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09 ottobre 2013

Armando al Pantheon Tre Gamberi in bilico tra ricordi e il Mondo.

Oliviero Toscani fotografa per Il Gambero Rosso gli Chef Tre Gamberi d'Italia
                 

Oliviero Toscani fotografa i grandi Chef! Lunedì ero alla Città del Gusto di Roma in veste di figlia orgogliosa. 
Armando al Pantheon è stato premiato con il terzo gambero!!! 
"Finalmente anche Roma ha i suoi tre gamberi. Mai premio fu più meritato era da tempo che volevamo assegnarlo e oggi, finalmente, ci siamo riusciti! Armando al Pantheon" così ha annunciato, una voce dal palco, la "vittoria" di papà e di tutto lo staff.
Quando Claudio si è diretto a ritirare la targa un'ovazione l'ha accompagnato. Gente in piedi, applausi, qualcuno che gridava: "Vai Nonno Clà!" oppure "Daje Papi!"
Il primo è un appellativo che si è preso da tre anni a questa parte dopo essere diventato il nonno di Adriano Claudio figlio di Fabiana sommelier del ristorante, la quale da tempo lo chiamava Papi facendogli meritare il secondo dei nomignoli sopra citati.  
Un riconoscimento sudato, meritato, voluto! Quindi complimenti allo Chef Claudio Gargioli e a tutto il suo Staff: Fabrizio Gargioli, Fabiana Gargioli, Mario Rinaldi. E poi complimenti a nonno Armando, che da un ritratto della sala continua a tifare per tutti quanti e tutti quanti ne hanno reso immortale il nome.
"Ritira il premio, chi se non Armando?" 
Ha continuato a proclamare la voce. Forse ha avuto ragione, sul quel palco con papà c'era pure lui.  
Quando ho visto l'affetto sincero e la stima che la sala ha riservato alla parola The Winner is.... mi sono venute le lacrime agli occhi e il mio cuore si è riempito di stima, più di quanto già non lo fosse.
Quel premio un po' è pure mio. Lo è perché a tutte le bocche che di lì sono passate ho regalato un po', un bel po' di mio padre. Sin da piccole siamo state abituate a vederlo poco in casa per via del ristorante. E poi lo è perché ho lavorato da Armando anche io, come tantissime altre persone divenute avvocati (Andrea), fotografi (Francesco) e pittori (Toni), tra quei tavolini 1-2-3-4-5a-5b-6-7 (sotto la cassa)- 8 (a partire dal banco frigo) - 9- 10-11 (l'ultimo sotto la finestra). 
Tavolini che adesso non ci sono più o meglio, ci sono ma sono più numerosi e belli. Voglio parlare un po' di Armando al Pantheon perché, per conflitto d'interessi ho preferito sempre tacere ma credo sia giusto nei riguardi di me stessa. 
L'Armando di oggi, rispetto al Mio (quello dal 1999 al 2006) è diverso nella ricercatezza di uno stile più alto, nella presentazione dei piatti più armonica e raffinata, nelle persone che lo gestiscono (parlo in particolare della sala che vede protagonisti assoluti mia sorella Fabiana e suo marito Mario, due professionisti). 
Ai tempi miei...viene da dire, e una po' mi fa sorridere questa locuzione, beh ai quei tempi lavoravo due volte (poi diventate tre) a settimana. Rigorosamente la sera, quando avevo finito di studiare. A pranzo c'era tutti i giorni Toni e la sera, quando non c'ero io, era il turno di Andrea. Tutte persone di passaggio con dei sogni da realizzare e tutto il tempo per riuscirci. 
La mattina, quindi, si andava all'Università. Il pomeriggio sui libri e poi la sera, una volta a danza e una tra i 12 tavoli del ristorante sempre con il sorriso stampato in faccia (ma sincero) di chi non è una cameriera qualunque ma la figlia dello Chef e quindi ha più responsabilità. 
Zio Bri mi ha insegnato a prendere le comande, ad apparecchiare e sparecchiare. 
Papà a suggerire i piatti del giorno, a vendere. 
Wilmer prima e Willy dopo a prendere la vita come una sudamericana, con allegria. 
Tony, la cui traccia d'artista è ancora presente sulle pareti di Armando, a vivere rilassata.  
Ho conosciuto il mondo dentro quelle quattro mura, più di quanto lo abbia conosciuto fuori. 
Una volta un cliente, uno di quelli abituali, entrando e salutando tutta la ciurma ha detto quanto era contento di essere di nuovo a casa. 
Mio padre gli ha risposto : "Piacerebbe anche a me venire a trovarti in Australia!" 
E lui, sempre sorridendo: 
"Armando, c'è chi deve andare a scoprire il Mondo e chi il Mondo ce l'ha dentro casa". 
Questa frase negli anni mi è rimbombata in testa come una melodia che ti piace e nello stesso tempo detesti. Da quando sono cresciuta mi è sempre stato detto, come tutti i figli che hanno la fortuna di avere un'impresa di famiglia: Perché non lavori al ristorante? 
E questa domanda mi ha sempre innervosito terribilmente. A 20 anni sentivo di avere il diritto di sognare di diventare una giornalista famosa che viaggiava molto e scopriva il Mondo. 
Voglio andare io dal Mondo, non voglio che sia lui a venire da me! Maledizione, possibile che la gente non capisca?
Mi volevo sentire Maometto che va alla Montagna e non il contrario. 
Forse quella gente, che il Mondo lo aveva visto, aveva capito benissimo come funzionavano le cose.
Con il senno di poi posso solo dire che non vivrò di rimpianti, perché comunque vada c'ho provato. 
Dopo 7 anni, so che Armando è diventato un posto ancora più bello. 
Proprio il 21 settembre 2013, dopo moltissimi anni, quella che prima era considerata una trattoria nel senso stretto del termine, ha aperto i battenti ai suoi Amici per mostrargli quanto sia diventata bella. 
Ai suoi Amici, e non clienti, perché chi è cliente di Claudio, Fabrizio e Fabiana sa che è anche un amico. 
Mentre d'estate tutta Roma andava in vacanza, lui "Armando" si è rimesso a nuovo. 
Ha tolto il sughero alle pareti, si è scrollato di dosso gli anni togliendosi un po' di peso e qualche ruga. Si è sottoposto a un restyling che lo ha illuminato, lo ha elevato a trattoria di classe. 
Armando non è più un ragazzino, con il solo pensiero di andare a giocare a calcio dopo che è suonata la campanella. 
Armando è cresciuto, ha delle responsabilità, s'è fatto uomo ma è sempre lui. 
Questa forse è la sua ricetta migliore, quella di eterna fedeltà a se' stesso. 
Quella di un amore tormentato che ha resistito alle intemperie per 50 anni tra una generazione e un'altra, tra Papi e Presidenti del Consiglio, tra Manifestazioni e carrozzelle. 
Quando varchi quella porta, sai che troverai sempre un sorriso, un gagliardetto dell'AsRoma e un piatto eccellente. 
Quando esci da quella porta, con la pancia soddisfatta, basta voltare appena il viso a sinistra per trovarti davanti al monumento più bello e democratico della storia e sentirti tremendamente fortunato.
Ti accorgi di essere in Pace con il Mondo e che, il Mondo, è tutto lì. 
In quel momento sei su un confine sacro, dal quale non vorresti mai muoverti. 
Quello è un momento unico... 

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