quello che mi circonda è decisamente peggiore di quello che produco eppure riesce ad avere un riscontro più alto.
Non sono un'intellettuale e non credo di aver mai avuto la pretesa di esserlo. Sono una che si è sempre impegnata per svolgere bene il suo lavoro, qualsiasi esso sia. Ferma all'Apologia di Socrate di cui ricordo solo l'insegnamento che ho voluto far mio: io so di non sapere
Con questo insegnamento ho sempre studiato per lavorare, cercando di capire cosa nel mio sforzo potesse trasformarsi in vantaggioso per la comunità.
Ho lavorato presso agenzie di stampa sportiva, ho scritto per giornali, partecipato nelle redazioni e produzioni di programmi televisivi. Ho avuto una mia rubrica radiofonica, ho cercato di studiare il web e l'informazione sul web arrivando a fondare il mio blog e scrivendo per testate online. Al momento mi sto dedicando al cibo. 
Se qualcuno mi chiede se sia o meno soddisfatta del mio lavoro, beh gli risponderei di si, perchè ho conosciuto molta gente e ho dovuto imparare ad applicare la mia arte creativa a una varietà di argomenti che spaziano dalla politica allo spettacolo, dalla moda al cibo, dalla cronaca alla narrativa. Ho conosciuto molti uomini e molte donne che avrebbero meritato più fama di quella che hanno raccolto, più meriti di quelli che hanno ricevuto. Alcuni di loro sono morti, altri sono ancora al lavoro. Altri aspettano il loro giorno fortunato, nella speranza che chi tiene fili non abbia dimenticato il loro indirizzo.
Credo di sapere come funziona questo mondo della comunicazione, che vuol dire tutto e niente. Il lavoro giornalistico in senso stretto è l'insieme di tutte quelle attività volte a dare una notizia.
 E' giornalista un fotografo, un reporter, un montatore. E' giornalista chiunque voglia trasmettere una notizia e lo faccia con criteri precisi rispondendo alle famose 5 W: Who? What? When? Where? Why? ossia Chi, Cosa, Quando, Dove e Perchè.
Tutto il resto è commento, è chiacchiera, è nulla. Ed è questo nulla dilagante che mi avvilisce. Un nulla che ricopre posti di prestigio, che invade le bacheche di facebook e i palinsesti televisivi.
Di giornalisti grandi come Miriam Mafai, Oriana Fallaci e Peppe Fava ce ne sono pochi, pochissimi.
In quanti credono nel mestiere che fanno? In quanti cercano la notizia a costo della morte? E soprattutto: cosa s'intende per notizia?

Oriana Fallaci

Cosa s'intende per notizia


Quest'estate hanno tenuto banco il figlio della coppia dell'acido, il matrimonio di Beatrice Borromeo con il bel Pierre Casiraghi, la love story tra Nike Rivelli e Yari Carrisi, il calciomercato che è diventata una compravendita d'interessi nascosti al pubblico e di soldi da far girare.
Negli ultimi giorni poi abbiamo davvero toccato il fondo: sbattuti sui social compaiono le foto dei corpi morti dei bambini sulla spiaggia. Corpi di bimbi che avranno avuto l'età di mio nipote, costretti ad affrontare il mare per un futuro migliore.
Cosa stiamo diventando? Esiste un'etica nella mia professione, esiste un codice che ha lo stesso spessore morale di quello di Ippocrate per i medici. Non si può e non si deve pubblicare tutto.
La notizia è un fatto di cronaca (nera, rosa, gialla...) considerato importante e di rilievo per chi lo leggerà. Il confine è sottile e spesso viene calpestato,  privato di filtri al punto di fiondarsi sui lettori come un sasso scagliato con una mazzafionda.
La notizia deve avere una fonte certa, delle testimonianze e delle prove altrimenti si tratta di giudizio e qui si entra in un altro campo: quello della diffamazione.

Cosa volete che vi dica? Quest'estate ho preferito leggere narrativa e anche su questo fronte ho avuto qualche delusione. Fermo restando un bellissimo libro sulla storia delle scarpe e dell'emancipazione della donna attraverso quello che è diventato per molti solo un feticcio ma che invece negli anni ha assunto sempre più un valore non solo estetico ma ideologico.
Gli altri romanzi mi sono apparsi ben scritti e raccontati ma pieni di riferimenti tecnologici che tra qualche anno verranno superati come la storia che raccontano. 
Possibile che non si riesca a raccontare un contenuto senza dover citare Facebook, Twitter, Instagram e tante altre applicazioni più o meno note come Yelp, WhatsApp e via dicendo?
Insomma una storia dovrebbe parlare di valori di cui, paradossalmente, la tecnologia è priva. Quello che cerco di dire è quello che nella sua "ignoranza" (intesa nel senso di volontà di non sapere) dice sempre mia madre: questa società è alla frutta.
Dove sono finiti i valori? Come può l'umanità andare avanti se si fonda su tutto ciò che è futile e superabile? Per cosa si combatte, in nome di chi, di quale principio?

Tacco12cm, il blog che va oltre il tacco...


Oltre Tacco 12 cm

Riflettendo su tutto ciò ho cercato di collocare di nuovo il mio blog Tacco 12 cm e sono giunta alla conclusione che continuerà a svolgere il suo lavoro. Tacco 12 cm è nato con lo scopo frivolo di trattare argomenti che sono a cuore alle donne, a partire dalle scarpe da cui prende il nome, fino a superare quegli stessi argomenti per vederli da un'angolatura meno superficiale e più profonda. Per esempio il cm del nome del blog non significa solo centimentri ma anche Chiara Maria, il mio nome.
Si può valicare l'apparenza, buttare giù un clichè come quello che le donne per far carriera debbano aprire le gambe. Per avere successo forse funziona così ma per rimanere in cima ci vuole testa oltre che tacchi altissimi.
Vorrei solo parlare di noi e di quello che c'interessa e ne vorrei parlare bene. Tacco 12 cm non è un blog per donne ma anche di uomini perchè non esistono le une senza gli altri. 
Auguro a tutti voi un buon inizio di Settembre e uno stomaco forte per ingoiare tutte le cazzate che ci faranno assaggiare. 

 



15 ottobre 2012

Primo allenamento in palestra

Mercoledì scorso sono tornata in palestra. Con una mise sobria mi sono avvicinata all'istruttore (un bel ragazzo dagli occhi ghiaccio che potrebbe essere il mio fratellino più piccolo, considerando le altre due sorelle nel mezzo). Lui si è informato sul mio allenamento e mi ha porto la seguente domanda:
"Da quanto tempo è che non ti alleni?" La prima considerazione è che mi ha dato del "tu" quindi tanto vecchia non sono. Poi ho dovuto pensare un attimo. Davanti a un uomo che fa domande così intime, e lo fa guardandoti dritta negli occhi, hai solo due vie possibili da percorrere:
1. Dire la verità cercando una giustificazione che regga; 2. Mentire spudoratamente.
Trovando il secondo punto controproducente, perché avrei rischiato di morire sotto il rullo del tapirulan, ho optato per la prima soluzione aggiungendo:
"Purtroppo a Giugno ho preso una distorsione e sto recuperando".
Ha funzionato talmente tanto che Jacopo dagli occhi blu ha iniziato a interrogarmi in modo serrato:
"Come l'hai presa? hai fatto solo la lastra o l'ecografia? c'era una lesione ai legamenti? hai fatto la fisioterapia? conosci la tavoletta di freeman per esempio?"
Volevo morire. Rispondevo muta con i cenni della testa e la maledizione costante nel cervello:
"Chi me l'ha fatto fare???"
Non so come mi sono ritrovata su una ciclet pedalando "al massimo a velocità 80, per 10 minuti".
Dopo il riscaldamento alle gambe è giunta l'ora dell'incontro ravvicinato con gli addominali. Li odio. Di tutte le parti del mio corpo, gli addominali (di gran lunga) superano in antipatia le altre.
Ero pronta per iniziare la seconda serie, lo giuro ma non riuscivo ad alzarmi! Loro non rispondevano. Tiravo il collo e cercavo con le mani di afferrare il manubrio della panca, e loro giacevano immobile, senza dare cenni di vita (se non il giorno successivo e quello dopo ancora...).
Sbarravo gli occhi verso il mio stomaco e sussurravo minacciosa: "Perché fate così??? lo so che ci siete, vi prego...non fatemi fare una figura di merda". I miei addominali erano sordi come una novantenne con la televisione a volume massimo. Ho cercato conforto nello sguardo della mia vicina di panca che tutta sudata ha scosso la testa:
"Sono bastardi" mi ha confessato.
Ok se anche la pupetta di vent'anni me lo conferma, posso procedere senza vergogna. Jacopo occhi blu, si avvicina e mi guarda.
"Non ce la faccio" confesso "Vorrei ma niente, più in alto di così non è possibile".
Jacopo mi confida che non c'è bisogno di salire troppo e allora mi riprendo:
"Ah, se è così ce la faccio" spavalda che non sono altro.
Il tour prosegue. La macchina per i dorsali, per le gambe, per le braccia e per l'interno e l'esterno coscia...alla fine 15 minuti sul tappeto con pendenza 3. Pendenza 3???? Anche quando ero super allenata ero molto attenta a tenere la pendenza zero.
Ed è quando ho quasi terminato che temo l'irreparabile: si slaccia la scarpa. mi asciugo il volto e cerco di non pestare il laccio traditore. Già mi vedo cadere rovinosamente con la guancia schiacciata sul pavimento. La  palestra è piena. Il tipo al mio fianco corre a velocità 12 da 20 minuti. Cerco di aumentare la mia velocità però c'è da dire che lui ha pendenza zero, il furbetto. I lacci vanno per fatti loro. Ancora più imbarazzante sarebbe se si avvicinasse qualcuno a dirmi: "Ehi, hai il laccio sciolto". Come potrei fermarmi?
Quando smetto di correre sul tappeto ho ancora la testa che gira. Devo fermarmi bene perché rischio di caracollare giù. I lacci sono ancora lì belli sciolti e io, bella sciolta, scendo e mi allaccio la scarpa. Sono salva, non sono inciampata.
Prossima tappa lo spogliatoio. Evvai!!! Decido che non farò la doccia. Non ho tempo e ho dimenticato : shampoo, bagno schiuma e balsamo. C'è sempre qualcosa che dimentico e ci vuole tempo perché rientri nella filosofia della palestra. E poi odio la doccia in palestra.
Fortuna non ci sono troppi fighetti ma l'orario del tardo pomeriggio è proprietà privata dei liceali. La cosa mi rilassa, perché essere le più vecchie è garanzia di assenza di vergogna. I grandi fanno quello che vogliono senza temere i giudizi dei più piccoli. Dall'altra, hai come la sensazione che la tua faccia esploda di rughe e le tue gambe siano decisamente poco toniche.
Decido che la seconda lezione sarà all'ora di pranzo e la terza di mattina, forse con compagni di palestra più adulti potrò aumentare la mia autostima. Del resto un'ora di palestra è anche un'ora di seduta psicologica. Infatti , come ogni prima lezione, penso che sarò costante e avrò un fisico bestiale per la prossima estate.
Prendo al volo la mia vespa e penso alla cena...me la sono guadagnata.

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